lunedì 28 febbraio 2022

L' INFANZIA RUBATA 1

 


                                                       Foto dal web - Piccolo mendicante



( ...) I bambini diventano vittime se non si sentono considerati dai genitori. Oppure se vengono umiliati perché tutte le lodi vanno alla sorella o al fratello maggiore, ma loro non ricevono mai alcun elogio. Se un bambino si vergogna perché non è bravo o bello come il fratello e inoltre viene sempre paragonato a quest'ultimo dai genitori, si sentirà escluso. Si sentirà vittima della situazione familiare. Altri subiscono violenze da parte dei genitori, di natura fisica e - purtroppo - a volte anche di natura sessuale. Altri bambini ancora vengono continuamente svalutati o criticati in ogni occasione. Allora diventano vittime della mancanza di amore, della mancanza di riconoscimento. I bambini hanno una fine sensibilità nel percepire se i genitori trattano tutti i figli in maniera equa e allo stesso modo. Captano benissimo se i fratelli o le sorelle vengono preferiti a loro. Se poi anche a scuola fanno un'esperienza simile, ovvero che altri allievi sono al centro dell'attenzione, mentre loro vengono ignorati o trattati ingiustamente, l'esperienza di essere vittime diventa ancora più profonda . (...)



                Anselm  Grun   da   Spezza le tue catene . Liberarsi da un certo vittimismo



L'INFANZIA RUBATA 2


(...) La forma peggiore del divenire vittima è il trauma. Questo può essere scatenato dall'abuso sessuale, da un grave incidente o dall'esperienza di un pericolo di vita in cui non si è riusciti a reagire, a scansare la situazione. Anche l'assenza di relazioni con i genitori può essere un'esperienza traumatica. I traumi relazionali sono stati a lungo ignorati. Se un bambino - però- sperimenta una quantità troppo scarsa di relazioni, vengono danneggiati aspetti essenziali del suo essere persona. La sua identità è messa in discussione. Ha l'impressione che gli venga suggerito:" Non hai nessun diritto di essere te stesso." Inoltre non viene appagato un ulteriore bisogno essenziale : il bisogno di uno spazio positivo di vita, di protezione e di libertà. Il bambino non ha nessuno spazio in cui sentirsi a casa. Un trauma può verificarsi anche quando si ruba a un bambino il suo passato o la memoria del suo passato, ad esempio attraverso l'abuso sessuale. Spesso questa parte del passato viene come messa in ombra, non si può più accedere liberamente ai propri ricordi e molte cose sono come cancellate. Il tempo è " eterodiretto". Così, in qualche modo, muore anche il futuro perchè la persona colpita dal trauma non ha nessuna speranza di sfuggire al terribile influsso. Chi - da bambino - ha vissuto un'esperienza del genere, resta a lungo vittima dell'abuso. (...)



            Anselm Grun   da   Spezza le tue catene. Liberarsi da un certo vittimismo.


L' INFANZIA RUBATA 3

 

(...) Sotto molti punti di vista i bambini sono privi di difese di fronte alla realtà e quindi corrono facilmente il rischio di diventare delle vittime. Una volta diventati adulti, è importante che esaminino questo ruolo di vittima e si riconcilino con le ferite. La riconciliazione con se stessi e la propria biografia può poi portare all'abbandonare il  ruolo di vittima. Questo non sempre riesce; spesso - infatti - ci adagiamo comodamente nel nostro vittimismo. E' una parte tanto essenziale della nostra identità che ci riesce difficile costruirne una nuova. Per le persone colpite è una sfida assumersi la responsabilità della propria vita e non incolpare di ogni difficoltà i " vecchi carnefici", ad esempio i genitori. In questo caso, i carnefici diventano poi il motivo per cui non si è riusciti negli studi, non si è trovato un buon partner, la vita non è riuscita. In quanto vittime, ci si sente giustificati a difendersi, ad essere aggressivi. Questa aggressività spesso si manifesta nello sfruttare economicamente i genitori, nel batter cassa anche da adulti. Si puniscono quindi i genitori per le ferite che ci hanno inflitto da bambini. Un altro modo di vendicarsi dei genitori - carnefici consiste nell'interrompere i contatti, impedendo loro - ad esempio - i rapporti con i nipoti. Naturalmente a volte può essere legittimo voler prendere le distanze, soprattutto quando continua a ripetersi il vecchio giochetto del carnefice e della vittima. Allora di ha bisogno di questa distanza di sicurezza per poter uscire dal ruolo di vittima. Se ci si è riusciti - però - ci si può rapportare in libertà ai genitori, senza tornare a vittimizzarsi. (...)



                           Anselm Grun   da   Spezza le tue catene. Liberarsi da un certo vittimismo


domenica 27 febbraio 2022

PRECEDENTI STORICI DEL DISSIDIO RUSSO - UCRAINO ( Holodomor )

 


                                               Foto di bambini al tempo dell' Holodomor



Holodomor è il nome con il quale si designa il genocidio per fame di oltre 6 milioni di persone, perpetrato dal regime sovietico a danno della popolazione ucraina negli anni 1932 - 33. Gli ucraini subirono una terribile punizione perché accusati di contrastare il sistema della proprietà collettiva. Tutte le risorse agricole furono requisite e la popolazione affamata. Un quarto della popolazione rurale, uomini, donne e bambini fu così sterminata per fame. I cadaveri giacevano per strada senza che i parenti, anch'essi ormai in fin di vita, avessero la forza di seppellirli. La carestia determinò, insieme all'annientamento dei contadini, lo sterminio delle élites culturali, religiose e intellettuali ucraine, tutte categorie considerate " nemiche del socialismo".


