domenica 7 ottobre 2018

IL DOLORE CHE TRASFORMA 1

 
 
 
 
    " L'idea che si morirà è più crudele del morire, ma meno dell'idea che un altro sia morto ". ( Marcel Proust )



(…) Affrontare il tema del lutto è una scelta scomoda. Significa
       sfidare i timori e le angosce connessi al pensiero del più
       grande dolore che ci può colpire nel corso della vita: la
       perdita della persona che amiamo. Significa scalfire lo strato
       protettivo di silenzi e omissioni con cui cerchiamo
       quotidianamente di difenderci dalla morte. Vuol dire andare
       incontro a quel fisiologico grado di rimozione indispensabile
       all'uomo per poter rivolgere lo sguardo al futuro. Significa
       affrontare il sospettoso scetticismo di chi - dentro al dolore -
       pensa che esso sia cosa propria e che solo chi lo sta
       attraversando può capire di che cosa si tratta.
       Parlare di lutto porta con sé il richiamo a tutto questo: alla
       morte, al limite, al rischio dell'incomunicabilità, a cieche
       speranze, a strazianti dolori. Tema spinoso e difficile, dunque,
       e ancor più se il tentativo è quello di affrontarlo da una
       prospettiva pedagogica, ossia all'interno di una disciplina che
       riconosce nel futuro la dimensione privilegiata del suo agire.
       Utopia, progetto, cambiamento, elementi fondanti della pratica
       educativa, ne rivelano il carattere teologico che - a tutta prima
       sembra mal accordarsi con l'insistente richiamo del passato
       e l'amara esperienza della perdita  presenti nel lutto.
       Eppure, laddove si ponga al centro della riflessione il nodo
       della formazione del sé, ossia l'impresa permanente con cui
       ogni individuo è biograficamente chiamato nel dotarsi di
       forma propria, le cose assumono un'altra tonalità. Definirsi in
       una forma, significa differenziarsi, tracciare dei confini,
       istituire dei limiti, accettare delle separazioni. Il confronto con
       il limite è elemento imprescindibile da ogni percorso di
       soggettivazione. Parte costitutiva del processo su cui l'
       educazione è chiamata a svolgere il proprio compito. Di più:
       l'assunzione consapevole del limite si pone come irrinunciabile
       direttiva etica per la stessa pratica educativa. E' il presupposto
       che ne fonda la legittimità. Infatti, nel momento in cui si pone
       come obiettivo il raggiungimento dell'autonomia del soggetto,
       viene svelato il paradosso dell'educazione: quello per cui -
       nel suo svolgersi - essa lavora al tempo stesso per la sua
       estinzione. Metaforica morte dell'educatore ed  educazione al
       congedo sono argomenti che testimoniano l'esistenza di una
       latente dimensione luttuosa nella relazione educativa.
       Il lutto si rivela allora spazio concettuale a partire dal quale
       interrogare le premesse e le finalità dell'azione educativa
       stessa .  (…)


Mario Mapelli  da  Il dolore che trasforma ( Attraversare l'esperienza della perdita e del lutto .


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