( ...) I bambini diventano vittime se non si sentono considerati dai genitori. Oppure se vengono umiliati perché tutte le lodi vanno alla sorella o al fratello maggiore, ma loro non ricevono mai alcun elogio. Se un bambino si vergogna perché non è bravo o bello come il fratello e inoltre viene sempre paragonato a quest'ultimo dai genitori, si sentirà escluso. Si sentirà vittima della situazione familiare. Altri subiscono violenze da parte dei genitori, di natura fisica e - purtroppo - a volte anche di natura sessuale. Altri bambini ancora vengono continuamente svalutati o criticati in ogni occasione. Allora diventano vittime della mancanza di amore, della mancanza di riconoscimento. I bambini hanno una fine sensibilità nel percepire se i genitori trattano tutti i figli in maniera equa e allo stesso modo. Captano benissimo se i fratelli o le sorelle vengono preferiti a loro. Se poi anche a scuola fanno un'esperienza simile, ovvero che altri allievi sono al centro dell'attenzione, mentre loro vengono ignorati o trattati ingiustamente, l'esperienza di essere vittime diventa ancora più profonda . (...)
Anselm Grun da Spezza le tue catene . Liberarsi da un certo vittimismo
(...) La forma peggiore del divenire vittima è il trauma. Questo può essere scatenato dall'abuso sessuale, da un grave incidente o dall'esperienza di un pericolo di vita in cui non si è riusciti a reagire, a scansare la situazione. Anche l'assenza di relazioni con i genitori può essere un'esperienza traumatica. I traumi relazionali sono stati a lungo ignorati. Se un bambino - però- sperimenta una quantità troppo scarsa di relazioni, vengono danneggiati aspetti essenziali del suo essere persona. La sua identità è messa in discussione. Ha l'impressione che gli venga suggerito:" Non hai nessun diritto di essere te stesso." Inoltre non viene appagato un ulteriore bisogno essenziale : il bisogno di uno spazio positivo di vita, di protezione e di libertà. Il bambino non ha nessuno spazio in cui sentirsi a casa. Un trauma può verificarsi anche quando si ruba a un bambino il suo passato o la memoria del suo passato, ad esempio attraverso l'abuso sessuale. Spesso questa parte del passato viene come messa in ombra, non si può più accedere liberamente ai propri ricordi e molte cose sono come cancellate. Il tempo è " eterodiretto". Così, in qualche modo, muore anche il futuro perchè la persona colpita dal trauma non ha nessuna speranza di sfuggire al terribile influsso. Chi - da bambino - ha vissuto un'esperienza del genere, resta a lungo vittima dell'abuso. (...)
Anselm Grun da Spezza le tue catene. Liberarsi da un certo vittimismo.
(...) Sotto molti punti di vista i bambini sono privi di difese di fronte alla realtà e quindi corrono facilmente il rischio di diventare delle vittime. Una volta diventati adulti, è importante che esaminino questo ruolo di vittima e si riconcilino con le ferite. La riconciliazione con se stessi e la propria biografia può poi portare all'abbandonare il ruolo di vittima. Questo non sempre riesce; spesso - infatti - ci adagiamo comodamente nel nostro vittimismo. E' una parte tanto essenziale della nostra identità che ci riesce difficile costruirne una nuova. Per le persone colpite è una sfida assumersi la responsabilità della propria vita e non incolpare di ogni difficoltà i " vecchi carnefici", ad esempio i genitori. In questo caso, i carnefici diventano poi il motivo per cui non si è riusciti negli studi, non si è trovato un buon partner, la vita non è riuscita. In quanto vittime, ci si sente giustificati a difendersi, ad essere aggressivi. Questa aggressività spesso si manifesta nello sfruttare economicamente i genitori, nel batter cassa anche da adulti. Si puniscono quindi i genitori per le ferite che ci hanno inflitto da bambini. Un altro modo di vendicarsi dei genitori - carnefici consiste nell'interrompere i contatti, impedendo loro - ad esempio - i rapporti con i nipoti. Naturalmente a volte può essere legittimo voler prendere le distanze, soprattutto quando continua a ripetersi il vecchio giochetto del carnefice e della vittima. Allora di ha bisogno di questa distanza di sicurezza per poter uscire dal ruolo di vittima. Se ci si è riusciti - però - ci si può rapportare in libertà ai genitori, senza tornare a vittimizzarsi. (...)
