domenica 20 febbraio 2022

KATE CLANCHY ( Woman )

 


                                      Non saprai chi di noi due scrive e chi è scritto...




Tra i poeti britannici delle ultime generazioni, Kate Clancy è senza dubbio una fra le più popolari presso il pubblico e allo stesso tempo fra le più amate dalla critica. La sua è una poesia fresca, audace, immediata, accessibile. Ma anche profonda, intensa, ricca di forti emozioni e di sensualità, con metafore inaspettate e originalissime immagini. Di grande abilità formale e di forte musicalità. Una poesia che usa tutta la ricchezza e la pienezza delle lingua quotidiana, nel solco della poetica inglese.





POESIA PER UN UOMO SENZA ODORATO


Questo è solo per dirti :


che il solco più spesso nel cavo della mia mano

ha l'odore di un vecchio banco di scuola,

i nomi incisi a fondo, levigati dal sudore;


che sotto lo spray del mio costoso profumo

le mie ascelle suonano una forte nota di basso

come il rimbombo di un palmo su un timpano;


che la vampata umida della mia paura è pungente

come il sapore di un tubo di ferro, in pieno inverno,

sulla lingua calda di un bambino; e che a volte,


nella brezza, la peluria sulla mia nuca,

proprio dove tu potresti chinare

la testa, potresti esitare a sfiorarla con le labbra,


emana un profumo fragile e netto come di una flotta

di piccole navi di origami che sta per salpare.



                                              ***


DI NOTTE


Poi udii il tuo respiro farsi pesante,

sussurrare oltre il mio orecchio come la prima

indiscreta raffica di temporale sul tetto,


e vidi il buio premere le tende,

ammassarsi là come nubi cariche, e sentii

le tue dita aprirsi nel sonno sulla mia spalla,


posarsi come la prima neve che copre il terreno,

e il tremolio di un sogno attraversarti le palpebre,

rapido come il guizzo di foglie secche nel vento,


e il tuo sonno farsi lentamente più profondo, raccolto,

riempire la stanza, calmo come i grandi soffici fiocchi

che volano e si posano, senza peso, l'uno sull'altro,


e il tuo braccio allentarsi intorno a me, d'un tratto,

come un ramo che cede e scrolla il suo carico di neve,

e la tua testa abbandonarsi, riempire la curva del mio collo,


proprio come si sposterebbe un cumulo di neve, e tutta notte

le tue dita mi sfiorano la pelle, cambiando gradualmente

tutto, come il bianco che vedemmo


la mattina, il prato in attesa come una pagina vuota.



                                               ***


SCIATTONA


Mi lascio in giro, da sciattona,

pezzi di me, momenti che ho amato

li lascio lì dove

cadono, si stropicciano, se vogliono.

So come farli camminare

e respirare di nuovo.  A volte di notte,

o in treno, sogno di ballare,

o di essere tra le braccia di qualcuno che dice,

- in francese - di amare i miei occhi , e

ancora una volta cammino per la tua strada,

quella prima volta, chiamata e desiderata,

gli alberi in fiore, leggeri,

leggeri e festosi. " Rimettiti 

in sesto " dicono - giustamente -

ma è testarda, la ragazza,

quell'ottimista che continua a camminare.



                                                  ***


A SCOPPIO RITARDATO


Immaginavo che ti sarei mancata, pensavo

avresti misurato a grandi passi il parquet in 

vecchi calzini spaiati, fissato l'orologio immobile,


fatto tardi in ufficio, digitato il mio nome in stampatello,

tenuto premuto shift / break, perso il  bus, saltato i pasti,

o tenuto la forchetta a mezz'aria, perso, per interi minuti,


per ore, dormito male, fino a tardi, sognato inseguimenti,

tremato,

allungato le mani a tastare il cuscino, trovato

la mia impronta, sussultato, voltato parte, abbracciato il vuoto,


una fitta, fatto una passeggiata nell'umidità dell'alba - ovvio -

stretto in un impermeabile dal colletto rialzato, colto

un mezzo viso di sfuggita, toccato la spalla di un'estranea, deluso;


come ho fatto io. Ogni volta, corro a premere il tuo viso

contro il mio, il mio, lucido di pioggia immaginaria.



                                           ***


INCANTESIMO


Se, al tuo scrittoio, metti da parte il lavoro,

metti giù un libro, cerchi  questi versi

e leggi che io sto lì in ginocchio, l'orecchio

contro il tuo petto dove i muscoli

si inarcano come grossi tomi che si aprono, in curve

di gabbiani, attraverso le onde sono del tuo cuore,


e che mi passi le dita fra i capelli,

sfilando dalla massa ribelle ciocche

sottili come segnalibri di seta scarlatta,

e mi accarezzi le guance come se lisciassi

veline tra rigide illustrazioni,

e mi tiri verso di te


per leggermi solo negli occhi, vedrai,

argentato e monocromo, te stesso,

seduto al tuo scrittoio, prendere giù un libro,

cercare questi versi, e allora, amore,

non saprai chi di noi due legge

ora, chi scrive, e chi è scritto.




                       Kate Clancy   da     La Testa di  Shakila




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