domenica 29 aprile 2018
IL SOGNI DELLE DONNE ( Prefazione )
Affascinante e molteplice è l'esperienza del sogno nella sua densa trama di parole, figure e suoni, spesso misteriosi come oracoli da decifrare. In questo testo suggestivo, l'analista e la scrittrice ci invita a varcare insieme a lei quella che Jung definiva " la porta occulta dell'anima", alla scoperta di un patrimonio di storie
- personalissime e universali insieme - che descrivono altrettante vite. Vite di donne, soprattutto. Perché l'attenzione al sogno è un modo profondamente femminile per conoscere se stessi attraverso una forma di cura delicata e creativa fatta di " fiori sul tavolo e nell'anima", come scriveva Lou Salomé.
frida
I SOGNI DELLE DONNE 1
L' IDENTITA'
(...) Che cosa ci raccontano i nostri sogni circa l'identità in
trasformazione? Ci parlano di maschere, di abiti, dei tanti
nascondimenti in cui ci infiliamo per scivolare dentro le
contraddizioni, possibilmente senza confrontarci. L'inconscio
gioca la sua parte e manda per il mondo ambasciatori sotto
forma di sogni: nelle diverse età della vita veniamo toccate
profondamente dalla necessità di ridefinire l'identità, di
riconoscere i passi del cambiamento, di adeguare l'inconscio
alla realtà e viceversa. L' adolescenza non finisce di
rappresentarsi nel teatro del sogno, al di là del limite di età
biologica. Siamo a rischio, tra un eccesso di fiducia o all'
opposto una diffidenza ostile verso il mondo, dentro maree che
non impariamo mai a prevedere.
Eppure, è per questa " saggia stoltezza" che navighiamo senza
annoiarci e, quando si incontrano- perché ce ne sono - persone
definite " normali", non ci vuole molto a grattare via il cerone
e a scoprire in loro la " normopatia", una sorta di patologia
della normalità, di ansia di adeguamento, di mimesi con
modelli socialmente accettabili. Un' identità rigida, fissa,
immutabile, impensierisce chi si occupa di psiche molto più
dell'identità di chi vive mutamenti e ansie. I genitori" normali"
o le donne " normali " mettono paura: dove avranno nascosto
l'ombra?. Dove avranno congelato la rabbia, l'invidia ?
Sotto il tappeto dei " buoni sentimenti" nascondono il rimosso,
il rifiuto, lo scarto della vita.
Meglio essere consapevoli, vedere con coraggio le indegnità
come le bellezze, stare in mezzo al caos della continua
trasformazione, e stupirsi del mondo, aspettarselo il mondo,
con meraviglia.
Come diceva Cesare Musatti ( Il " grande vecchio "della
psicoanalisi italiana n.d.r ) ogni mattino : " Oh, un'altra
giornata! " . (...)
Lella Ravasi Bellocchio da I sogni delle donne
I SOGNI DELLE DONNE 2
LA MATERIA EROTICA
(...) La materia erotica attraversa l'inconscio: desiderio e paura di
qualcosa che rimane sconosciuto, perturbante, scuotimento,
incantamento, in un percorso interiore ancora più inquietante
della già complessa strada diurna delle pulsioni. Ci si sveglia
al mattino - alla vita - dopo il passaggio nelle tenebre pervase
da emozioni adolescenziali, a volte turbate dall'emergere di
una passione che si credeva finita." Plaisir et chagrin d'amour"
nel sogno sono senza veli, e la memoria del corpo guida a
ritrovare sensazioni fisiche perdute, oltre le parole. E' " l'Io-
pelle", " l' Io- odorato", " l ' Io- visione "che reclama nel sogno
la presenza reale che allucina - come gli inizi della vita - il
desiderio e la sua soddisfazione.
La materia erotica si racconta nei modi più bizzarri, si
nasconde nelle mille storie si Sharhazad, nell'intensità poetica
del sogno. La materia erotica incalza, apre cassetti dimenticati;
escono dalle tenebre il desiderio e la paura, il fascino e il
panico della trasgressione. Nel sogno a volte veste i panni dello
" sconosciuto " per raccontarci che è il desiderio ad esserci
sconosciuto, che Eros è imprendibile ombra; e se afferriamo un
lembo della veste - nuvola stracciata - tra le mani rimane un
brandello di cielo, niente più del mistero da cui siamo partiti.