                                       Morti per strada durante la carestia


La " Grande carestia " ( Holodomor in ucraino significa infliggere la morte mediante fame), organizzata intenzionalmente dal regime sovietico, colpì l' Ucraina negli anni 1932-33 e le regioni più colpite furono : la regione di Poltava, la regione di Sumy, la regione di Cherkasy, la regione di Kiev e la regione di Zhytomyr. In realtà  Holodomor si estese a tutto il Centro, Sud, Est e Nord dell'Ucraina.

Secondo gli storici è indubbio che l' Holodomar sia stato un atto di Genocidio, un risultato delle decisioni politiche del regime totalitario di Stalin per schiacciare il popolo ucraino, come mostrano anche molti documenti tratti dagli archivi dell' ex KGB, i quali hanno rivelato gli obiettivi e i meccanismi operativi della politica che ha portato alla morte milioni di ucraini.

                                              *

La morte per fame in Ucraina è un tragico episodio della collettivizzazione forzata delle campagne. Il 6 maggio 1933, Stalin rispondeva con queste parole alla richiesta dello scrittore Mihail Solohov di inviare soccorsi alimentari alla popolazione stremata  : " Gli stimati agricoltori del suo distretto, e non solo del suo, hanno fatto scioperi e sabotaggi ed erano pronti a lasciare senza pane gli operai e l' Armata Rossa. Il fatto che si trattasse di un sabotaggio silenzioso e in apparenza pacifico ( senza spargimento di sangue ) è un fatto che non cambia per nulla la sostanza della faccenda, ossia che quegli stimati agricoltori hanno cercato di scalzare il potere sovietico, facendogli guerra ad oltranza, caro compagno Solohov ! ( Libro nero del Comunismo ).


                                              *

Certamente la responsabilità dell'accaduto va attribuita al complesso del regime staliniano attraverso la sua ramificata macchina punitiva. Tra i provvedimenti presi si evidenziano l'introduzioni di enormi quote del raccolto destinate all'ammasso ( requisizione da parte dello Stato ); il sequestro di tutti i generi alimentari; lo spiegamento di truppe interne e di confine per impedire agli affamati di spostarsi in altre regioni dell' URSS in cerca di cibo. A  causa della realizzazione di queste e di altre misure repressive, la popolazione ucraina si ritrovò prigioniera in un enorme ghetto nel quale era impossibile sopravvivere. Già il 7 agosto 1932, nell' URSS la proprietà collettiva fu dichiarata " sacra e inviolabile ", in modo che chiunque - bambini compresi - avesse commesso un furto ai danni della proprietà socialista ( fosse anche raccogliere di nascosto qualche spiga di grano per il proprio figlio che moriva di fame ), o l'avesse " sperperata ", sarebbe incorso in una condanna compresa tra dieci anni di lavori forzati nei lager e la pena di morte.


                                           *


Tenuto conto che nel 1932 in Ucraina vivevano 32.680.000 persone, diverse fonti convergono nella valutazione delle vittime con una stima che va dai 4.5 ai 6/ 7 milioni . Nel Libro nero del Comunismo, nel volume dedicato alla mostra Gulag ( il sistema del Lager in URSS ), le stime più recenti e accurate parlano di 6 milioni di morti per fame, di cui uno su tre era un bambino o un neonato.



                        Tratto da    Gariwo ( La foresta dei Giusti )


sabato 26 febbraio 2022

SPEZZA LE TUE CATENE ( Presentazione )

 

In tutto il mondo, ogni giorno, ci sono uomini, donne e bambini che diventano vittime di conflitti familiari, di strutture inique sul posto di lavoro e nella società, di sfruttamento personale e di violenza politica. Essere vittime significa essere prigionieri delle proprie sofferenze e paure; significa in parecchi casi perdere la fiducia in se stessi e la voglia di vivere. Per alcuni - però - essere vittima diventa un atteggiamento esistenziale : c'è chi resta arenato in questo ruolo passivo e, declinando la responsabilità per la propria vita, fa dipendere dagli altri tanto la propria felicità quanto la propria infelicità. Si può parlare in questo caso di vittimismo.

In questo libro, Grun ( monaco benedettino in un' Abbazia in Germania ), non vuole accusare, ma arrivare alla guarigione sia delle vittime che dei carnefici. Riuscirci è possibile - in ultima analisi - soltanto se entrambe le parti sono disposte al perdono e alla riconciliazione, con se stessi e con gli altri. Così sarà possibile uscire dal vittimismo e spezzare le proprie catene.




