sabato 20 ottobre 2018

DOCILE CONTRO

 
 
 
 Quanto cielo negli occhi bisogna aver avuto per risentire la luce...
 
 

QUANTO SILENZIO

Quanto silenzio bisogna
aver ascoltato, quanto cielo negli occhi
avuto per risentire di là dalla stanza
la luce che allora faceva cantare sopra la boccia
i fiori di pisello appena colti
levati in volo sui verdi
raggi rifratti dei gambi,
e palpitare il vento d'ali di farfalle
rosa turchesi, una stravolta, bianca
sorpresa in sogno.
Quanti giorni d'inverno indifferenti
durare dietro la porta socchiusa sperando
che trasalga quella voce ancora
e che non invano vi saremo vissuti vicino.


                                      ***


FOHN

Diroccano le nubi, lente
sprofondano riverse a meridione,
ombre smanianti  nell'ombra,
nella memoria memorie
di livide figure accavallate,
soffi di voci, richiami
sempre più fievoli nella ressa;
l'ultima mano protesa che annaspa
adunca dalla valanga in fermento
squarcia travolta l'azzurro.


                                             ***


CON I COLPETTI

Con i colpetti che davo
cauto - le mani tese - al formicaio nel bosco
come aiutando a tossire il terriccio,
sentivo la fatica di sperare:
lacrime m'eccitava l'acido smosso
e non pensavo al tumulto
di tante vite distolte dal lavorìo;
credevo forse - come i nostri antichi,
di prevenire l'artrite,
l'intorpidirsi di gesti, d'affetti,
dei desideri la fine
che giunge anche prima del tempo,
quando si resta solo  più a guardare
tra liquide chiazze di sole
altri che all'impazzata
corrono ancora
e tu nemmeno rimpiangi, non sai
se quanto brulica vale.


                                           ***


DOVE PASSAVO

Dove passavo, la stanza,
o mi fermavo in ascolto
di passi nella memoria, confusi
già con i colpi che lievi
pareva sentissi alla porta sperando:
per un poco ancora,
per giorni o mesi non cambia,
senza di me rimane
uguale con l'ombra, lo sbuffo
della tenda sul davanzale,
il tulle lambisce, ricade svasato
sopra il gatto che lungo
il vetro sonnecchia e cui scuote
un crampo le ganasce e freme
azzannando nel vuoto
voli lontani.


                                        ***


NON VALE

Non vale, adesso che l'ombra si allunga,
non ancora il commiato vale;
aspetta fino a domani dopo aver dormito
che in un attimo altra parvenza ti sfiori
la spalla col sole rinata;
così commovente spiove, si perde
nel braccio, nel gesto di dire:
domani, non vale; pioggia di cenere,
l'inevitabile colpa d'essere stati,
di ricordare, e dalla palma protesa scompare
strano il rondone raccolto
sulla soglia, lo rivedremo lassù,
se non lo riconosceremo, sperandolo
per sempre un poco nostro.


                                          ***


DOCILE CONTRO

Docile contro
la sua rovina s'impunta sullo strapiombo
un pino alpestre genuflesso, docile
contro la fiamma preme
per consumarsi un tizzone,
una falena impazzisce,
un pugno ghiacciato si scioglie
in mano docile contro la febbre,
la testa al muro reclina, come ringrazi
di pensare, di non pensare,
e la riconoscenza che ovunque
c'infiora le case, le labbra, le tombe,
di chi riconosce oltre se stessa il viso
cui volge docile contro
miope bacio?



                 Federico  Hindermann    da     Docile contro



2 commenti:

  1. Le poesie di Hindermann sono belle, profondamente evocative e si sente che dietro c'è tutto il bagaglio di un uomo colto e di un insigne letterato.
    Grazie.

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