(...)
Lella Ravasi Bellocchio da I sogni delle donne
I SOGNI DELLE DONNE 3
IL FEMMINILE E IL MONDO
(...) Ci sono sogni che, come le fiabe e i miti, provengono in modo
diretto da una dimensione collettiva dell'inconscio, da un
" arché" ( principio e comunanza delle cose ); da questa parte
onirica il sognatore è portatore perché sia resa visibile, perché
sia tradotta in parola - visione ed entri nel mondo della
coscienza.
Il " femminile" si manifesta a volte nei sogni in modo da
trasmettere nella memoria storica cosciente il ricordo affettivo,
emozionale, di un evento che ha toccato molti, ma che pochi
hanno il dono di visionare da dentro. Alcune persone- in
particolare alcune donne - diventano " occhi e orecchie" del
mondo, così come accadeva al tempo degli oracoli: i sogni di
una di noi raccontano un percorso comune ad altre; oppure
un fatto collettivo viene filtrato dall'inconscio di una e si fa
parola poetica in un sogno, simbolo per molte.
Sono immagini e parole che riconosciamo nostre e, proprio
come le fiabe e i miti , ci parlano di noi.
Il sogno è vita, cultura, storia, mondo, e va accostato ( ma qui
forse con una consapevolezza del limite ancora maggiore ) con
grande rispetto, senza la presunzione di volere o di dover
capire. E' così che si rivela, e che ci aiuta ad esprimere
qualcosa di nuovo, al di là del già detto. (...)
Lella Ravasi Bellocchio da I sogni delle donne
I SOGNI DELLE DONNE 4
ANCORA UNA VOLTA LA MADRE
(...) Ritrovare la madre, ricostruire la relazione con lei, passa per
tante strade misteriose : pensieri fisici - verrebbe da dire - o
corpo pensato, qualcosa di difficilmente spiegabile ( ma se c'è
stato o no fa una grandissima differenza ). Perché viene prima
dell'educazione, prima del linguaggio e della relazione
cosciente. Ritrovare la madre vuol dire esprimere il potenziale
femminile che lei ti ha consegnato, e portare un po' più avanti
la storia: la sua, la tua, quella che farà tua figlia dopo di te. E
per fare questo percorso, per poter incontrare le parole,
bisogna aver avuto una sufficiente quantità d'amore fisico e
psichico, una dose sufficiente di carezzevoli pensieri,altrimenti
qualcosa si guasta. Fortunatamente può anche non apparire la
differenza, ma è una qualità dell'anima, un percepire diverso
tra chi può fare interamente la strada del ritrovamento di una
madre affettiva, e chi invece trova lo scoglio maledetto dell'
anaffettività.
L'intero cammino analitico può essere segnato dalla presenza
o dall'assenza della madre, e il futuro della relazione con se
stesse e con gli altri è " imprintato" dall'esperienza primaria
di cui in analisi si ritrova la traccia. Il mistero della storia del
rapporto madre- figlia non si lascia afferrare mai
completamente. Può capitare che una madre e una figlia
vivano sempre insieme e non vadano oltre la barriera di una
sostanziale estraneità; come può essere che una storia
burrascosa e complessa sia un patrimonio grandissimo d'
amore e quindi di cultura del cambiamento. Perché è da una
presenza fatta di sguardi, di gesti, di voce, di parole, che
possiamo rischiare il parziale vuoto del tragitto della
trasformazione, per tutto il tempo che ci occorre per scoprire
che la complessità non è una minaccia. (...)
Lella Ravasi Bellocchio da I sogni delle donne
I SOGNI DELLE DONNE 5
IL LAVORO DEL LUTTO
(...) Il lavoro del lutto, l'elaborazione della perdita, la capacità di
sopportare la separazione, sono diversi momenti di quell'evento
" morte" che fin dall' inizio della vita si impone. E' con la fine
che ci confrontiamo ogni volta che diamo inizio a qualcosa. I
sogni ci rimandano a questa doppia presenza originaria: la vita
e la morte, la presenza e l'assenza, il sì e il no. A volte tornano
sulla scena di un lutto, di una perdita subita nella realtà:a volte
parlano della perdita di parti di noi, del nostro non riuscire a
vivere, a trasformarci, sopportando l'inevitabile perdita che
ogni cambiamento comporta.