Anselm Grun da Spezza le tue catene. Liberarsi da un certo vittimismo
Holodomor è il nome con il quale si designa il genocidio per fame di oltre 6 milioni di persone, perpetrato dal regime sovietico a danno della popolazione ucraina negli anni 1932 - 33. Gli ucraini subirono una terribile punizione perché accusati di contrastare il sistema della proprietà collettiva. Tutte le risorse agricole furono requisite e la popolazione affamata. Un quarto della popolazione rurale, uomini, donne e bambini fu così sterminata per fame. I cadaveri giacevano per strada senza che i parenti, anch'essi ormai in fin di vita, avessero la forza di seppellirli. La carestia determinò, insieme all'annientamento dei contadini, lo sterminio delle élites culturali, religiose e intellettuali ucraine, tutte categorie considerate " nemiche del socialismo".
Morti per strada durante la carestia
La " Grande carestia " ( Holodomor in ucraino significa infliggere la morte mediante fame), organizzata intenzionalmente dal regime sovietico, colpì l' Ucraina negli anni 1932-33 e le regioni più colpite furono : la regione di Poltava, la regione di Sumy, la regione di Cherkasy, la regione di Kiev e la regione di Zhytomyr. In realtà Holodomor si estese a tutto il Centro, Sud, Est e Nord dell'Ucraina.
Secondo gli storici è indubbio che l' Holodomar sia stato un atto di Genocidio, un risultato delle decisioni politiche del regime totalitario di Stalin per schiacciare il popolo ucraino, come mostrano anche molti documenti tratti dagli archivi dell' ex KGB, i quali hanno rivelato gli obiettivi e i meccanismi operativi della politica che ha portato alla morte milioni di ucraini.
*
La morte per fame in Ucraina è un tragico episodio della collettivizzazione forzata delle campagne. Il 6 maggio 1933, Stalin rispondeva con queste parole alla richiesta dello scrittore Mihail Solohov di inviare soccorsi alimentari alla popolazione stremata : " Gli stimati agricoltori del suo distretto, e non solo del suo, hanno fatto scioperi e sabotaggi ed erano pronti a lasciare senza pane gli operai e l' Armata Rossa. Il fatto che si trattasse di un sabotaggio silenzioso e in apparenza pacifico ( senza spargimento di sangue ) è un fatto che non cambia per nulla la sostanza della faccenda, ossia che quegli stimati agricoltori hanno cercato di scalzare il potere sovietico, facendogli guerra ad oltranza, caro compagno Solohov ! ( Libro nero del Comunismo ).
*
Certamente la responsabilità dell'accaduto va attribuita al complesso del regime staliniano attraverso la sua ramificata macchina punitiva. Tra i provvedimenti presi si evidenziano l'introduzioni di enormi quote del raccolto destinate all'ammasso ( requisizione da parte dello Stato ); il sequestro di tutti i generi alimentari; lo spiegamento di truppe interne e di confine per impedire agli affamati di spostarsi in altre regioni dell' URSS in cerca di cibo. A causa della realizzazione di queste e di altre misure repressive, la popolazione ucraina si ritrovò prigioniera in un enorme ghetto nel quale era impossibile sopravvivere. Già il 7 agosto 1932, nell' URSS la proprietà collettiva fu dichiarata " sacra e inviolabile ", in modo che chiunque - bambini compresi - avesse commesso un furto ai danni della proprietà socialista ( fosse anche raccogliere di nascosto qualche spiga di grano per il proprio figlio che moriva di fame ), o l'avesse " sperperata ", sarebbe incorso in una condanna compresa tra dieci anni di lavori forzati nei lager e la pena di morte.
*
Tenuto conto che nel 1932 in Ucraina vivevano 32.680.000 persone, diverse fonti convergono nella valutazione delle vittime con una stima che va dai 4.5 ai 6/ 7 milioni . Nel Libro nero del Comunismo, nel volume dedicato alla mostra Gulag ( il sistema del Lager in URSS ), le stime più recenti e accurate parlano di 6 milioni di morti per fame, di cui uno su tre era un bambino o un neonato.