                                             frida


SPEZZA LE TUE CATENE 1

 



          " Non esiste dolore peggiore di quello che non parla" . ( Henry  Wardsworth )





IL TEMA DEL LUTTO


(...) Nel 1967 lo psicologo e medico tedesco Alexander Mitscherlich scrisse l'opera " Germania senza lutto" che segnò la strada per molti altri studi. In essa si tratta del fatto che nel secondo Dopoguerra la società tedesca sembrava incapace di piangere le iniquità avvenute durante il Terzo Reich. Si era consapevole dei crimini dei nazisti in Germania e negli altri Paesi, ma si preferiva costruire ed espandere l'economia piuttosto che rielaborare il passato. Il miracolo economico degli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento aveva richiesto tutte le energie e non si aveva voglia di guardare in faccia le iniquità del passato. Nel suo libro egli tuttavia afferma che se non si accetta di vivere il lutto per le iniquità compiute, si giunge ad un irrigidimento della società. A partire dal 1968 questo irrigidirsi diede vita ai disordini studenteschi. La giovane generazione del  Dopoguerra sentiva che nella società c'era qualcosa di malato e che gli stessi funzionari pubblici che durante il Terzo Reich avevano lavorato per i nazisti, continuavano a sedere in posizioni chiave. In questo caso, vivere il lutto significa : rivelare il passato, rendersi conto delle sofferenze e dei suoi patimenti, tenerli nella giusta considerazione e passare in mezzo al dolore per arrivare ad una pace nuova. La psicologia parla - a questo proposito - di " elaborazione del lutto". E' davvero un lavoro duro rielaborare il passato in questo modo. Ma senza elaborazione del lutto, il passato non può essere trasformato. Soltanto se il passato viene trasformato, una società può rappacificarsi con esso.(...)



          Anselm  Grun   da   Spezza le tue catene . Liberarsi da un certo vittimismo.



SPEZZA LE TUE CATENE 2

 

(...) Mitscherlich esaminò anche l'aspetto personale di questa tematica e da questo punto di vista descrisse il lutto in questo modo: devo passare in mezzo alla sofferenza, ai sogni infranti, alle opportunità mancate e alla mia mediocrità per poter arrivare in fondo alla mia anima. Chi non percorre questa strada resta bloccato nella sua evoluzione personale. Il lutto non elaborato viene tramandato di generazione in generazione e spesso conduce gli interessati a non provare sentimenti e a una scarsa empatia. Perciò anche la sofferenza dei tempi passati - che ci riguarda ancora oggi - va fatta oggetto di lutto. Chi non la affronta si arresterà alla superficie della sofferenza, perdendosi in lamentele e sguazzando nell'autocompiacimento, oppure accusando gli altri e attribuendo loro la responsabilità del proprio destino. Soltanto chi passa in mezzo al dolore arriva al fondo della sua anima, scoprendovi i punti di forza e la sua stessa identità.(...)



          Anselm  Grun   da    Spezzale tue catene .  Liberarsi da un certo vittimismo


SPEZZA LE TUE CATENE 3

 

VITTIMISMO E SPIRITUALITA'


(...) Non esistono trucchi veloci per uscire dal vittimismo. La spiritualità - però- è un possibile percorso per non restare inermi in sua balia. La spiritualità si esprime sempre in modi di agire concreti, in rituali o nell'esercizio di atteggiamenti in sintonia con la nostra natura. La spiritualità - inoltre - già per i primi monaci significava un esercizio alla libertà umana. La parola " ascesi" in origine significa allenamento, esercizio. I monaci si allenavano per non essere dominati dalle passioni, dalle emozioni e dai loro bisogni, ma anche per riuscire a gestirli in maniera attiva e libera o, meglio ancora, per sfruttare nella loro vita l'energia insita nelle passioni. Per i monaci la spiritualità non era una pia fuga davanti alle difficoltà dell'esistenza, davanti alle ferite, alle esperienze in cui siamo vittime, alle malattie, alle sventure, agli incidenti o agli intrighi. I monaci guardavano in faccia la realtà, così com'era, e sviluppavano strategie per poter gestire la situazione.

Chi si sente continuamente vittima e non trova una via d'uscita da tale atteggiamento, in ultima analisi rifiuta la responsabilità per se stesso e la propria vita. E' il caso - ad esempio - di certe persone che rivolgono continue accuse ai propri genitori, attribuendo loro la colpa per la mancata riuscita della propria vita. Oppure di coloro che continuano a cercare nel passato i motivi per cui non riescono a concludere gli studi, hanno difficoltà sul posto di lavoro o non trovano un partner. C.G. Jung, diceva che ad un certo punto non è più importante come sia stata l'infanzia. Ad un certo punto bisogna assumersi la responsabilità della  propria esistenza. Dipende da me che cosa faccio della storia della mia vita. Lo si potrebbe descrivere con questa metafora: si può plasmare una bella scultura a partire da ogni materiale  ( pietra, legno, argilla.. ), l'importante è che si lavori in maniera adatta al materiale. Altrimenti non si ottiene nulla. Il  materiale attraverso il quale plasmo la mia forma unica, quella che Dio ha  posto nella mia natura, è la storia della mia vita con tutte le esperienze che ho fatto, le belle esperienze di essere protetto e amato, ma anche le ferite che, ad esempio, ho subito nell'infanzia. Da quello che ho vissuto posso plasmare la forma che corrisponde alla mia natura autentica. (...)




             Anselm  Grun   da   Spezza le tue catene . Liberarsi da un certo vittimismo



SPEZZA LE TUE CATENE 4

 