" Un sogno non è che un'ombra", dice Amleto, e l'ombra è anche
la parte di noi che fa aderire il corpo alla terra o il " negativo"
che sottolinea l'umanità.
In questi sogni è forte il richiamo alla cognizione del dolore,
al senso inevitabile della perdita, ma anche a un certo tocco
di " leggerezza" che ci si ritrova dentro, una volta accettata
fino in fondo la strada dell'elaborazione del lutto, della
mancanza. Ci può aiutare un simbolo, un pensiero rapido che
passa, un'emozione di primavera ritrovata, un gesto di
ritrovata essenzialità. Si può incontrare il piacere, ci si può
lasciar riconquistare dal piacere, dopo un tempo di
desertificazione, di vuoto. I sogni segnalano la forza del
cambiamento e l'ineliminabilità della traccia lasciata. (...)
Lella Ravasi Bellocchio da I Sogni delle donne
GIOIA E TRISTEZZA
Non lasciamoci tiranneggiare da un unico canale...
Sedendo quietamente
e senza far nulla,
la primavera giunge
e l'erba cresce da sé.
( Zenrin Kushu )
L'uccello canta
non perché ha una ragione
ma perché ha una canzone.
( Poesia Zen )
La farina è andata a male
e il grano nel recipiente pure.
Il cucchiaio è rotto
e la ciotola di legno è consumata.
Non c'è sale,
da mangiare solo un paio di cipolle.
Un cuore contento è la mia porzione,
ed è più dolce di tutti i dolci del mondo.
( Eremita anonimo cinese )
In primavera centinaia di fiori,
in autunno una luna del raccolto.
D'estate una brezza fresca,
d'inverno ti accompagna la neve.
Se non hai la mente ingombra di cose inutili,
ogni stagione è per te una buona stagione.
( Poesia Zen )
Le rondini volano nel cielo,
l'acqua riflette la loro immagine;
le rondini non lasciano alcuna traccia nel cielo
né l'acqua trattiene la loro immagine.
( Poesia Zen Vietnamita )
Una volta un'amica mi ha chiesto: " Devo costringermi a sorridere
anche quando sono piena di tristezza?".
Le ho risposto che noi siamo in grado di sorridere perché siamo più della nostra tristezza. Un essere umano è come un televisore con centinaia di canali. Se ci sintonizziamo sulla tristezza, siamo la tristezza; se ci sintonizziamo sul sorriso, siamo davvero il sorriso. Non lasciamoci tiranneggiare da un unico canale, abbiamo in noi tutti i semi: prendiamo la situazione in mano e recuperiamo la sovranità su noi stessi.
( Thich Nhat Hanh )
LA GENTILEZZA
Sarà solo la gentilezza che ti fa uscire incontro al giorno...
Prima di sapere cosa sia veramente la gentilezza
devi perdere delle cose,
devi sentire il futuro dissolversi in un momento
come il sale in un brodo leggero.
Ciò che tenevi nella mano,
quello che avevi contato e conservato con tanta cura,
tutto questo deve andarsene, così saprai
quanto possa essere desolato il paesaggio
fra le regioni della gentilezza.
Come tu vai avanti a viaggiare,
pensando che l'autobus non si fermerà mai,
così i passeggeri che mangiano pollo e mais,
continueranno a guardare fuori dai finestrini per sempre.
Prima di imparare la dolce gravità della gentilezza,
devi viaggiare fin dove l'Indiano, nel suo poncho bianco,
giace morto sul ciglio della strada.
Devi capire che potresti essere tu quell'uomo
e che anche lui era qualcuno
che viaggiava nella notte con dei progetti
e con il semplice respiro che lo teneva in vita.
Prima che tu riconosca la gentilezza come la tua cosa più profonda
devi riconoscere il dolore come l'altra cosa più profonda.
Devi svegliarti con il dolore.
Devi parlare al dolore finchè la tua voce
non avrà afferrato il filo di tutte le sofferenze
e avrai dunque visto l'intero tessuto.