In tutto il mondo, ogni giorno, ci sono uomini, donne e bambini che diventano vittime di conflitti familiari, di strutture inique sul posto di lavoro e nella società, di sfruttamento personale e di violenza politica. Essere vittime significa essere prigionieri delle proprie sofferenze e paure; significa in parecchi casi perdere la fiducia in se stessi e la voglia di vivere. Per alcuni - però - essere vittima diventa un atteggiamento esistenziale : c'è chi resta arenato in questo ruolo passivo e, declinando la responsabilità per la propria vita, fa dipendere dagli altri tanto la propria felicità quanto la propria infelicità. Si può parlare in questo caso di vittimismo.
In questo libro, Grun ( monaco benedettino in un' Abbazia in Germania ), non vuole accusare, ma arrivare alla guarigione sia delle vittime che dei carnefici. Riuscirci è possibile - in ultima analisi - soltanto se entrambe le parti sono disposte al perdono e alla riconciliazione, con se stessi e con gli altri. Così sarà possibile uscire dal vittimismo e spezzare le proprie catene.
" Non esiste dolore peggiore di quello che non parla" . ( Henry Wardsworth )
IL TEMA DEL LUTTO
(...) Nel 1967 lo psicologo e medico tedesco Alexander Mitscherlich scrisse l'opera " Germania senza lutto" che segnò la strada per molti altri studi. In essa si tratta del fatto che nel secondo Dopoguerra la società tedesca sembrava incapace di piangere le iniquità avvenute durante il Terzo Reich. Si era consapevole dei crimini dei nazisti in Germania e negli altri Paesi, ma si preferiva costruire ed espandere l'economia piuttosto che rielaborare il passato. Il miracolo economico degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento aveva richiesto tutte le energie e non si aveva voglia di guardare in faccia le iniquità del passato. Nel suo libro egli tuttavia afferma che se non si accetta di vivere il lutto per le iniquità compiute, si giunge ad un irrigidimento della società. A partire dal 1968 questo irrigidirsi diede vita ai disordini studenteschi. La giovane generazione del Dopoguerra sentiva che nella società c'era qualcosa di malato e che gli stessi funzionari pubblici che durante il Terzo Reich avevano lavorato per i nazisti, continuavano a sedere in posizioni chiave. In questo caso, vivere il lutto significa : rivelare il passato, rendersi conto delle sofferenze e dei suoi patimenti, tenerli nella giusta considerazione e passare in mezzo al dolore per arrivare ad una pace nuova. La psicologia parla - a questo proposito - di " elaborazione del lutto". E' davvero un lavoro duro rielaborare il passato in questo modo. Ma senza elaborazione del lutto, il passato non può essere trasformato. Soltanto se il passato viene trasformato, una società può rappacificarsi con esso.(...)
Anselm Grun da Spezza le tue catene . Liberarsi da un certo vittimismo.
(...) Mitscherlich esaminò anche l'aspetto personale di questa tematica e da questo punto di vista descrisse il lutto in questo modo: devo passare in mezzo alla sofferenza, ai sogni infranti, alle opportunità mancate e alla mia mediocrità per poter arrivare in fondo alla mia anima. Chi non percorre questa strada resta bloccato nella sua evoluzione personale. Il lutto non elaborato viene tramandato di generazione in generazione e spesso conduce gli interessati a non provare sentimenti e a una scarsa empatia. Perciò anche la sofferenza dei tempi passati - che ci riguarda ancora oggi - va fatta oggetto di lutto. Chi non la affronta si arresterà alla superficie della sofferenza, perdendosi in lamentele e sguazzando nell'autocompiacimento, oppure accusando gli altri e attribuendo loro la responsabilità del proprio destino. Soltanto chi passa in mezzo al dolore arriva al fondo della sua anima, scoprendovi i punti di forza e la sua stessa identità.(...)