(...) Chi non si assume le responsabilità di se stesso non è nemmeno disposto ad assumersi le responsabilità nella società. Oggi assistiamo al fenomeno che sempre meno persone accettano la sfida nelle responsabilità nelle associazioni, nelle parrocchie, nelle aziende. Se mi prendo la responsabilità - infatti - posso anche essere criticato. Così molti preferiscono restare spettatori. In questo caso - però - la vita gli scorre davanti senza coglierla. Spesso si abbandonano a lunghe invettive su quanto siano pessime le condizioni del mondo, tanto che si potrebbe pensare che siano fanatici delle brutte notizie. Tutto questo li distrae dal fatto che dipenda da loro assumersi la responsabilità di se stessi e dell'ambito in cui vivono e lavorano. Quando ascolto delle persone che raccontano della loro infanzia e delle loro profonde ferite, cerco di onorare le ferite e le esperienze dolorose : sì, ha fatto molto male. Poi chiedo a queste persone come stiano adesso, in rapporto a quel dolore. Mi chiedo anche sempre " Come vuole affrontare ora questo dolore ? Come può rendere fecondo per la sua vita quello che ha vissuto allora ? ". Ildegarda di Bingen parla dell'arte di diventare pienamente umani, che consiste nel trasformare le ferite in perle. Non è così facile, non ci si riesce con la pura forza di volontà. M ho bisogno della speranza che non sono inerme in balia delle ferite. Posso guardarle anche con altri occhi. Ho vissuto qualcosa di terribile, ma è anche la mia esperienza personale, il mio tesoro. Mi rende esperto nei rapporti con le altre persone. Se mi assumo la responsabilità della mia vita, cerco di trasformare il mio passato in modo che diventi un tesoro di esperienza da cui posso attingere per l'oggi. Invece di lamentarmi perché sono stato penalizzato, posso pensare: è la mia vita. Magari avrei desiderato che fosse diversa. Ma ora è la mia vita. E da questa vita ora voglio trarre il meglio. (...)




                  Anselm  Grun   da  Spezza le tue catene . Liberarsi da un certo vittimismo.



venerdì 25 febbraio 2022

POETI UCRAINI NELLA STORIA

 



  Il testo corrisponde ad un poema patriottico scritto nel 1862 dall'etnografo ucraino Pavlo  Cubynskyj e musicato l'anno seguente dal sacerdote greco - cattolico Mykajlo Verbyc'kyj.





TESTAMENTO


Quando ( il Dniprò ) avrà portato

il sangue nemico dall' Ucraina

all'azzurro mare... allora soltanto

lascerò tutto, i campi e i monti,

e volerò fino all' Altissimo

per pregare... ma prima d'allora

io non conosco Iddio.



                                                 *


Seppellitemi e ribellatevi,

spezzate le catene

e del sangue dei nemici impuro

irrorate la libertà.


                                                    *



Risorgeranno gli uomini. Periranno

i re prima di essere concepiti.

E sulla rinnovata terra

non vi sarà più il despota maligno.

E ci sarà il figlio, ci sarà la madre

e ci saranno uomini sulla terra.



                                 Taras   Shevchenko *



                                             ***


Prese la mira 

trattenendo il respiro.

La battaglia è già finita

ma lui non respira.


                                   *


Una brava persona

non importa 

che sia come

un orologio

con le lancette

ad angolo

sempre

retto.


                               *


Uomini

smettetela con la guerra

basta 

il sangue

che versano le donne



                           V. Slapcuk



                                             ***


Scrivo versi 

di notte a  Prokurava,

sono versi nella casa del babbo;

finché stan seduti

alla parete sulla panca

gli avi miei uccisi e massacrati.


                                *


Vide quello che li aveva guidati lì

già attraverso gli alberi, nessuno gridava ancora,

fece ancora in tempo a far dondolare la culla,

poi si mise in capo la coperta, il materasso e la trapunta,

che il bambino non sentisse lo sparo.



                                Vasil'  Herasym' juk



*  Taras Shevchenko, erede della tradizione dei  Kobzar, i mitici cantastorie ucraini, se da un lato fa compiere alla lingua ucraina il necessario salto di qualità affinché fosse conosciuta e apprezzata in tutto il mondo, dall'altro incita tutti i popoli oppressi alla ribellione. Dice : " Lottate e vincerete " non solo all' Ucraina, ma alla Polonia, ai Paesi Baltici, alla Finlandia, alla Moldavia, ai popoli del Caucaso e dell' Asia e anche alla Russia stessa. Per tutti i popoli dell' impero rappresenta una chiara voce di ribellione, una radicale opposizione ad un sistema politico basato sulla sottomissione più mortificante, e rivendica per tutti i Paesi e le Nazioni inglobati nell' Impero l'indipendenza culturale e politica.





giovedì 24 febbraio 2022

POESIE DI VERA PAVLOVA


                                                               Chi è solo non si può curare...




Leggere il mio nome sulla busta

e ricordare chi sono

leggere il mio indirizzo sulla busta

e ricordare dove sono

leggere nome e indirizzo del mittente

e ricordare che c'è qualcun altro

strappare la busta e leggere la lettera

- Pavlova - fermo posta.

No, non c'è nulla.



                                         ***


Non voglio che mi cada addosso un mattone:

voglio morire con calma.

Voglio morire osservando

il corpo che espelle, goccia

dopo goccia, la vita spossata.

Farla passare attraverso me stessa

come attraverso un setaccio fine fine

e - alla lunga - tirare un respiro di sollievo

per non aver scorto nulla sul fondo.



                                                ***


La solitudine è una malattia

trasmissibile sessualmente.

Io ti lascio in pace, e fallo anche tu.

Stiamo un po' da soli

per parlare di questo e quello

senza dire tutto,

abbracciamoci e capiamo :

chi è solo non si può curare.



                                               ***


La superficie del pensiero è parola.

La superficie della parola è gesto.

La superficie del gesto è pelle.

La superficie della pelle è brivido.



                                                 ***


Mi tieni fra le tue braccia e pensi forse d'avermi presa?

Ma io mi libererò del corpo come della coda di una lucertola

e tu dovrai cercare fra le stelle

ciò che mi cercavi tra le gambe.