Allora sarà solo la gentilezza ad avere senso,
solo la gentilezza che ti allaccia le scarpe
e che ti fa uscire incontro al giorno
ad imbucare lettere o a comprare il pane,
solo la gentilezza che alza la testa
in mezzo alla folla del mondo per dire
è me che hai continuato a cercare
e che poi ti accompagna ovunque
come un'ombra o un amico.
Naomi Ahihab Nye
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sabato 28 aprile 2018
E SE PARLASSIMO DEL...MALE...
C' E' UN MALE...
C'è un male
che non aggiunge male
sgombera spazio
lo vara tagliando
la corrente del superfluo
l'automa dell'anima.
C'è un male
che fa guarigione
dare la ferita
bilancia il polso
luccica semplice la lama
e lo spazio sgombro
addestra il cuore spogliato.
E' difficile
a qualsiasi età
diventare adulti,
lasciar fare al macellaio
o all'autunno
un'arte caritatevole.
( Chandra Livia Candiani )
IL MALE CHE NON RIPARA
Il male che non si ripara
il male che orienta
e scuce
è uscito
all'aperto
vestito leggero
sotto i colpi feroci
della bella stagione.
Fammi il male
degli animali.
Fammi la primavera.
( Chandra Livia Candiani )
LA BICICLETTA
La sfida era non chiudere la bici
per vedere chi avesse ragione
tra Machiavelli e Rousseau:
la natura dell'uomo è buona o malvagia?
Ero felice di trovarla ancora
sotto casa o fuori dalla scuola,
perché in fondo io tifo per Rousseau.
Poi in primavera un mattino non c'era più.
Non era sentirmi nudo nel parcheggio
a farmi star male, ma che avesse vinto
Machiavelli, perché non possiamo
rassegnarci al male che ci capita.
( Roberto Cescon )
AI BIVI
Il Male fu per noi rivelazione.
Non la tarma che s'incunea nella trama
né lo squarcio che rivela il suo lavoro,
piuttosto il dubbio di un nord incerto,
di una bussola dappoco; e che la via
fosse a volte la più ovvia, a volte
quella imprevedibile, nascosta, impraticata -
la retta metafisica che balza via dal piano.
Il Male fu nell'intraprendere la rotta, ab ovo.
Poi tutto fu conferma.
( Enrico Ferrari )
LA VISITAZIONE
La VISITAZIONE
Andrea Della Robbia , Chiesa di San Leone a Pistoia. (frida )
"La carità è una presenza: bisogna darsi, non solo dare ".
( Raul Follereau )
PRIMIZIE DEL DESERTO
APRILE, AMORE
Il pensiero della morte m'accompagna
tra i due muri di questa via che sale
e pena lungo i suoi tornanti. Il freddo
di primavera irrita i colori,
stranisce l'erba, il glicine, fa aspra
la selce; sotto cappe e impermeabili
punge le mani secche, mette un brivido.
Tempo che soffre e fa soffrire, tempo
che in un turbine chiaro porta fiori
misti a crudeli apparizioni e ognuna
mentre ti chiedi cos'è, sparisce
rapida nella polvere e nel vento.
Il cammino è per luoghi noti
se non che fatti irreali
prefigurano l'esilio e la morte.
Tu che sei, io che sono diventato
che m'aggiro in così ventoso spazio,
uomo dietro una traccia fine e debole.
E' incredibile che io ti cerchi in questo
o in altro luogo della terra dove
è molto se possiamo riconoscerci.
Ma è ancora un'età - la mia -
che s'aspetta dagli altri
quello ch'è in noi oppure non esiste.
L'amore aiuta a vivere, a durare,
l'amore annulla, e dà principio. E quando
chi soffre o langue spera, se anche spera
che un soccorso s'annunci di lontano,
è in lui, basta un soffio a suscitarlo.
Questo ho imparato e dimenticato mille volte,
ora da te mi torna fatto chiaro,
ora prende vivezza e verità.
La mia pena è durare oltre quest'attimo.
Mario Luzi da Primizie del deserto
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venerdì 27 aprile 2018
PRIMAVERA...PRIMAVERA...
I fiori occhieggeranno come donne divertite...
APRILE
E' già sulla muraglia dello stadio,
tra gli spacchi e i ciuffi d'erba pensile;
le lucertole guizzano fulminee
e la rana ritorna nelle rogge.