Anselm Grun da Spezzale tue catene . Liberarsi da un certo vittimismo
(...) Non esistono trucchi veloci per uscire dal vittimismo. La spiritualità - però- è un possibile percorso per non restare inermi in sua balia. La spiritualità si esprime sempre in modi di agire concreti, in rituali o nell'esercizio di atteggiamenti in sintonia con la nostra natura. La spiritualità - inoltre - già per i primi monaci significava un esercizio alla libertà umana. La parola " ascesi" in origine significa allenamento, esercizio. I monaci si allenavano per non essere dominati dalle passioni, dalle emozioni e dai loro bisogni, ma anche per riuscire a gestirli in maniera attiva e libera o, meglio ancora, per sfruttare nella loro vita l'energia insita nelle passioni. Per i monaci la spiritualità non era una pia fuga davanti alle difficoltà dell'esistenza, davanti alle ferite, alle esperienze in cui siamo vittime, alle malattie, alle sventure, agli incidenti o agli intrighi. I monaci guardavano in faccia la realtà, così com'era, e sviluppavano strategie per poter gestire la situazione.
Chi si sente continuamente vittima e non trova una via d'uscita da tale atteggiamento, in ultima analisi rifiuta la responsabilità per se stesso e la propria vita. E' il caso - ad esempio - di certe persone che rivolgono continue accuse ai propri genitori, attribuendo loro la colpa per la mancata riuscita della propria vita. Oppure di coloro che continuano a cercare nel passato i motivi per cui non riescono a concludere gli studi, hanno difficoltà sul posto di lavoro o non trovano un partner. C.G. Jung, diceva che ad un certo punto non è più importante come sia stata l'infanzia. Ad un certo punto bisogna assumersi la responsabilità della propria esistenza. Dipende da me che cosa faccio della storia della mia vita. Lo si potrebbe descrivere con questa metafora: si può plasmare una bella scultura a partire da ogni materiale ( pietra, legno, argilla.. ), l'importante è che si lavori in maniera adatta al materiale. Altrimenti non si ottiene nulla. Il materiale attraverso il quale plasmo la mia forma unica, quella che Dio ha posto nella mia natura, è la storia della mia vita con tutte le esperienze che ho fatto, le belle esperienze di essere protetto e amato, ma anche le ferite che, ad esempio, ho subito nell'infanzia. Da quello che ho vissuto posso plasmare la forma che corrisponde alla mia natura autentica. (...)
Anselm Grun da Spezza le tue catene . Liberarsi da un certo vittimismo
(...) Chi non si assume le responsabilità di se stesso non è nemmeno disposto ad assumersi le responsabilità nella società. Oggi assistiamo al fenomeno che sempre meno persone accettano la sfida nelle responsabilità nelle associazioni, nelle parrocchie, nelle aziende. Se mi prendo la responsabilità - infatti - posso anche essere criticato. Così molti preferiscono restare spettatori. In questo caso - però - la vita gli scorre davanti senza coglierla. Spesso si abbandonano a lunghe invettive su quanto siano pessime le condizioni del mondo, tanto che si potrebbe pensare che siano fanatici delle brutte notizie. Tutto questo li distrae dal fatto che dipenda da loro assumersi la responsabilità di se stessi e dell'ambito in cui vivono e lavorano. Quando ascolto delle persone che raccontano della loro infanzia e delle loro profonde ferite, cerco di onorare le ferite e le esperienze dolorose : sì, ha fatto molto male. Poi chiedo a queste persone come stiano adesso, in rapporto a quel dolore. Mi chiedo anche sempre " Come vuole affrontare ora questo dolore ? Come può rendere fecondo per la sua vita quello che ha vissuto allora ? ". Ildegarda di Bingen parla dell'arte di diventare pienamente umani, che consiste nel trasformare le ferite in perle. Non è così facile, non ci si riesce con la pura forza di volontà. M ho bisogno della speranza che non sono inerme in balia delle ferite. Posso guardarle anche con altri occhi. Ho vissuto qualcosa di terribile, ma è anche la mia esperienza personale, il mio tesoro. Mi rende esperto nei rapporti con le altre persone. Se mi assumo la responsabilità della mia vita, cerco di trasformare il mio passato in modo che diventi un tesoro di esperienza da cui posso attingere per l'oggi. Invece di lamentarmi perché sono stato penalizzato, posso pensare: è la mia vita. Magari avrei desiderato che fosse diversa. Ma ora è la mia vita. E da questa vita ora voglio trarre il meglio. (...)
