Figlio mio amato
ho ricevuto una lettera dove
già mi parli come un adulto
insisti sulle tue fatiche scolastiche
e io avverto la passione di comprendere
dissipare oscurità e bruttura
penetrare i segreti dell'enorme libro della vita
hai fiducia in te stesso
e con naturalezza
mi snoccioli le tue ricchezze
mi rassicuri rispetto alla tua forza
come voler dire : " Non preoccuparti per me
guarda come cammino
guarda come vanno i miei passi,
l'orizzonte, l'immenso orizzonte laggiù
non ha segreti per me".
E io t'immagino
la tua bella fronte bene in alto
e ben diritta
immagino la tua fierezza.
Figlio mio amato
ho ricevuto la tua lettera
e mi dici:
" Ti penso
è a te che dono la mia vita
ignaro di tutto ciò che in me
provochi nel dirlo
il mio cuore folle
la testa tra le stelle
e grazie a queste tue parole
non faccio più fatica a credere
che arriverà la grande Festa
quella in cui i bambini come te
divenuti uomini
cammineranno a passi di gigante
lontani dalla miseria delle bidonville
lontani da fame, ignoranza e miserie.
Figlio mio amato
ho ricevuto la tua lettera
ne hai scritto da te l'indirizzo
l'hai scritta con fiducia
ti sei detto, se ci metto questo
papà riceverà la mia lettera
e io avrò forse una risposta
e hai cominciato a immaginare la prigione
grande casa dove la gente è rinchiusa
per quanto tempo, e perché?
Ma allora non possono vedere il mare
la foresta
non possono lavorare
per dar da mangiare ai loro figli
immagini qualcosa di maligno
non bello
qualcosa che non ha senso
che fa sì che si diventi tristi
arrabbiatissimi.
Pensi ancora
quelli che hanno fatto le prigioni
sono certamente pazzi
e tante e tante cose ancora.
Sì, figlio mio amato,
è così che si comincia a riflettere
a comprendere gli esseri umani
ad amare la vita
a odiare i tiranni
ed è così
che ti amo
che amo pensarti
dall'abisso della mia prigione.
Abdellatif Laabi Trad. Chiara De Luca
Nasce in Marocco presumibilmente nel 1942.
Il 1972 è l'inizio degli " anni neri", della cappa di silenzio e di paura che si abbatte sul Paese. Viene arrestato, torturato e imprigionato con l'accusa di essere un sovversivo e di aver complottato contro il regime. Diventa così il prigioniero n. 18611, ma non per questo cessa di essere " libero" : anche in carcere non cessa di scrivere, di amare, di vivere.
Dopo otto anni e mezzo di prigionia, nel 1880, viene scarcerato insieme ad alcuni compagni, grazie ad una intensa campagna internazionale in suo favore.
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