                    Vera  Pavlova   da  Sem' knig, Moskva, Eksmo, 2011 ( trad. di L. Torresin )



TUTTA LA TERRA CHE CI RESTA ( dopo il diluvio )

 


                                                 Jacopo da Ponte Bassano -  L'Arca di Noè





All'estremità della notte le occhiaie

ci confortano, piccole chiazze di lune

piene sul volto. La redenzione del tunnel,

con i suoi boati corvini e le falene - bussole,

è una strada dì alluminio che accoglie

i nostri fantasmi, a 150 km orari.

Il roseto di abbagli e di errori resta fuori

da questa griglia di Hermann : le fucilate

degli antinebbia e i rimpianti sono espunti

da un elenco di cifre binarie, o bianco o nero.


Manca profondità a questo andare,

uno sguardo d'insieme,

il talento di sopravvivere alle lesioni del buio.




                                             ***


E' un lampione questa luce che piove sul tavolo,

allaga il conto delle notti a venire, un rebus scritto

con avanzi di briciole. La strada posa la sua coda

sonora per terra - dentro o fuori non fa più differenza -


Una volta c'era una casa fra ottantatrè geroglifici urbani

e tre colate di cemento in tiro, puntati negli occhi:

una sagoma abita la sera, dietro una lamina di dubbi,

nell'odore cinereo, come sfugge  - ma dove -


domani le voci si stendono ad asciugare tutti gli incubi.



                                                 ***


In caso di necessità rompere il vetro :

uscire dal campo recettivo, seguire

le coordinate che conducono alla curva

dello stupore, dopo una rotazione di 360°

favorire l'orogenesi della spina dorsale

diritta, per meglio fissare il teorema della creazione,

allenare il terzo occhio, la ghiandola pineale,

il sesto senso, darsi alla melatonina in giuste

dosi, alleggerire le pupille - vedette dal vizio

delle proiezioni, trafugare la frenesia degli amanti

e riprodurne gli aromi, dilatare il quotidiano

in campiture di bianche perla, non scambiare

con nessun altro bene la scorza di protezione,

accettare l'imprinting di un animo bifido.

Soprattutto, individuare subito - per prima -

fra tutte le altre evenienze, l'uscita di emergenza.



                                             ***


Non è chiaro se dopo nebbie fossili

e giorni di Nigredo, se dopo tutti

gli abbandoni in cui ci siamo persi,

arriveremo alla zolla dell'aurora

o al margine radioso d'un suburbio

con blocchi di edifici in successione,

una schiera di giganti cinerini

che roteano l'occhio dei balconi

verso l'antenna 5 G puntata ad Est.


L'impasto di paure nello stomaco

e gli sguardi strabici, un'infinita nausea

a orientare i nostri passi ondivaghi :

sapessimo trovare una stazione

di servizio, almeno dove mettere

a sedere ciò che resta del presente,

dargli un alibi per colazione,

mentre cerchiamo di inviare

a chi è rimasto indietro le coordinate

esatte della nostra posizione


( siamo a 74 cm circa

da qualsiasi morte capiti in sorte ).



                                             ***


Non eravamo pronti al dinamismo borderline

delle stagioni, a curvare gli sguardi

in una torsione - avvitandoli - fino a divaricare

il cristallino in congetture di salvazione.

Uno switch ha diretto le nostre giornate

in agglomerati di lontananze, un inverno

genuflesso alle abitudini, e poi la collisione,

il cielo bisestile, il triangolo equilatero

della paura, ogni passaggio interrotto.

E' stato l'avamposto delle gemme, in meno

di un nanosecondo, di taglio, a suggerire che

nonostante il distacco tra cornea e presente,

eravamo arrivati a una piazzola di sosta,

10/10 e 59 diottrie dopo, presi a guardare

di nuovo all'intorno le foglie emergenti,

tra un'antenna di fiori e una biocella

di compostaggio, il riavvio del sistema

trasmutato casualmente in una rinascita.




                    Silvia  Rosa     da     Tutta la terra che ci resta 



mercoledì 23 febbraio 2022

DE ANDRE' ( visto da Cinaski )

 


                                                           Fabrizio De André 


è il tocco delle anime fragili. C'è la poesia che diventa musica e la musica che diventa poesia. De André è il matrimonio civile di questa modalità. La preghiera laica al Dio del Dubbio. C'è una sola certezza : siamo vivi e dobbiamo restituirci. Fabrizio si è restituito - anima e corpo - anche per chi non si è costituito.

Grazie.





( Benedetto Croce diceva che fino a 18 anni tutti scrivono poesie. Poi, solo due categorie di persone continuano a farlo : i poeti e i cretini. Pe questo ho pensato che fosse meglio scrivere canzoni ). F.D.A


LA BALLATA DEGLI IMPICCATI


Tutti morimmo a stento

ingoiando l'ultima voce

tirando calci al vento

vedemmo sfumare la luce.

L'urlo travolse il sole

l'aria divenne stretta

cristalli di parole

l'ultima bestemmia detta.

Prima che fosse finita

ricordammo a chi vive ancora

che il prezzo fu la vita

per il male fatto in un'ora.

Poi scivolammo nel gelo

di una morte senza abbandono

recitando l'antico credo

di chi muore senza perdono.

Chi derise la nostra sconfitta

e l'estrema vergogna e il modo

soffocato da identica stretta

impari a conoscere il nodo.

Chi la terra ci sparse sull'ossa

e riprese tranquillo il cammino

giunga anch'egli stravolto alla fossa

con la nebbia del primo mattino.