Anselm Grun da Spezza le tue catene . Liberarsi da un certo vittimismo.
Il testo corrisponde ad un poema patriottico scritto nel 1862 dall'etnografo ucraino Pavlo Cubynskyj e musicato l'anno seguente dal sacerdote greco - cattolico Mykajlo Verbyc'kyj.
TESTAMENTO
Quando ( il Dniprò ) avrà portato
il sangue nemico dall' Ucraina
all'azzurro mare... allora soltanto
lascerò tutto, i campi e i monti,
e volerò fino all' Altissimo
per pregare... ma prima d'allora
io non conosco Iddio.
*
Seppellitemi e ribellatevi,
spezzate le catene
e del sangue dei nemici impuro
irrorate la libertà.
*
Risorgeranno gli uomini. Periranno
i re prima di essere concepiti.
E sulla rinnovata terra
non vi sarà più il despota maligno.
E ci sarà il figlio, ci sarà la madre
e ci saranno uomini sulla terra.
Taras Shevchenko *
***
Prese la mira
trattenendo il respiro.
La battaglia è già finita
ma lui non respira.
*
Una brava persona
non importa
che sia come
un orologio
con le lancette
ad angolo
sempre
retto.
*
Uomini
smettetela con la guerra
basta
il sangue
che versano le donne
V. Slapcuk
***
Scrivo versi
di notte a Prokurava,
sono versi nella casa del babbo;
finché stan seduti
alla parete sulla panca
gli avi miei uccisi e massacrati.
*
Vide quello che li aveva guidati lì
già attraverso gli alberi, nessuno gridava ancora,
fece ancora in tempo a far dondolare la culla,
poi si mise in capo la coperta, il materasso e la trapunta,
che il bambino non sentisse lo sparo.
Vasil' Herasym' juk
* Taras Shevchenko, erede della tradizione dei Kobzar, i mitici cantastorie ucraini, se da un lato fa compiere alla lingua ucraina il necessario salto di qualità affinché fosse conosciuta e apprezzata in tutto il mondo, dall'altro incita tutti i popoli oppressi alla ribellione. Dice : " Lottate e vincerete " non solo all' Ucraina, ma alla Polonia, ai Paesi Baltici, alla Finlandia, alla Moldavia, ai popoli del Caucaso e dell' Asia e anche alla Russia stessa. Per tutti i popoli dell' impero rappresenta una chiara voce di ribellione, una radicale opposizione ad un sistema politico basato sulla sottomissione più mortificante, e rivendica per tutti i Paesi e le Nazioni inglobati nell' Impero l'indipendenza culturale e politica.
è il tocco delle anime fragili. C'è la poesia che diventa musica e la musica che diventa poesia. De André è il matrimonio civile di questa modalità. La preghiera laica al Dio del Dubbio. C'è una sola certezza : siamo vivi e dobbiamo restituirci. Fabrizio si è restituito - anima e corpo - anche per chi non si è costituito.
Grazie.
( Benedetto Croce diceva che fino a 18 anni tutti scrivono poesie. Poi, solo due categorie di persone continuano a farlo : i poeti e i cretini. Pe questo ho pensato che fosse meglio scrivere canzoni ). F.D.A
LA BALLATA DEGLI IMPICCATI
Tutti morimmo a stento
ingoiando l'ultima voce
tirando calci al vento
vedemmo sfumare la luce.
L'urlo travolse il sole
l'aria divenne stretta
cristalli di parole
l'ultima bestemmia detta.
Prima che fosse finita
ricordammo a chi vive ancora
che il prezzo fu la vita
per il male fatto in un'ora.
Poi scivolammo nel gelo
di una morte senza abbandono
recitando l'antico credo
di chi muore senza perdono.
Chi derise la nostra sconfitta
e l'estrema vergogna e il modo
soffocato da identica stretta
impari a conoscere il nodo.
Chi la terra ci sparse sull'ossa
e riprese tranquillo il cammino
giunga anch'egli stravolto alla fossa
con la nebbia del primo mattino.
La donna che celò in un sorriso
il disagio di darci memoria
ritrovi ogni notte sul viso
un insulto del tempo e una scoria.
Coltivammo per tutti un rancore
che ha l'odore del sangue rappreso
e ciò che allora chiamammo dolore
è soltanto un discorso sospeso.
