martedì 26 aprile 2022

MODI DI AUTORITRARSI

 

Da tempo scrutiamo l'abisso. Da tempo, da quando ne abbiamo coscienza. Una distanza infinita separa due punti: l' io dal tu, il qui dal lì, un istante da un altro. Come sarà ancora possibile l'incontro, come potrà Achille raggiungere la tartaruga? Dai paradossi matematici, che hanno armato e disarmato le speculazioni per secoli, il dubbio rimbalza sui confini dell'etica, investe la funzione dell'arte e della letteratura.

La terra smotta sotto i nostri piedi ogni qual volta ci affacciamo sulla dimensione della dualità, che rischia di aumentare la distanza anziché tracciare possibilità di avvicinamento. Eppure esiste un luogo dove questo incontro può ancora avvenire. Per raggiungerlo, occorre abbandonare le strategie di giustapposizione, dar fuoco all'ego e spingersi coraggiosamente fino all'estremo. Occorre saltare nel vuoto.

Questo salto significa dismettere l'io per trovarsi con l'altro in un non- luogo. La dismissione dell'io avviene in ciò che gli è più proprio, nell'autoritratto, laddove potrebbe affermarsi, farsi uno e potente, trasparente a se stesso. L'io sa che nello specchio potrebbe perdersi, sedotto da se stesso come Narciso, e così si nasconde. Il titolo " Autoritrarsi" traduce già questa volontà facendosi forma pura del verbo che abbandona l'ostinazione del sostantivo. Oltrepassato questo limite, si apre il territorio del possibile, dell' " uno a uno", dei " quaranta " ( poesie) e " quaranta" ( fotografie ), simili a un edificio che si elevi in sistemi di altezze, ma che - nel contempo - accoglie dentro di sé piani orizzontali.

Dell'io sopravvivono frammenti : un occhio che scruta da uno schermo, minimi pezzi di corpo, contorni. Innumerevoli filtri si sovrappongono e mai si ritrova la certezza dell'intero. L'incompiuto è sempre in agguato.





                    Autoritratto con San Domenico Savio ( io non sono venuto )



Dove sei? Lui ti vede,tu l'hai 

visto. Si chiama reciprocità.

M non riguarda te, che sei leggero.

Tu non hai pesantezza, e la materia

del sogno è il capolavoro dell'esistere

con cocciutezza : questo, se la vede,

la spacca, l'acquasantiera.

Questo è morto danzando sulla rima

baciata, facile, tra la sue preghiera

e il pestoso colera che l'ha ucciso.

Un rigo appresso all'altro. Ed è per questo

che nella foto tu non sei venuto.



                                            ***



                                                  Autoritratto con coso


Non sapendo che fare

di questa smania, prendo a sagomare

figure impersonali e mi assottiglio

per forza, per incollo e per rovello

a epifanie incertissime, che provo

imploro, aggiusto, rompo e poi detesto.


Così detesto me, che me deploro,

per interposto guasto, e quasi cozzo

con un coso all'ingiù, dal collo appeso

ad infinite altezze, a perdifiato,

pencolante nel vuoto e in imminente

pericolo di andare in mille pezzi.


Ciao, sono il coso finito qui per caso

a testa in giù, secondo il tuo giudizio.

Invece sono ritto e sono qui

da ben prima di te, che sei arrivato,

- all'improvviso e assai improbabilmente -

nella postura di un pazzo capovolto.


Ciao, coso, neanche vedo dove porti,

se mai li porti, gli occhi e tutto il resto.

Io sono il fingitore e ti detesto.

Faccio scatti a casaccio. Tu sei il caso

che fa di me colui che non sa fare

che riprovare dopo aver provato.


Non sapendo che fare, hai riprovato.

Da coso a coso, ti dico che hai sbagliato.

Mi viene il torcicollo. Torna su.

Stammi a sentire. Sparisci pure tu.



                                          ***



                                                Autoritratto in ritirata



Sono solo, non è 

decoroso bouquet la compagnia.


Mi ritiro perché

i ritiri discreti, tuttavia,

sono un'auto da fé.


Qui succede che stipiti

siano in fila cortesi e disponibili

al sorriso più breve in uno specchio,

che lascio volentieri

prima della resurrezione, dell'ennesimo

esito dal sepolcro indedicato.


Che a volte è profumato,

altre volte - più mesto - disodora.


E invece no, non sono

solo,non qui, non ora.

In primo piano, a destra, suona l'organo

della maniglia la nota di una mano,

che, suonata la nota, se ne andrà

a suonare lontano.





                  Marco De Gemmis & Eugenio Lucrezi  da   Autoritrarsi ( 40 poesie di Lucrezi per 40 foto di De Gemmis )



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