La donna che celò in un sorriso

il disagio di darci memoria

ritrovi ogni notte sul viso

un insulto del tempo e una scoria.

Coltivammo per tutti un rancore

che ha l'odore del sangue rappreso

e ciò che allora chiamammo dolore

è soltanto un discorso sospeso.



                                           ***


( Non chiedete a chi scrive canzoni cosa ha provato nel farlo. E' proprio per non dirlo che si è messo a scrivere. La risposta è nell'opera ). F.D.A


CANZONE DEL MAGGIO


E se credete ora

che tutto sia come prima

perchè avete votato ancora

la sicurezza, la disciplina,

 - convinti di allontanare

la paura di cambiare -

verremo ancora alle vostre porte

e grideremo ancora più forte.

Per quanto voi vi crediate assolti

siete sempre coinvolti,

per quanto voi vi crediate assolti

siete sempre coinvolti.



                                           ***


( Io non vendo sogni: i sogni si sognano. La realtà si racconta ) .F.D.A.


UN GIUDICE


Cosa vuol dire avere

un metro e mezzo di statura

ve lo rivelan gli occhi

e le battute della gente

o la curiosità

d'una ragazza irriverente

che vi avvicina solo

per un suo dubbio impertinente :

vuole scoprire se è vero

quanto si dice intorno ai nani

che siano i più forniti

della virtù meno apparente

fra tutte le virtù

la più indecente.


Fu nelle notti insonni

vegliate al lume di un rancore

che preparai gli esami

diventai procuratore

per imboccar la strada

che dalle panche d'una cattedrale

porta alla sacrestia

quindi alla cattedra d'un tribunale

giudice finalmente

arbitro in terra del bene e del male.


E allora la mia statura

non dispensò più buonumore

a chi alla sbarra in piedi

mi diceva " Vostro Onore "

e di affidarti al boia

fu un piacere del tutto mio

prima di genuflettermi 

nell'ora dell'addio

non conoscendo affatto

la statura di Dio.




   Vincenzo Costantino  ( Cinaski ) da   I ( miei ) poeti rock. Incontri tra delirio e realtà



BOB DYLAN ( visto da Cinaski )

 



                                                       Bob Dylan


è la voce dei giorni a perdere. I giorni in cui non sai se cadere a destra o a sinistra e solo per questo resti in piedi. E' il dubbio amletico e religioso.
Non esiste altro Dio all'infuori di te e se esiste è un trucco.
La voce di ogni domanda. Mentre le risposte soffiano sul fuoco.






( Non criticare quello che non sei in grado di capire ) .B.D.

I WANT YOU

Il becchino colpevole singhiozza.
Il solitario suonatore di organo piange.
I sassofoni d'argento mi dicono che dovrei rifiutarti.
Le campane rotte e i corni estinti
soffiano sul mio viso con scherno.
Ma non è quello il mio modo
non sono nato per perderti.
Ti voglio, ti voglio
ti voglio da morire
Dolcezza, ti voglio.
Il politicamente ubriaco salta
sulla strada dove madri si lamentano
e i salvatori dal sonno facile
ti aspettano.


                                           ***

( Definire la poesia è pressoché impossibile ) B.D.

DON' T  THINK TWICE, IT' S ALL RIGHT

Non serve stare seduta a chiederti perché, ragazza
non è il caso, comunque.
E non serve stare seduta a chiederti perché
se non capisci ancora.
quando il tuo gallo canterà all'alba.
Guarda fuori dalla tua finestra e me ne sarò andato.
Tu sei il motivo per il quale vado via
ma non pensarci, va tutto bene.
Non serve accendere la tua luce, ragazza
quella luce che non hai mai visto.
E non serve accendere la tua luce, ragazza
sono sul lato oscuro della strada.
Speravo ci fosse qualcosa che tu potessi fare o dire
per cercare di farmi cambiare idea e restare.
Ma noi non abbiamo mai parlato abbastanza
ma non pensarci, va tutto bene.


                                             ***

POSITIVELY 4 th  STREET

Mi prendi per scemo
se pensi di mettermi in relazione
con chi cerca di nascondere
quello che non sapeva fin dal principio.
Mi vedi sulla strada
e sembri sempre sorpreso.
Dici " Come va?", " In bocca al lupo "
ma non intendi davvero quello
quando sai meglio di me
che piuttosto mi vorresti vedere paralizzato.
Perché dunque non esci
e lo gridi.
No, non mi fa piacere
quando vedo i dolori che patisci
se fossi il principe dei ladri
forse li ruberei.
E ora so che sei soddisfatto
dalla tua posizione e dal tuo ruolo.
Non capisci
che non sono fatti miei?



    Vincenzo Costantino  (Cinaski ) da    I ( miei ) poeti rock. Incontri tra delirio e realtà



martedì 22 febbraio 2022

NICK DRAKE ( visto da Cinaski )

 


                                                                    "Nick Drake

è una caduta lenta dentro una pozzanghera di lacrime. Un fiore che si riflette con i palazzi alle spalle. Un cielo coperto di nuvole assenti. E' una luna che mostra la sua faccia e non il culo, con la voce di un angelo che sta salendo,, galleggiando sopra una chitarra. Nick Drake era un ragazzo e i ragazzi vanno ascoltati anche quando non urlano" .  (  Cinaski )





( La fama è come un albero di frutto malsano che non fa fiori sino a che il suo tronco è piantato in terra ) N.D.