***
( Non chiedete a chi scrive canzoni cosa ha provato nel farlo. E' proprio per non dirlo che si è messo a scrivere. La risposta è nell'opera ). F.D.A
CANZONE DEL MAGGIO
E se credete ora
che tutto sia come prima
perchè avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
- convinti di allontanare
la paura di cambiare -
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte.
Per quanto voi vi crediate assolti
siete sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete sempre coinvolti.
***
( Io non vendo sogni: i sogni si sognano. La realtà si racconta ) .F.D.A.
UN GIUDICE
Cosa vuol dire avere
un metro e mezzo di statura
ve lo rivelan gli occhi
e le battute della gente
o la curiosità
d'una ragazza irriverente
che vi avvicina solo
per un suo dubbio impertinente :
vuole scoprire se è vero
quanto si dice intorno ai nani
che siano i più forniti
della virtù meno apparente
fra tutte le virtù
la più indecente.
Fu nelle notti insonni
vegliate al lume di un rancore
che preparai gli esami
diventai procuratore
per imboccar la strada
che dalle panche d'una cattedrale
porta alla sacrestia
quindi alla cattedra d'un tribunale
giudice finalmente
arbitro in terra del bene e del male.
E allora la mia statura
non dispensò più buonumore
a chi alla sbarra in piedi
mi diceva " Vostro Onore "
e di affidarti al boia
fu un piacere del tutto mio
prima di genuflettermi
nell'ora dell'addio
non conoscendo affatto
la statura di Dio.
Vincenzo Costantino ( Cinaski ) da I ( miei ) poeti rock. Incontri tra delirio e realtà
è la voce dei giorni a perdere. I giorni in cui non sai se cadere a destra o a sinistra e solo per questo resti in piedi. E' il dubbio amletico e religioso.
Non esiste altro Dio all'infuori di te e se esiste è un trucco.
La voce di ogni domanda. Mentre le risposte soffiano sul fuoco.
( Non criticare quello che non sei in grado di capire ) .B.D.
I WANT YOU
Il becchino colpevole singhiozza.
Il solitario suonatore di organo piange.
I sassofoni d'argento mi dicono che dovrei rifiutarti.
Le campane rotte e i corni estinti
soffiano sul mio viso con scherno.
Ma non è quello il mio modo
non sono nato per perderti.
Ti voglio, ti voglio
ti voglio da morire
Dolcezza, ti voglio.
Il politicamente ubriaco salta
sulla strada dove madri si lamentano
e i salvatori dal sonno facile
ti aspettano.
***
( Definire la poesia è pressoché impossibile ) B.D.
DON' T THINK TWICE, IT' S ALL RIGHT
Non serve stare seduta a chiederti perché, ragazza
non è il caso, comunque.
E non serve stare seduta a chiederti perché
se non capisci ancora.
quando il tuo gallo canterà all'alba.
Guarda fuori dalla tua finestra e me ne sarò andato.
Tu sei il motivo per il quale vado via
ma non pensarci, va tutto bene.
Non serve accendere la tua luce, ragazza
quella luce che non hai mai visto.
E non serve accendere la tua luce, ragazza
sono sul lato oscuro della strada.
Speravo ci fosse qualcosa che tu potessi fare o dire
per cercare di farmi cambiare idea e restare.
Ma noi non abbiamo mai parlato abbastanza
ma non pensarci, va tutto bene.
***
POSITIVELY 4 th STREET
Mi prendi per scemo
se pensi di mettermi in relazione
con chi cerca di nascondere
quello che non sapeva fin dal principio.
Mi vedi sulla strada
e sembri sempre sorpreso.
Dici " Come va?", " In bocca al lupo "
ma non intendi davvero quello
quando sai meglio di me
che piuttosto mi vorresti vedere paralizzato.
Perché dunque non esci
e lo gridi.
No, non mi fa piacere
quando vedo i dolori che patisci
se fossi il principe dei ladri
forse li ruberei.
E ora so che sei soddisfatto
dalla tua posizione e dal tuo ruolo.
Non capisci
che non sono fatti miei?
