sabato 12 febbraio 2022

" DIO DEL SILENZIO... 2


(...)  Chi ne ha sforbiciato l'immagine " alla grossa", non conosceva la sua innata tendenza a mimetizzare il meglio delle pulsioni intime, il pudore estremo nelle strettezze della sua parola e della sua lirica senza compiacenze e turgori - e persino, in ultimo, la commozione in occasioni pubbliche particolari ( pronunciando il 14 Aprile il discorso per la morte di Martin  Luther King, la voce gli si incrinò per le lacrime trattenute a stento). Ebbe schiere di nemici o comunque di individui ( di critici ) che lo avvolsero in una coltre irritante di gelo, non avendo capito come con lui non si potesse giocare. " Egli ha abolito anche per noi ( letterati ) la posizione del divertimento "  ha scritto Carlo Bo " e ogni suo verso è scandito dai colpi di un cuore che vive in una zona di paurosa sincerità...Se Quasimodo pare condannato a qualcosa, è appunto il non poter barare con se stesso". Avendo ricercato più di altri il mito del vocabolo, gli furono trovate spesso collocazioni ideologiche ad hoc; un poeta trasforma tutto ciò che tocca - e questo è pericoloso per il senso comune, abituato a percepire ciò che viene detto o fatto comunemente. Bisogna percorrere linee tortuose per arrivare al suo nocciolo segreto; adattarsi a leggere con pazienza in quei riscontri orizzontali che la ricerca seria ben conosce, se non si vuole scheggiare il suo magnetismo creativo, dove le voci sono prima languori ineffabili, poi ronzii, rombi, urli, cadenze esitanti e ristagni, funebri tocchi di campane. Musica - sempre . " Per la sua essenza musicale, la poesia di Quasimodo non narra né disegna: l' episodio è scomposto in elementi essenziali di canto, che sono presentati secondo un'esigenza di armonia... le creature sono appena sfiorate e subito trasformate in sentimento..." Lo ha scritto Salvatore Pugliatti in una lunga recensione al primo libro di Quasimodo. (...)




           Curzia  Ferrari  da  " Dio del silenzio, apri la solitudine". La fede tormentata di Salvatore Quasimodo



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