( Salvatore Quasimodo )
PRIMAVERA
Sarà un volto chiaro.
S'apriranno le strade
sui colli di pini
e di pietra...
I fiori spruzzati
di colore alle fontane
occhieggeranno come
donne divertite: le scale
le terrazze le rondini
canteranno nel sole.
( Cesare Pavese )
SCINTILLE
Vieni - primavera - vieni
a svelare la bellezza del fiore
celata nel bocciolo
tenero e delicato.
Lascia cadere le note
che poteranno i frutti,
e passa con cura il tuo pennello
d'oro di foglia in foglia.
( Rabindranath Tagore )
PENSIERO D' APRILE
Eppure è bella - anima mia - la vita:
non fosse che pei giorni in cui le foglie
giocano a quale per la prima spunti sui rami;
e tu le vedi, così tenere e trasparenti
che ti s'apron l'ali nel rimirarle.
Come puoi del mondo tante cose sapere,
e non sapere come fa la fogliuzza
a tornar verde entro la scorza,
ad affacciarsi,
e tutta nova ridere al sol che la richiama?
La strada lunga che t'importa,
e l'essere strappata alla speranza
che più cara ti fu,
tradita da chi più fedele credesti,
se goder sempre t'è dato di questa gioia?
E tu la sai ben certa nel giusto tempo:
ché non fu mai l'anno senza vicenda di stagioni,
e mai fu senza fronda il giovinetto aprile.
( Ada Negri )
PIOGGIA D' APRILE
Attoniti, dai nidi
nuovi, su vecchi tetti,
guardano gli uccelletti.
Mettendo acuti gridi
cadere l'invocata
pioggia di mezzo aprile.
Tu dietro la vetrata,
dalla finestra bassa,
come lor guardi e ridi.
E' nuvola che passa.
( Luigi Pirandello )
DOLORE IN PRIMAVERA
Un dolore è più forte in primavera
per contrasto alle cose che cantano
non soltanto gli uccelli - ma le menti -
e i minuti splendori e le brezze.
Quando ciò per cui cantano è distrutto
a che serve un'azzurra melodia.
Ma la Resurrezione ebbe ad attendere
finchè fosse rimossa una pietra.
( Emily Dickinson )
LA MATRIOSKA
La bambina era una matrioska all'incontrario...
LA BAMBINA
La bambina - matrioska
che aveva nel corpo la sua mamma
e nel corpo di lei Nonna Rosina
era una matrioska all'incontrario
pur essendo ancora una bambina.
CI SONO LONTANANZE
Ci sono lontananze che non basta
mettersi in viaggio muovere
le stelle. Come singhiozzi
strappati dalla mente, la voce
segue incerta, altro
è il cammino. Tornare
non riposa, niente
è al principio. Andare
è una preghiera, un balbettare
al buio.
Emanuela Mariotto Inediti
giovedì 26 aprile 2018
GIORGIO & MARC
" Quando sarò capace d'amare vorrò
una donna che ci sia davvero;
che non affolli la mia esistenza
ma che non mi stia lontana
neanche col pensiero..."
Quando sarò capace di amare
CANTO DI FERRO
Scusa questo mio domandare, questo avere bisogno...
(...) Amore mio,
e' difficile da questo fondo, da questo finale, dire come mi
manchi, come immenso tu sia nel mancare, adesso che mi sono
persa fra masse dure, fra cinghie di buio pesto, senza divinità,
senza la tua mano che tutto sorregge.
Tu mi credi più forte, mi pensi in oro e argento, ma guarda
l'orma che lascio, come di cagna, di passero stanco, di bruco,
di mosca.
Non vedi come mi spengo se non mi ami?
Mi secco come una pianta.
Amami ancora un poco, con cura, con tempo, con attesa.
Amami come fanno i forti spiriti, senza pretesa, con cuore
generoso, con festa, senza ragionamento.
E scusa questo mio domandare ciò che si deve dare; questo
avere bisogno, scusalo.
Non è degno del patto che lega la rondine al suo volo, la rosa
al suo profumo, il vino al suo colore, il tuo cuore al mio cuore.(...)
Mariangela Gualtieri da " Canto di ferro"- Paesaggio con fratello rotto
SOLITUDINE DELL' ANIMA
Allora volevo essere un daino solitario nell'alba...
