I giorni che verranno sono già venuti...
L'ampio spettro della poesia di Sanchez Rosillo gravita attorno a due assi fondamentali che spesso convivono tra loro: l'elegia o lamento per quanto si porta via il tempo, e la poesia innica o celebrativa. Di fatto, per il poeta, entrambe le prospettiva appaiono come due punti di vista di uno stesso atteggiamento, la cui differenza è l'orizzonte temporale da cui si intona un canto d'amore profondo e commosso per la vita. Così, ( come afferma lo stesso poeta ), la poesia innica celebra la gioia di vivere e la bellezza del mondo presente, mentre la poesia elegiaca fa qualcosa di simile ma a posteriori, ossia quando quel che si vuol celebrare è già successo in un passato più o meno remoto, da cui ne deriva il lamento e il canto malinconico. In questo modo, i diversi motivi della sua poesia, che vanno dalla perdita del padre alla casa dell'infanzia, i rapporti familiari e il mondo degli affetti, la natura o le città visitate, divengono oggetto del suo canto più vero e della messa in scena di un autentico intreccio di visione poetica e di bellezza esistenziale.
LO SPECCHIO
Sto qui davanti a te, guardo i tuoi occhi,
vigilo lo spazio in cui la tua voce mi cerca.
Mi emoziona il dolore dell'incontro imprevisto,
la sete con cui sfiori il bordo della mia ombra,
il vuoto che scopri nella luce della stanza.
Solitudine intorno. Solo di notte esisto.
E mai mi soffermo su quello stesso minuto
a cui tu ti appoggi per continuare a chiamarmi.
Sognami in un altro modo. Scuoti il sacco triste
della lingua ereditata. Narra alle parole
le storie tenebrose che solo tu conosci;
di' come ti turba la mia contraria presenza,
quanta morte nell' accarezzare la mia fuga.
A volte, nel centro stesso della tua domanda,
mi riconosco e corro verso altra oscurità :
è amaro ritrovare alla fine di un abbraccio
il mio stesso grido e il mio stesso desiderio.
Per questo mi divido, mi sdoppio e m'immergo
in ferite diverse : mi fa paura incontrarti.
Il tuo suono è il mio. La tua tristezza, i tuoi vestiti
sanno di me, e mi brucia il ricordo attaccato
al tempo conciliato, al tempo unico
in cui la congiunzione abitò il nostro sangue.
***
EPITAFFIO
Fermate, voi che andate, i vostri passi.
Sappiate che qui riposa uno che molto amò
la bellezza del mondo : gli alberi, i libri,
la musica, l'estate, le ragazze.
Non domandate chi fu, né da quando
è ormai silenzio, oblìo delle cose.
Nella terra che copre le sue spoglie
quietamente riposate un momento.
E proseguite poi il vostro cammino
sotto il propizio sole che dalla sua notte auspica.
***
PRINCIPIO E FINE
Può darsi che tu dica: " L' estate che verrà
voglio tornare in Italia" o " L' anno che oggi inizia
lo devo usare bene; con un po' di fortuna
finirò il mio libro", e poi " Quando crescerà
mio figlio, che farò senza il dono dell'infanzia ?".
Ma l'estate prossima - veramente - è già passata;
hai terminato ormai da molti anni quel libro
su cui lavori ora ; tuo figlio si è fatto uomo
seguendo la sua strada lontano da te. I giorni
che verranno sono già venuti. E poi cade la notte.
Allo stesso tempo respiriamo luce e cenere.
Principio e fine abitano lo stesso lampo.
***
NON SAPERE
Solo la morte dice con franchezza
- e non a quelli che con lei vanno : unicamente
a chi rimane dopo il suo passare -
che qualcosa è finito. Tutti gli altri
fatti e accadimenti nascondono il segreto
della loro stessa fine, inavvertita
al cuore e alla vista. Ma per fortuna non c'è
certezza sopra il punto in cui una cosa finisce:
conoscere sino alla fine sempre è dolore.
Così tesse la vita
i giorni e le notti dell'esistenza. E in quel
pietoso non sapere, in quella trama
di compassionevole oscurità,
non manca mai il filo luminoso
della speranza.
***
MISERICORDIA
Dalla terra all'aria e dall'acqua al fuoco,
e tornare mille volte dal fuoco alla terra
e dall'aria all'acqua, combinando in mille forme
gli elementi puri della vita, in accordo
con il tenace disegno e l'impulso di un ordine.
Senza principio né fine, inevitabilmente.
E osservare il destino dell'essere, che appare
in un uomo, in un uccello, un albero o una pietra,
e lì respira e canta, e lì cresce e s'inabissa
un minuto, anni, secoli, quindi si diluisce
per poi rinascere da un'altra parte, un'altra
latitudine dello spirito che determina
il ritmo della creazione. Perché la fine,
- polvere, frammento triste, mandato di morte -
è solo nelle illusorie e caduche presenze
che la materia finge e senza pausa abbandona,
non in quel che indivisibile e luminoso abita
la casa quietata dell'eterno.
Eloy Sànchez Rosillo da Confidencias ( trad. di G. Bazzocchi )
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