Il tuo silenzio fa tremare tutto il frutteto...
CERASA, SOLE NERO
Il sole nero delle cerase,
sangue portato alla bocca
ancora e sempre
con il tempo che passa,
il tempo passato
sul volto e sul libro delle mani.
Ci si guarda di colpo le dita,
portando il frutto alla bocca :
si cerca la propria luce.
Speriamo in un riflesso, uno solo
sul liscio della pelle.
E' la nostra? E' la sua?
Il tuo silenzio fa tremare tutto il frutteto.
La notte si fa polpa
il sole s'è fermato sul suo ramo.
Nell'erba dormiamo con un occhio solo,
avvolti su noi stessi, in noi,
nocciolo! Cellula!
Tenero ricordo sotto il dente
della memoria.
Insieme, siamo questo sole nero
friabile nel becco giallo del merlo.
***
Siamo noi questo frutto maturo
sotto l'accordo perfetto delle tue dita.
Viaggio di silenzio e pioggia sotto la scorza,
il corpo e le sue menzogne.
Cerasa, il vento porta il messaggio delle foglie,
lo sillaba e lo svela.
Una volta ancora accarezzi il silenzio,
culli i suoi non detti davanti alla finestra.
Tutto freme e freme ancora
fin quando non appare
l'ombra del gatto,
e questa vita che ci scappa
come un frutto caduto da un ramo.
***
Cerasa, in te tutto perdura
dal nitore all'oscurità densa
delle stelle spente.
Sale un pianto,
promessa di una pioggia incombente,
di un futuro rattrappito?
Ti guardo. Ti muovi lenta,
ti sfiora il vento, finestra aperta,
scrittura di veli e sipari,
traccia nell'aria di una lettera d'amore!
Un'altra storia,
un racconto che ignoro
prima di vestire il tuo corpo d'aurora.
Lecco le tue dita
poi scendo fino alla fragile cesura del polso,
la tua poesia mi sonnecchia al fianco.
Tutta intera si stenderà fino alla notte, profonda.
***
Per paura di perderle,
perché così vanno le cose,
la notte si compie sempre
al di là delle braccia che l'avvolgono.
Si dissolve e noi pure
nell'alba, l'aurora,
il suo nome sciolto dolce nella tua ombra
in un'unica menzogna, Cerasa.
Ti guardo e c'è solo il riflesso di un frutto
nello specchio corroso.
***
Desiderio, preludio, la nostra storia inizia per non finire più
termina per rinascere nelle siepi vive
dei nostri giorni condivisi,
delle nostre notti sfuggite da un unico grido.
Urlo il tuo nome, Cerasa, me ne rendi l'eco
e noi siamo insieme nell'istante che lo porta.
Certo, non è Cerasa il tuo cognome.
Il tuo nome è quello della donna che amo,
ma continuerò a chiamarti
Cerasa Sole nero
per il gusto dei contrari e dei loro opposti
perché spesso l'orizzonte si rovescia
nel farsi presenza - allora -
la parola di poeta amoreggia col tuo corpo
e il gusto me ne resta sulle labbra,
quello che ritrovo, per perderlo
come il verme che mi si posa sulla lingua,
fragilità di lucciola che dilegua
nell'aria del frutteto, Cerasa,
prima che tutto si dissolva
nell'oro grezzo di un sole nero.
Jean - Claude Tardif Inediti Trad. di Stefano Sem
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