PINK MOON


L'ho visto scritto

e l'ho visto dire

la luna rosa è sulla sua strada

nessuno di voi

può arrivare così in alto.

La luna rosa vi prenderà tutti.

E' una luna rosa

una luna rosa

rosa, rosa

Luna rosa.

Una rosa, rosa

Luna rosa.



                                             ***


( Nessuno è mai riuscito a capire chi fosse veramente  Nick Drake ).

Joe Boyd


PLACE TO BE


Quando ero giovane, più giovane che mai

non ho mai visto la verità pendere dalla porta

e adesso che sono più vecchio

la vedo faccia a faccia.

E adesso che sono più vecchio devo alzarmi a pulire il posto

ed ero verde, più verde della collina

dove crescevano i fiori

e il sole brillava ancora.

Adesso sono più scuro del mare più profondo.

Fatemi passare, datemi un posto in cui stare.

Ero forte, forte nel sole

pensavo di poter vedere quando

il giorno era finito

ma ora sono più debole

dell'azzurro più pallido

così debole in questo bisogno di te.



                                                   ***

( Il tempo mi ha fatto capire quanto tu sia una cosa rara, una cura incasinata per una persona incasinata ).N.D.


FROM THE MORNING


Una volta è arrivato il giorno ed era bellissimo.

Una volta il giorno è sorto dalla terra

poi la notte è calata

e l'aria era bellissima

la notte è calata tutt'intorno.

Allora guarda i giorni

le infinite vie colorate

e vai a giocare il gioco che hai imparato

dal mattino.

E ora sorgiamo

e siamo dovunque

e ora sorgiamo dalla terra

e guarda, lei vola

ed è dovunque.

Guarda, vola tutt'intorno

allora guarda i panorami

le infinite notti d'estate

e vai a giocare il gioco che hai imparato

dal mattino.



                Vincenzo Costantino ( Cinaski)  da    I ( miei ) poeti rock  - Incontro tra delirio e realtà

                                   


lunedì 21 febbraio 2022

LA GUIDA NEL LABIRINTO DI ADRIENNE

 


                                                      In mezzo agli altri, pubblica felicità...




Ci sono libri di poesia che vogliono esprimere sentimenti, altri che vogliono trasportare nelle regioni del bello. Le poesie di Adrienne Rich vanno dritte al cuore delle cose e ti fanno vedere la realtà come se prima tu non avessi avuto occhi. Competono con tutte le altre scienze nell'interpretare meglio e prima i fenomeni che ci avvengono dentro, ma soprattutto - quando smetti di girare le pagine e spegni la luce - ti accorgi che ti hanno cambiata. Quello che è straordinario è come possano parlare dell'interno analizzando l'esterno o dell'esterno sprofondandosi all'interno. Finalmente ci si sente in relazione con il cosmo, con gli altri e con il sé.





MEMORIZZA QUESTO



Arrotolo una ciocca dei tuoi capelli

alle dita, la lascio cadere

sul cuscino, la porto alle narici,

respiro il tuo corpo intero.


Dormire con te dopo

settimane di separazione, com'è normale,

eppure dopo mezzanotte

voltarmi e passare il braccio

lungo la tua coscia

rannicchiata nel sonno,

che fragile meraviglia.



                                           ***


TERZA RIMA


Era quella la giovinezza? Quello zaffiro

spendente sulla neve

un'ora precisa


a Central Park, quell'odore

sul marciapiede e il davanzale

fresco e intatto


la pace e il dramma della tempesta

sopra la città

pubblica intimità

in attesa

nella piccola copisteria appannata

piste di fango sul parquet


poi tremante, inebriata

nel crepuscolo

alla fermata del tram, in mezzo agli altri, pubblica felicità.



                                           ***


7


Non è il déjà vu che uccide

è la preveggenza

la testa che parla dal cratere.


Volevo andare dove

il cervello non fosse andato ancora

non volevo starci

così sola.



                                                 ***


3


Non ho mai confidato che la speranza prendesse

forma piena durante la mia vita: non sono mai stata così ottimista

da credere che vecchie ferite potessero tramutarsi facilmente

grazie ad un singolo evento o a un'idea: mai

così incosciente da ignorare il contagio controllato

dell'ignoranza le discontinuità artificiose

la destituzione di capi e futuri capi

la patetica esaltazione dei profeti.


Ma credevo di cospirare. respirare al ritmo

sistole - diastole della storia

ventimila leghe sotto il mare un mammifero battito cardiaco

che custodiva un altro battito

si slanciava dalle Farallon fino a Baia

mandava qua e là i soffi di un segnale

e a volte si arenava

alla ricerca di acque più calde

dove partorire il nuovo: anche se lontano dai miei occhi.



                                   ***


VOLPE


Avevo bisogno forte di volpe    bisogno forte

di pelo, da molto tempo nessuna mi avvicinava.

Avevo bisogno di riconoscimento

da un volto triangolato    occhi gialli di stoppia

che fronteggiano un corpo lungo, la fiera coda sacrificale.

Avevo bisogno di storia di rovi      leggenda di volpe che corre tra i rovi.

Volevo volpe.


E la verità dei rovi che aveva dovuto attraversare.

Avevo voglia di sentire se le mani scorrevano sulla pelliccia o se il suo

corpo poteva discorrere attraverso le mani   irte verità che stressano la superficie del pelo

pelle strappata che accusa la leggenda

coraggio di volpe in parola di volpe.


