(...) Sotto molti punti di vista i bambini sono privi di difese di fronte alla realtà e quindi corrono facilmente il rischio di diventare delle vittime. Una volta diventati adulti, è importante che esaminino questo ruolo di vittima e si riconcilino con le ferite. La riconciliazione con se stessi e la propria biografia può poi portare all'abbandonare il ruolo di vittima. Questo non sempre riesce; spesso - infatti - ci adagiamo comodamente nel nostro vittimismo. E' una parte tanto essenziale della nostra identità che ci riesce difficile costruirne una nuova. Per le persone colpite è una sfida assumersi la responsabilità della propria vita e non incolpare di ogni difficoltà i " vecchi carnefici", ad esempio i genitori. In questo caso, i carnefici diventano poi il motivo per cui non si è riusciti negli studi, non si è trovato un buon partner, la vita non è riuscita. In quanto vittime, ci si sente giustificati a difendersi, ad essere aggressivi. Questa aggressività spesso si manifesta nello sfruttare economicamente i genitori, nel batter cassa anche da adulti. Si puniscono quindi i genitori per le ferite che ci hanno inflitto da bambini. Un altro modo di vendicarsi dei genitori - carnefici consiste nell'interrompere i contatti, impedendo loro - ad esempio - i rapporti con i nipoti. Naturalmente a volte può essere legittimo voler prendere le distanze, soprattutto quando continua a ripetersi il vecchio giochetto del carnefice e della vittima. Allora di ha bisogno di questa distanza di sicurezza per poter uscire dal ruolo di vittima. Se ci si è riusciti - però - ci si può rapportare in libertà ai genitori, senza tornare a vittimizzarsi. (...)
Anselm Grun da Spezza le tue catene. Liberarsi da un certo vittimismo
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