Vincenzo Costantino (Cinaski ) da I ( miei ) poeti rock. Incontri tra delirio e realtà
è una caduta lenta dentro una pozzanghera di lacrime. Un fiore che si riflette con i palazzi alle spalle. Un cielo coperto di nuvole assenti. E' una luna che mostra la sua faccia e non il culo, con la voce di un angelo che sta salendo,, galleggiando sopra una chitarra. Nick Drake era un ragazzo e i ragazzi vanno ascoltati anche quando non urlano" . ( Cinaski )
( La fama è come un albero di frutto malsano che non fa fiori sino a che il suo tronco è piantato in terra ) N.D.
PINK MOON
L'ho visto scritto
e l'ho visto dire
la luna rosa è sulla sua strada
nessuno di voi
può arrivare così in alto.
La luna rosa vi prenderà tutti.
E' una luna rosa
una luna rosa
rosa, rosa
Luna rosa.
Una rosa, rosa
Luna rosa.
***
( Nessuno è mai riuscito a capire chi fosse veramente Nick Drake ).
Joe Boyd
PLACE TO BE
Quando ero giovane, più giovane che mai
non ho mai visto la verità pendere dalla porta
e adesso che sono più vecchio
la vedo faccia a faccia.
E adesso che sono più vecchio devo alzarmi a pulire il posto
ed ero verde, più verde della collina
dove crescevano i fiori
e il sole brillava ancora.
Adesso sono più scuro del mare più profondo.
Fatemi passare, datemi un posto in cui stare.
Ero forte, forte nel sole
pensavo di poter vedere quando
il giorno era finito
ma ora sono più debole
dell'azzurro più pallido
così debole in questo bisogno di te.
***
( Il tempo mi ha fatto capire quanto tu sia una cosa rara, una cura incasinata per una persona incasinata ).N.D.
FROM THE MORNING
Una volta è arrivato il giorno ed era bellissimo.
Una volta il giorno è sorto dalla terra
poi la notte è calata
e l'aria era bellissima
la notte è calata tutt'intorno.
Allora guarda i giorni
le infinite vie colorate
e vai a giocare il gioco che hai imparato
dal mattino.
E ora sorgiamo
e siamo dovunque
e ora sorgiamo dalla terra
e guarda, lei vola
ed è dovunque.
Guarda, vola tutt'intorno
allora guarda i panorami
le infinite notti d'estate
e vai a giocare il gioco che hai imparato
dal mattino.
Vincenzo Costantino ( Cinaski) da I ( miei ) poeti rock - Incontro tra delirio e realtà
Ci sono libri di poesia che vogliono esprimere sentimenti, altri che vogliono trasportare nelle regioni del bello. Le poesie di Adrienne Rich vanno dritte al cuore delle cose e ti fanno vedere la realtà come se prima tu non avessi avuto occhi. Competono con tutte le altre scienze nell'interpretare meglio e prima i fenomeni che ci avvengono dentro, ma soprattutto - quando smetti di girare le pagine e spegni la luce - ti accorgi che ti hanno cambiata. Quello che è straordinario è come possano parlare dell'interno analizzando l'esterno o dell'esterno sprofondandosi all'interno. Finalmente ci si sente in relazione con il cosmo, con gli altri e con il sé.
MEMORIZZA QUESTO
Arrotolo una ciocca dei tuoi capelli
alle dita, la lascio cadere
sul cuscino, la porto alle narici,
respiro il tuo corpo intero.
Dormire con te dopo
settimane di separazione, com'è normale,
eppure dopo mezzanotte
voltarmi e passare il braccio
lungo la tua coscia
rannicchiata nel sonno,
che fragile meraviglia.
***
TERZA RIMA
Era quella la giovinezza? Quello zaffiro
spendente sulla neve
un'ora precisa
a Central Park, quell'odore
sul marciapiede e il davanzale
fresco e intatto
la pace e il dramma della tempesta
sopra la città
pubblica intimità
in attesa
nella piccola copisteria appannata
piste di fango sul parquet
poi tremante, inebriata
nel crepuscolo
alla fermata del tram, in mezzo agli altri, pubblica felicità.
***
7
Non è il déjà vu che uccide
è la preveggenza
la testa che parla dal cratere.
Volevo andare dove
il cervello non fosse andato ancora
non volevo starci
così sola.
