giovedì 10 febbraio 2022

CONFIDENCIAS DE ELOY

 


                                                  I giorni che verranno sono già venuti...




L'ampio spettro della poesia di Sanchez Rosillo gravita attorno a due assi fondamentali che spesso convivono tra loro: l'elegia o lamento per quanto si porta via il tempo, e la poesia innica o celebrativa. Di fatto, per il poeta, entrambe le prospettiva appaiono come due punti di vista di uno stesso atteggiamento, la cui differenza è l'orizzonte temporale da cui si intona un canto d'amore profondo e commosso per la vita. Così, ( come afferma lo stesso poeta ), la  poesia innica celebra la gioia di vivere e la bellezza del mondo presente, mentre la poesia elegiaca fa qualcosa di simile ma a posteriori, ossia quando quel che si vuol celebrare è già successo in un passato più o meno remoto, da cui ne deriva il lamento e il canto malinconico. In questo modo, i diversi motivi della sua poesia, che vanno dalla perdita del padre alla casa dell'infanzia, i rapporti familiari e il mondo degli affetti, la natura o le città visitate, divengono oggetto del suo canto più vero e della messa in scena di un autentico intreccio di visione poetica e di bellezza esistenziale.





LO SPECCHIO


Sto qui davanti a te, guardo i tuoi occhi,

vigilo lo spazio in cui la tua voce mi cerca.

Mi emoziona il dolore dell'incontro imprevisto,

la sete con cui sfiori il bordo della mia ombra,

il vuoto che scopri nella luce della stanza.

Solitudine intorno. Solo di notte esisto.

E mai mi soffermo su quello stesso minuto

a cui tu ti appoggi per continuare a chiamarmi.

Sognami in un altro modo. Scuoti il sacco triste

della lingua ereditata. Narra alle parole

le storie tenebrose che solo tu conosci;

di' come ti turba la mia contraria presenza,

quanta morte nell' accarezzare la mia fuga.

A volte, nel centro stesso della tua domanda,

mi riconosco e corro verso altra oscurità :

è amaro ritrovare alla fine di un abbraccio

il mio stesso grido e il mio stesso desiderio.

Per questo mi divido, mi sdoppio e m'immergo

in ferite diverse : mi fa paura incontrarti.

Il tuo suono è il mio. La tua tristezza, i tuoi vestiti

sanno di me, e mi brucia il ricordo attaccato

al tempo conciliato, al tempo unico

in cui la congiunzione abitò il nostro sangue.



                                             ***


EPITAFFIO


Fermate, voi che andate, i vostri passi.

Sappiate che qui riposa uno che molto amò

la bellezza del mondo : gli alberi, i libri,

la musica, l'estate, le ragazze.

Non domandate chi fu, né da quando

è ormai silenzio, oblìo delle cose.

Nella terra che copre le sue spoglie

quietamente riposate un momento.

E proseguite poi il vostro cammino

sotto il propizio sole che dalla sua notte auspica.



                                                 ***


PRINCIPIO E FINE


Può darsi che tu dica: " L' estate che verrà

voglio tornare in Italia" o " L' anno che oggi inizia

lo devo usare bene; con un po' di fortuna

finirò il mio libro", e poi " Quando crescerà 

mio figlio, che farò senza il dono dell'infanzia ?".

Ma l'estate prossima - veramente - è già passata;

hai terminato ormai da molti anni quel libro

su cui lavori ora ; tuo figlio si è fatto uomo

seguendo la sua strada lontano da te. I giorni

che verranno sono già venuti. E poi cade la notte.

Allo stesso tempo respiriamo luce e cenere.

Principio e fine abitano lo stesso lampo.



                                               ***


NON SAPERE


Solo la morte dice con franchezza

- e non a quelli che con lei vanno : unicamente

a chi rimane dopo il suo passare -

che qualcosa è finito. Tutti gli altri

fatti e accadimenti nascondono il segreto

della loro stessa fine, inavvertita

al cuore e alla vista. Ma per fortuna non c'è

certezza sopra il punto in cui una cosa finisce:

conoscere sino alla fine sempre è dolore.

Così tesse la vita

i giorni e le notti dell'esistenza. E in quel

pietoso non sapere, in quella trama

di compassionevole oscurità,

non manca mai il filo luminoso

della speranza.



                                                     ***


MISERICORDIA


Dalla terra all'aria e dall'acqua al fuoco,

e tornare mille volte dal fuoco alla terra

e dall'aria all'acqua, combinando in mille forme

gli elementi puri della vita, in accordo

con il tenace disegno e l'impulso di un ordine.

Senza principio né fine, inevitabilmente.

E osservare il destino dell'essere, che appare

in un uomo, in un uccello, un albero o una pietra,

e lì respira e canta, e lì cresce e s'inabissa

un minuto, anni, secoli, quindi si diluisce

per poi rinascere da un'altra parte, un'altra

latitudine dello spirito che determina

il ritmo della creazione. Perché la fine,

- polvere, frammento triste, mandato di morte -

è solo nelle illusorie e caduche presenze

che la materia finge e senza pausa abbandona,

non in quel che indivisibile e luminoso abita

la casa quietata dell'eterno.




                Eloy Sànchez  Rosillo   da    Confidencias  ( trad. di G. Bazzocchi )



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