Quest'acqua che ti appartiene, che ti porti nel cuore...
E' una poesia altamente civile, quella di Francesco Sassetto, intendendo l'aggettivo come poesia di rapporto e di relazione reale, tangibile, quotidiana non soltanto con se stessi, ma soprattutto con gli altri. Una poesia di relazione che non guarda alla generale condizione umana sotto un profilo cosmico ed esistenziale, ma indagando il rapporto concreto che si instaura fra gli uomini, l'uno con l'altro e l'uno contro l'altro. Una poesia che attinge a semplici fatti quotidiani, vissuti personalmente o comunque entrati nel proprio vissuto giornaliero: ad essi, la poesia " onesta " di Sassetti ( per citare Saba ) astemia e sobria, non aumentata, " ha la scrupolosità onesta dei ricercatori del vero, uno scandaglio che cerca il proprio fondo".
Sarebbe come capire quest' acqua di laguna
che rapida corre al maestrale ora lenta
scivola nell'afa, acqua che sa di fiume e
di sale, risale le barene, il suo mistero
silente di riflussi, la sua quiete apparente.
Stare così, alla riva, ad osservare il moto
assiduo dell'onda che si allarga a tondo
nell'aria sospesa squarciata da grida
improvvise di gabbiani. Quest'acqua che
ti appartiene, che ti porti nel cuore e nelle
vene, acqua che non sai e conosci bene,
tu ne ignori i vortici profondi che alzano
la melma dai fondali e polvere grigia
un poco viene a galla e poi scompare
nel suo canto di sirena che risuona
in un fremito di scaglie luminose. Ed è
in questo balenare il suo grande amore,
il tuo amore di pescatore fermo
a contemplare la voce accecante
di questo mare senza sosta, quest'acqua
senza risposta. Ma è nei tuoi occhi inquieti
il senso del tuo indagare
perché l'amore
vive nella tua sete di conoscenza, nella
tua dolce ignoranza
nel divenire
che non sai e non puoi capire.
***
ESCURSIONE SULL' ANTELAO
Volersi bene si fa difficilmente.
Felici veramente i pochi capaci
di gambe e desiderio che conduce
sulla cima a respirare l'incanto
nell'enigma dell'altro, alto
il sibilo del vento
nei tuoi occhi da ascoltare.
Il resto è albergo, scampagnate, sagra del maiale.
***
SARA' QUESTA PIOGGIA LENTA
che vela gli occhi e rallenta il tempo,
sarà questo dover vedere cose
già viste, sapere ogni passo da dover
fare ancora, andare senza passione
nella stessa direzione, che stanca,
che sfianca, lasciare ogni mattina
il tuo calore per un'assurda
replicazione di gesti e di parole,
durare le fatiche senza senso
di un quotidiano galleggiamento.
Senza più aspettare un segnale di terra
o di cielo, un lampo di sole nel cieco
vagare come oranti reiteranti
salmi e rosari da sgranare
senza più domandare niente agli umani
né a un dio probabilmente amareggiato
di averci amato tanto inutilmente.
***
CHE NULLA RITORNI
e tutto si ripeta, lo sapevi bene,
era scritto sul biglietto che ti hanno
dato all'ingresso del girone, neanche
poi tanto male per noi
anime poco prave.
Noi mediocri, bravi a scansare gli artigli
e le nerbate, a ballare la tresca collettiva
dell' autoassoluzione da peccati perlopiù
veniali, portatori sani di modesti mali
noi ci mettiamo in riga, obbedienti
ai segnali imbocchiamo direzioni
sempre uguali, noi ci sposiamo e
produciamo prole, lavoriamo,
abbiamo crociere a buon mercato,
gonfiamo i cellulari con sequenze
di paesaggi e di volti traballanti,
l'audio che gracchia un poco, fotogrammi
inutile e banali come le nostre esistenze
oscillanti e per niente a fuoco.
I più sciocchi riempiono le carte
di queste ed altre cose senza scopo.
Anche fare versi è forse solo un gioco.
***
MANI DI ROSA
Le ragazze cinesi stanno là, notte e giorno,
chiuse nel semibuio delle camerette,
prigioniere di un congegno di mercato,
obbedienti al gestore, al burattinaio padrone.
Le ragazze accarezzano la pelle del pagante
con movimenti sapienti, con
cortesia sorridono sfiorando gli occhi
del consumatore ad intuirne il consenso,
il grado di appagamento.
Matteo dice che nel regno dei cieli
loro andranno avanti, intanto
annegano le mani nel sudore
e negli umori del cliente.
Il cielo sta fuori, in alto
e non dice niente.
Francesco Sassetto da Il cielo sta fuori
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