***
3
Non ho mai confidato che la speranza prendesse
forma piena durante la mia vita: non sono mai stata così ottimista
da credere che vecchie ferite potessero tramutarsi facilmente
grazie ad un singolo evento o a un'idea: mai
così incosciente da ignorare il contagio controllato
dell'ignoranza le discontinuità artificiose
la destituzione di capi e futuri capi
la patetica esaltazione dei profeti.
Ma credevo di cospirare. respirare al ritmo
sistole - diastole della storia
ventimila leghe sotto il mare un mammifero battito cardiaco
che custodiva un altro battito
si slanciava dalle Farallon fino a Baia
mandava qua e là i soffi di un segnale
e a volte si arenava
alla ricerca di acque più calde
dove partorire il nuovo: anche se lontano dai miei occhi.
***
VOLPE
Avevo bisogno forte di volpe bisogno forte
di pelo, da molto tempo nessuna mi avvicinava.
Avevo bisogno di riconoscimento
da un volto triangolato occhi gialli di stoppia
che fronteggiano un corpo lungo, la fiera coda sacrificale.
Avevo bisogno di storia di rovi leggenda di volpe che corre tra i rovi.
Volevo volpe.
E la verità dei rovi che aveva dovuto attraversare.
Avevo voglia di sentire se le mani scorrevano sulla pelliccia o se il suo
corpo poteva discorrere attraverso le mani irte verità che stressano la superficie del pelo
pelle strappata che accusa la leggenda
coraggio di volpe in parola di volpe.
Per un animale umano la richiesta d' aiuto
di un altro animale
è il grido più straziante e rivoltoso della terra
è una discesa ripida.
Tornare tanto indietro vale lacerarsi e lacerare senza fine e da subito
Non saprai chi di noi due scrive e chi è scritto...
Tra i poeti britannici delle ultime generazioni, Kate Clancy è senza dubbio una fra le più popolari presso il pubblico e allo stesso tempo fra le più amate dalla critica. La sua è una poesia fresca, audace, immediata, accessibile. Ma anche profonda, intensa, ricca di forti emozioni e di sensualità, con metafore inaspettate e originalissime immagini. Di grande abilità formale e di forte musicalità. Una poesia che usa tutta la ricchezza e la pienezza delle lingua quotidiana, nel solco della poetica inglese.
POESIA PER UN UOMO SENZA ODORATO
Questo è solo per dirti :
che il solco più spesso nel cavo della mia mano
ha l'odore di un vecchio banco di scuola,
i nomi incisi a fondo, levigati dal sudore;
che sotto lo spray del mio costoso profumo
le mie ascelle suonano una forte nota di basso
come il rimbombo di un palmo su un timpano;
che la vampata umida della mia paura è pungente
come il sapore di un tubo di ferro, in pieno inverno,
sulla lingua calda di un bambino; e che a volte,
nella brezza, la peluria sulla mia nuca,
proprio dove tu potresti chinare
la testa, potresti esitare a sfiorarla con le labbra,
emana un profumo fragile e netto come di una flotta
di piccole navi di origami che sta per salpare.
***
DI NOTTE
Poi udii il tuo respiro farsi pesante,
sussurrare oltre il mio orecchio come la prima
indiscreta raffica di temporale sul tetto,
e vidi il buio premere le tende,
ammassarsi là come nubi cariche, e sentii
le tue dita aprirsi nel sonno sulla mia spalla,
posarsi come la prima neve che copre il terreno,
e il tremolio di un sogno attraversarti le palpebre,
rapido come il guizzo di foglie secche nel vento,
e il tuo sonno farsi lentamente più profondo, raccolto,
riempire la stanza, calmo come i grandi soffici fiocchi
che volano e si posano, senza peso, l'uno sull'altro,
e il tuo braccio allentarsi intorno a me, d'un tratto,
come un ramo che cede e scrolla il suo carico di neve,
e la tua testa abbandonarsi, riempire la curva del mio collo,
proprio come si sposterebbe un cumulo di neve, e tutta notte
le tue dita mi sfiorano la pelle, cambiando gradualmente
tutto, come il bianco che vedemmo
la mattina, il prato in attesa come una pagina vuota.