lunedì 22 ottobre 2018

SOLA A PRESIDIARE LA FORTEZZA ( Lettere di Flannery O' Connor ) 3


Baldwin Memorial Ospitale, si fa per dire  23 Dicembre 1950

A Betty Boyd Love

(…)Grazie per la cartolina. Sono qui a languire sul mio letto di
      semidolore, stavolta con l' ARCITRITA o,per non togliere nulla,
      l'artrite reumatoide acuta che ti lascia sempre con la voglia di
      sederti, stenderti,spiattellarti ecc.Ma sto prendendo il cortisone
      e così mi toccherà rimettermi in piedi. Di questi tempi non ti
      puoi neanche permettere un bell'acciacco psicosomatico per
      riposarti un po'. Mi fermerò qualche mese a Milledgeville,
      Georgia, riserva naturale di uccelli, nell'attesa di vedere che
      razza di invalidità finirò col diventare. A Natale, all' hospitale,
      ci sono soltanto becchineri e raganelle, e vittime di incidenti e
      la sottoscritta ( ma che mi importa! , tanto non credo più tanto
      nel tempo ).
      E lo stesso spero di te, che a quest'ora magari avrai qualche
      pupo. Tienimi sempre informata.
      Mi sono letta Assassinio nella cattedrale  e le infermiere ormai
      mi vedono come un'appassionata di gialli.
      E' un dramma meraviglioso; se non lo conosci, che aspetti?
      Scrivimi una lettera di solidarietà.  (…)


Flanney O' Connor  da  Sola a presidiare la fortezza ( Lettere  a cura di Ottavio Fatica )

2 commenti:

  1. Mi colpisce il linguaggio autoironico che rende lievi passaggi ostici e delicati

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  2. Flannery è l'esatto contrario di una scrittrice convenzionale: forse il tratto suo più distintivo è l'ironia, che usa prima di tutto verso se stessa. La difficoltà della sua vita ( la malattia invalidante che la colpì e che la portò a morte prematura a 39 anni ), non le tolse mai il sorriso ( ma - ed è ciò che più colpisce - neanche la capacità di riderci sopra, senza vittimismo e inutili quanto stereotipati buonismi ).Partecipe della vita del mondo ( pur vivendo in una sorta di isolamento ) attraverso fitte corrispondenze, e nonostante la sua scrittura fosse dichiaratamente di ispirazione cristiana, i suoi racconti non fanno mai da pretesto per prediche, né si dilungano in riflessioni di parte blande e noiose. Al contrario, le sue storie sono spesso cupe e divertenti, piene di tensione e di ironia, sfidando chi le legge a trovare l'azione della grazia divina nei luoghi e nelle situazioni in cui detta grazia sembra tenersi a debita distanza, tra personaggi ingenui e orgogliosi, avidi o umili, sinistri o ridicoli. Un'umanità così variegata e pittoresca da far pensare - più che alle pagine della Bibbia - ai film di Tarantino.
    Per chi volesse poi approfondire il senso religioso di questa autrice, segnalo il testo " Diario di preghiera ", in cui ( ancora da ragazza ) preannunciava il proprio programma di vita e di lavoro e le cui pagine ruotano attorno al tema della fede e della Sacra Scrittura.

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