RIAVERTI
E' così facile riaverti?
Ritrovarti anche dopo l'abbandono,
dopo che ti ho derisa, dopo che ti ho detto
odiosa, e che imputavo a te la grazia
mancata di ogni carezza e di ogni bacio.
Oh, allora lo volevo essere un daino
solitario nell'alba, che sa puntare
le narici al tepore di una calendula
dei primi raggi. E ti scacciavo, come
se tu fossi infedele al mio desiderio
tu che di tutti i desideri sai
la fonte. Ora sei tornata.
Sei nuova e sei con me, vicina,
anima.
ALLE ORIGINI
Riaverti così, sentire
in me che tu sei simile
al vento e agli anemoni.
Alle origini. Riaverti
dopo il tempo dell'abbandono
dopo l'oltraggio e l'odio
senza pentimenti, senza perdono.
Sono stato lontano da te
per anni come uno che
vuole essere solo, più
solo di un muro diroccato
più immobile di un sasso
che non lambisce il mare.
Poi abbiamo cominciato a viaggiare.
Dove ci siamo incontrati,
anima? In che piazza di
città, in che prato,
in riva a che torrente?
E ora sei qui, da sempre
simile al vento, ai fiori, ai vulcani.
Alle origini.
Giuseppe Conte da Dialogo del poeta e del messaggero
IL PICCOLO PRINCIPE
" E' il tempo che hai perduto per la tua rosa
che ha fatto la tua rosa così importante. "
Antoine de Saint- Exupery da Il Piccolo Principe
martedì 24 aprile 2018
LETTERE A OPHELIA ( Introduzione )
Un uomo scrive lettere d'amore scherzose e malinconiche, seduto al tavolino di un caffè liberty, nella Lisbona degli anni Venti. Sembra letteratura, non vita. Ed è così. Le epistole di Fernando Pessoa a Ophélia Queiroz raccontano una relazione nata in un ufficio, vissuta sul filo degli orari, degli appuntamenti, delle abitudini e delle piccole manie, proprio come un matrimonio. Ma irrimediabilmente viziata dall'ombra della finzione, a partire dalla figura dell' Ingegner Alvaro de Campos, uno degli eteronimi di Pessoa, che si interpone sempre tra i due amanti. Sarà lui a consigliare a Ophélia di dimenticare il suo innamorato, quando ormai la relazione è finita: per stanchezza, per il rifiuto di affrontare la realtà dei sentimenti e trasformarla in realtà del quotidiano.
Antonio Tabucchi ( il più importante traduttore di Pessoa ), scrive al proposito : " Come questo amore - che fu un pensiero - anche la " vera " vita di Pessoa sembra un pensiero, come se tutto fosse stato pensato da un altro ".
frida
LETTERE A OPHELIA 1
Adesso che ricordo le ore passate nel corso del tempo, desidero tornare da te...
1 Marzo 1920
(...) Ophélinha,
per mostrarmi il suo disprezzo e se non altro la sua effettiva
indifferenza, non era necessario il palese camuffamento di un
discorso così lungo, né tutta una serie di " ragioni" così poco
sincere e convincenti che lei mi ha scritto.
Bastava dirmelo.
Perché così ho compreso ugualmente, ma mi ha addolorato di
più. Se preferisce a me il giovanotto che la corteggia e che
evidentemente le piace molto, come posso avermene a male?
Lei, Ophélinha, può preferire chi vuole: non è certo obbligata
ad amarmi né deve ( a meno che non voglia divertirsi ) fingere
di amarmi.
Chi ama davvero non scrive lettere che sembrano requisitorie
avvocatesche. L' amore non studia così tanto le cose, né tratta
gli altri come " rei" da incastrare.
Perché non è franca con me ? Che gusto prova a far soffrire
chi non le ha fatto alcun male - né a lei né a nessun altro - e
che sente già fin troppo il peso e il dolore della propria vita
isolata e triste senza che altri debbano aumentarli creando
false speranze, mostrando finti affetti?
E a quale " pro " poi, con quale scopo?