Per un animale umano la richiesta d' aiuto

di un altro animale

è il grido più straziante e rivoltoso della terra

è una discesa ripida.

Tornare tanto indietro vale lacerarsi e lacerare    senza fine e da subito

tanto indietro, scappa dalla bocca

del grido neonato del non ancora nato

il non ancora donna partorito        da una femmina.




                        Adrienne  Rich   da      La guida nel labirinto



domenica 20 febbraio 2022

KATE CLANCHY ( Woman )

 


                                      Non saprai chi di noi due scrive e chi è scritto...




Tra i poeti britannici delle ultime generazioni, Kate Clancy è senza dubbio una fra le più popolari presso il pubblico e allo stesso tempo fra le più amate dalla critica. La sua è una poesia fresca, audace, immediata, accessibile. Ma anche profonda, intensa, ricca di forti emozioni e di sensualità, con metafore inaspettate e originalissime immagini. Di grande abilità formale e di forte musicalità. Una poesia che usa tutta la ricchezza e la pienezza delle lingua quotidiana, nel solco della poetica inglese.





POESIA PER UN UOMO SENZA ODORATO


Questo è solo per dirti :


che il solco più spesso nel cavo della mia mano

ha l'odore di un vecchio banco di scuola,

i nomi incisi a fondo, levigati dal sudore;


che sotto lo spray del mio costoso profumo

le mie ascelle suonano una forte nota di basso

come il rimbombo di un palmo su un timpano;


che la vampata umida della mia paura è pungente

come il sapore di un tubo di ferro, in pieno inverno,

sulla lingua calda di un bambino; e che a volte,


nella brezza, la peluria sulla mia nuca,

proprio dove tu potresti chinare

la testa, potresti esitare a sfiorarla con le labbra,


emana un profumo fragile e netto come di una flotta

di piccole navi di origami che sta per salpare.



                                              ***


DI NOTTE


Poi udii il tuo respiro farsi pesante,

sussurrare oltre il mio orecchio come la prima

indiscreta raffica di temporale sul tetto,


e vidi il buio premere le tende,

ammassarsi là come nubi cariche, e sentii

le tue dita aprirsi nel sonno sulla mia spalla,


posarsi come la prima neve che copre il terreno,

e il tremolio di un sogno attraversarti le palpebre,

rapido come il guizzo di foglie secche nel vento,


e il tuo sonno farsi lentamente più profondo, raccolto,

riempire la stanza, calmo come i grandi soffici fiocchi

che volano e si posano, senza peso, l'uno sull'altro,


e il tuo braccio allentarsi intorno a me, d'un tratto,

come un ramo che cede e scrolla il suo carico di neve,

e la tua testa abbandonarsi, riempire la curva del mio collo,


proprio come si sposterebbe un cumulo di neve, e tutta notte

le tue dita mi sfiorano la pelle, cambiando gradualmente

tutto, come il bianco che vedemmo


la mattina, il prato in attesa come una pagina vuota.



                                               ***


SCIATTONA


Mi lascio in giro, da sciattona,

pezzi di me, momenti che ho amato

li lascio lì dove

cadono, si stropicciano, se vogliono.

So come farli camminare

e respirare di nuovo.  A volte di notte,

o in treno, sogno di ballare,

o di essere tra le braccia di qualcuno che dice,

- in francese - di amare i miei occhi , e

ancora una volta cammino per la tua strada,

quella prima volta, chiamata e desiderata,

gli alberi in fiore, leggeri,

leggeri e festosi. " Rimettiti 

in sesto " dicono - giustamente -

ma è testarda, la ragazza,

quell'ottimista che continua a camminare.



                                                  ***


A SCOPPIO RITARDATO


Immaginavo che ti sarei mancata, pensavo

avresti misurato a grandi passi il parquet in 

vecchi calzini spaiati, fissato l'orologio immobile,


fatto tardi in ufficio, digitato il mio nome in stampatello,

tenuto premuto shift / break, perso il  bus, saltato i pasti,

o tenuto la forchetta a mezz'aria, perso, per interi minuti,


per ore, dormito male, fino a tardi, sognato inseguimenti,

tremato,

allungato le mani a tastare il cuscino, trovato

la mia impronta, sussultato, voltato parte, abbracciato il vuoto,


una fitta, fatto una passeggiata nell'umidità dell'alba - ovvio -

stretto in un impermeabile dal colletto rialzato, colto

un mezzo viso di sfuggita, toccato la spalla di un'estranea, deluso;


come ho fatto io. Ogni volta, corro a premere il tuo viso

contro il mio, il mio, lucido di pioggia immaginaria.



                                           ***


INCANTESIMO


Se, al tuo scrittoio, metti da parte il lavoro,

metti giù un libro, cerchi  questi versi

e leggi che io sto lì in ginocchio, l'orecchio

contro il tuo petto dove i muscoli

si inarcano come grossi tomi che si aprono, in curve

di gabbiani, attraverso le onde sono del tuo cuore,


e che mi passi le dita fra i capelli,

sfilando dalla massa ribelle ciocche

sottili come segnalibri di seta scarlatta,

e mi accarezzi le guance come se lisciassi

veline tra rigide illustrazioni,

e mi tiri verso di te


per leggermi solo negli occhi, vedrai,

argentato e monocromo, te stesso,

seduto al tuo scrittoio, prendere giù un libro,

cercare questi versi, e allora, amore,

non saprai chi di noi due legge

ora, chi scrive, e chi è scritto.




                       Kate Clancy   da     La Testa di  Shakila