giovedì 3 febbraio 2022

BIOGRAFIA DI UN MITO ( eros e morte )



 

A cinquant'anni dalla morte, Alejandra Pizarnik è effettivamente diventata ( come scrive la biografia di Cristina Pina e Patricia Venti ), un mito. Donna difficile, chiusa in articolati labirinti e coraggiosa nel delirio, amica di Julio Cortàzar e legata ad una certa tradizione francese, ha tradotto Artaud, Bonnefoy, Michaux eLautréamont. La poeta di è uccisa nel '72 dopo vaste magioni di depressione testimoniate, con accuratezza kafkiana nei quaderni che formano i " Diarios", ed è forse questa esagerata presenza, la prestanza di chi ti butta in faccia l'oscurità, l'insonnia e un grido brunito di gloria ciò che conquista di lei.

Lei è la poeta cruenta, che si consegna senza sostegni.




1965 -  12 Marzo


Perché ho bisogno di umiliarmi? Perché ho bisogno di inseguire chi non mi vuole e mi rattrista qualcuno che mi vuole? Perché l'amore di qualcuno per me mi riempie di odio per costui; perché l'indifferenza di un altro mi seduce?

Anche se tutto procede più o meno serenamente, ho bisogno ogni due o tre mesi di una notte di ottundimento.

Necessità di incarnare presagi e sogni, di incaricarmene. Il mondo esterno si oppone. Questo è ovvio, ma non posso ammetterlo; lo desidero - in nome del mio, diciamo, istinto di conservazione - lo desidero, dico, ma non posso. Resta da capire se lo voglio davvero.

Quindi, per quanto creda di essere maturata, il mio sentimento di amore e di desiderio è diffuso, confuso, come cinque, dieci, quindici anni. Una notte di sesso è un taglio netto. Non posso, non so, non potrei mai legare questa notte a obblighi, relazioni, orari... Sempre, dopo una notte di sesso, pianifico: organizzare gli scritti, le letture, etc. Come qualcuno che stava per morire e, guarito, proietta atti energici, sani.

Una notte di sesso è agonia, morte, la sola felicità.

Ma certi gesti, certe parole, io che perdo coscienza, sono ubriaca quando mi spogliano, cosa lontana e prossima. Si ripete il mai visto. Faccio sempre l'amore per la prima volta. Stupore, caduta, il mio soffocamento, la mia liberazione.

Sono codarda. Il sesso, per me, è la sola iniziazione. A volte lo nego, per paura. Quello che per gli altri è ascesi, per me è il sesso. Ma questo deve essere consumato. Questo colpire a lungo una bestia morta.

Ma non capisco perché sono sedotta da chi non mi vuole. Questo è il mio marchio. Questa la maledizione. Chiunque mi abbandona, riesce a sedurmi. E viceversa. Quando è cominciato? Per quale urgenza? Questo significa paura della solitudine e nient'altro. Ho bisogno di stare sola con qualcuno. Questo è : stare sola di nulla. Dunque, non più sola.

Orgoglio. Non voglio condividere il mio silenzio con nessuno.Ma esiste il mio silenzio? Esiste ora mentre scrivo, mentre mi creo con le parole, mi do forma, mi scolpisco. Se non mi scrivo, sono un'assenza. Sesso e scrittura mi permettono di dare forma a qualcosa. E l'umiliazione? Anche. Meglio essere abbandonata che essere nulla. E' più complesso. Ciò che è accaduto con S. obbliga all'impossibile. Parto dall'impossibile per giungere alla pace. Infine, ho ragione ( ? ). Non so se riderne. Ma non è divertente. Non è divertente.



                                              ***


Luglio


P.R. rifiuta il patto che gli ho proposto : darmi la dose esatta di barbiturici per poter morire senza essere scoperti con il cuore che ancora pulsa. Questo vecchio cuore che non sa spezzarsi. Questo giovane corpo, indicibilmente stanco e vigoroso, mio compagno traditore ; il corpo vivo del tradimento che sono. Dove sono non c'è scherzo né gioco, nessuna attenzione alla sintassi, agli aggettivi superflui. La mente mi rifiuta. Si rifiuta di aiutarmi. Quante pillole devo prendere per morire una volta per tutte? E quali pillole? Come si chiamano? Nessuno vuole dirmelo. P.R. non vuole essere coinvolto nel mio progetto. Mi ha dato pillole per vivere, cinque anni fa. Ora, tocca a lui consegnarmi l'arma con cui consumare la mia sconfitta. " Perché tanta onnipotenza?" mi ha chiesto oggi. Allude alla mia solitudine assoluta. Perché infatti bastare a me stessa, in tutto? Ma ora, come scoscendere lungo la riva delle necessità comuni ? ( Tutto questo lo scrivo odiando la lingua con cui scrivo.




                           Alejandra  Pizarnik




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