Riconosco che tutto ciò è comico, e la parte più comica di tutto
sono io. Io stesso troverei la cosa divertente, se non la amassi
tanto e se avessi tempo per pensare ad altro e non alla
sofferenza che lei gode nel causarmi senza che io, se non per
il fatto di amarla, me lo meriti: e sono fermamente convinto
che amarla non è ragione sufficiente per meritare una simile
sofferenza.
Le mando il " documento scritto" che mi chiede. La mia firma
è autenticata dal notaio Eugenio Silva. (...)
Fernando Pessoa
Fernando Pessoa da Lettere alla fidanzata
LETTERE A OPHELIA 2
Lisboa, velha ciclade cheia de encanto e beleza...
29 Novembre 1920
(...) Ophélinha,
la ringrazio per la lettera. Essa mi ha portato dolore e sollievo
allo stesso tempo. Dolore perché queste cose addolorano
sempre; sollievo perché - in verità - l'unica soluzione è questa:
non prolungare oltre una situazione che ormai non trova più
una giustificazione nell'amore, né da una parte, né dall'altra.
Da parte mia, almeno, resta una stima profonda, un'amicizia
inalterabile.
Lei non mi negherà altrettanto, vero?
Né lei, Ophélinha, né io, abbiamo colpa di tutto questo. Solo il
Destino ne avrebbe la colpa, se il Destino fosse una persona a
cui poter attribuire delle colpe.
Il Tempo, che invecchia i volti e i capelli, invecchia anche , ma
ancora più rapidamente, gli affetti violenti. La maggior parte
della gente, per la sua stupidità, riesce a non accorgersene, e
crede di continuare ad amare perché ha contratto l'abitudine di
sentire se stessa che ama. Se non fosse così, non ci sarebbe al
mondo gente felice. Le creature superiori - tuttavia - sono
private della possibilità di questa illusione perché non possono
credere che l'amore sia duraturo né - quando sentono che esso
è finito, si sbagliano interpretando come amore la stima o la
gratitudine che esso ha lasciato.
Queste cose fanno soffrire, ma poi il dolore passa. Se la stessa
vita - che è tutto - passa, perché non dovrebbero passare l'
amore, il dolore e tutte le altre cose che sono solo parti della
vita?
Nella sua lettera è ingiusta con me,ma la comprendo e la scuso.
Certo l'ha scritta con irritazione, forse perfino con dolore; ma
la maggior parte della gente, uomini e donne avrebbero scritto
- nel suo caso - in un tono ancor più acerbo e in termini ancora
più ingiusti. Ma lei, Ophélinha, ha un meraviglioso carattere
e perfino la sua irritazione non riesce ad essere cattiva.
Quando si sposerà, se non avrà la felicità che si merita,
certamente non sarà colpa sua.
Quanto a me... (...)
continua...
LETTERE A OPHELIA 3
continuazione...
(...) L'amore è passato. Ma le mantengo un affetto inalterabile e
non dimenticherò mai - mai, lo creda - né la sua figurina
graziosa né i suoi modi da ragazzina, né la sua tenerezza, la
sua dedizione,la sua adorabile indole; può essere che mi sbagli
e che queste qualità che le attribuisco fossero una mia illusione
ma non credo che lo fossero né, se lo sono state, sarei villano
ad attribuirgliele.
Non so che cosa desidera che le restituisca: lettere o che altro
ancora. Io preferirei non restituirle niente e conservare le sue
lettere come il ricordo vivo di un passato morto; come un
qualcosa di commovente in una vita quale la mia, in cui l'
avanzare degli anni va di pari passo con l'avanzare nell'
infelicità e nella delusione.
Le chiedo di non fare come la gente comune che è sempre
grossolana: che non giri la testa quando ci incontreremo, né
abbia di me un ricordo in cui ci sia spazio per il rancore.
La prego, siamo l'uno con l'altro come persone che si
conoscono dall'infanzia, che si amarono da bambini, e sebbene
nella vita adulta seguano altre strade e altri affetti, conservano
sempre, in una piega dell'animo, il ricordo profondo del loro
amore antico e inutile.
Per quanto forse " altri affetti " e " altre strade " possano
concernere lei, Ophelinha, non certo me stesso. Il mio destino
appartiene ad altra Legge, della cui esistenza lei è all'oscuro,
ed è subordinato sempre più all'obbedienza a Maestri che non
permettono e non perdonano.
