domenica 14 ottobre 2018

IL RILKE DI GIAIME PINTOR

 

                                                          Tu hai stupende, benedette le mani…


ANNUNCIAZIONE
( Le parole dell' Angelo )

Tu non sei più vicina a Dio
di noi; siamo lontani
tutti. Ma tu hai stupende
benedette le mani.
Nascono chiare a te dal manto,
luminoso contorno:
io sono la rugiada, il giorno,
ma tu, tu sei la pianta.

Sono stanco ora, la strada è lunga,
perdonami, ho scordato
quello che il Grande alto sul sole
e sul trono gemmato,
manda a te, mediante
( mi ha vinto la vertigine ).
Vedi: io sono l'origine,
ma tu, tu sei la pianta.

Ho steso ora le ali, sono
nella casa modesta
immenso; quasi manca lo spazio
alla mia grande veste.
Pur non mai fosti tanto sola,
vedi: appena mi senti;
nel bosco io sono un mite vento,
ma tu, tu sei la pianta.

Gli angeli tutti sono presi
da un nuovo turbamento:
certo non fu mai così intenso
e vago il desiderio.
Forse qualcosa ora s'annunzia
che in sogno tu comprendi.
Salute a te, l'anima vede:
ora sei pronta e attendi.
Tu sei la grande, eccelsa porta,
verranno ad aprirti presto.
Tu che il mio canto intendi sola:
in te si perde la mia parola
come nella foresta.

Sono venuto a compiere
la visione santa.
Dio mi guarda, mi abbacina…

Ma tu, tu sei la pianta.


                                ***


GIORNO D' AUTUNNO

Signore: è tempo. Grande era l'arsura.
Deponi l'ombra sulle meridiane,
libera il vento sopra la pianura.

Fa' che sia colmo ancora il frutto estremo;
concedi ancora un giorno di tepore,
che il frutto giunga a maturare, e spremi
nel grave vino l'ultimo sapore.

Chi non ha casa adesso, non l'avrà.
Chi è solo, a lungo solo dovrà stare,
leggero nelle veglie, e lunghi fogli
scrivere, e incerto sulle vie tornare
dove nell'aria fluttuano le foglie.


                (  Dal libro delle immagini  )


                                 ***


Un dio lo può. Ma un uomo - dimmi - come
potrà seguirlo sulla lira impari?
Discorde è il senso. Apollo non ha altari
all'incrociarsi di due vie del cuore.

Il canto che tu insegni non è brama,
non è speranza che conduci a segno.
Cantare è per te esistere. Un impegno
facile al dio. Ma noi, noi quando siamo?

Quando astri e terra il nostro essere tocca?
O giovane, non basta se la bocca
anche ti trema di parole, ardire

nell'impeto d'amore. Ecco, si è spento.
In verità cantare è un altro respiro.
E' un soffio in nulla. Un calmo alito. Un vento.


                                    ***


Tu pensi fiori, grappoli, tralci…
Certo non parlano questa più timida
lingua dei mesi. Dal buio una varia
ricchezza sorge, e ha il colore d'invidia

dei morti: ai morti si nutre la zolla.
Noi che sappiamo di tante fila?
Da molto tempo certo la molle
creta sopporta un'impronta sottile.

Ora ti chiedo: dànno di cuore?
E' questo il frutto di un'opera lenta
di schiavi a noi che restiamo i signori?

O sono loro i padroni: chi giace
alle radici e a noi manda in silenzio
un suo superfluo vigore di baci?


                      ( Dai Sonetti a Orfeo  )



   Rainer Maria Rilke  da  Poesie ( tradotte da Giaime Pintor )


2 commenti:

  1. Molto interessanti, mi piace molto Rilke...

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  2. Anche a me. E trovo che sia particolarmente efficace questa traduzione ( anche se datata ) di quella " promessa" della Letteratura Italiana prematuramente scomparso in modo tragico che fu Giaime Pintor.
    Grazie.

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