Ma non è necessario che capisca quanto dico. Basta che mi
conservi affettuosamente nel suo ricordo come io, sempre, lo
conserverò nel mio.(...)
Fernando
Fernando Pessoa da Lettere alla fidanzata
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LETTERE A OPHELIA 4
18 Settembre 1929
(...) Domanda in carta bollata.
Fernando Pessoa, celibe, maggiorenne eccetera, abitante dove
a Dio piace di concedergli di abitare in compagnia di diversi
ragni, mosche, zanzare e altri elementi di ausilio al buon sonno
e al buon stato delle case; avendo ricevuto indicazione - anche
se soltanto telefonica - che potrà essere trattato come un
cristiano a partire da una data da stabilire; e che il suddetto
trattamento da cristiano sarebbe costituito da:non un bacio, ma
la semplice promessa di esso, e da essere procrastinato
indefinitamente finchè egli -Fernando Pessoa- non dimostri che
1 Ha otto mesi di età
2 E' bello
3 Esiste
4 Piace all'entità deputata alla distribuzione della merce
5 Non si suicida prima del termine, come sarebbe suo naturale
obbligo;
chiede
per la tranquillità della persona incaricata della distribuzione
della merce, che gli venga rilasciato un certificato attestante
che :
1 Non ha otto mesi di età
2 E' un racchio
3 Non esiste nemmeno
4 E' disprezzato dalla entità distributrice
5 Si è suicidato
( E' finita la carta bollata ).
A questo punto dovrebbe scriversi " Resta in attesa con ossequi"
ma non attende niente
Fernando
Fernando Pessoa da Lettere alla fidanzata
LETTERE A OPHELIA 5
25 Settembre 1929
(...) Gentilissima Signora Ophélia Queiroz,,
un abietto miserabile individuo chiamato Fernando Pessoa,mio personale caro amico, mi ha incaricato di comunicare alla
Signoria Vostra - considerando che il di lui stato mentale gli
impedisce di comunicare alcunché, neppure a una mosca
( esempio di obbedienza e disciplina ) - che alla Signoria Vostra
è vietato :
1 Pesare di meno
2 Mangiare poco
3 Non dormire
4 Avere la febbre
5 Pensare all'individuo suddetto
Da parte mia, come intimo e sincero amico di quel poco di
buono della cui comunicazione,seppur con sacrificio, mi faccio
carico, consiglio la Signoria Vostra di prendere l'immagine
mentale che eventualmente possa essersi fatta dell'individuo la
cui menzione sta rovinando questo foglio di carte
soddisfacentemente bianco, e di buttarla - quest'immagine
mentale - nel buco dell'acquaio, essendo materialmente
impossibile dare questa destinazione, che peraltro giustamente
competerebbe a quell'entità fintamente umana, se ci fosse
giustizia al mondo.
Voglia gradire i complimenti
di Alvaro de Campos ( Ingegnere navale )
Fernando Pessoa da Lettere alla fidanzata
(...) Gentilissima Signora Ophélia Queiroz,,
un abietto miserabile individuo chiamato Fernando Pessoa,mio personale caro amico, mi ha incaricato di comunicare alla
Signoria Vostra - considerando che il di lui stato mentale gli
impedisce di comunicare alcunché, neppure a una mosca
( esempio di obbedienza e disciplina ) - che alla Signoria Vostra
è vietato :
1 Pesare di meno
2 Mangiare poco
3 Non dormire
4 Avere la febbre
5 Pensare all'individuo suddetto
Da parte mia, come intimo e sincero amico di quel poco di
buono della cui comunicazione,seppur con sacrificio, mi faccio
carico, consiglio la Signoria Vostra di prendere l'immagine
mentale che eventualmente possa essersi fatta dell'individuo la
cui menzione sta rovinando questo foglio di carte
soddisfacentemente bianco, e di buttarla - quest'immagine
mentale - nel buco dell'acquaio, essendo materialmente
impossibile dare questa destinazione, che peraltro giustamente
competerebbe a quell'entità fintamente umana, se ci fosse
giustizia al mondo.
Voglia gradire i complimenti
di Alvaro de Campos ( Ingegnere navale )
Fernando Pessoa da Lettere alla fidanzata
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