E' un vento che fa tutto di cristallo...
" Poesia di metamorfosi e viandanza questa di Francesca Matteoni, di sprofondamento nella mitologia interiore e archetipica, ma anche capace di esplorare il grande Nord e il mondo incantato dei miti e delle fiabe; poesia che ora si allarga in narrazione, ora si raggruma in pochi versi verticali, ma non dimentica il distacco d'ombra che ci allontana l'uno dall'altro, pure sa abbandonarsi all'esperienza di un amore che non consola e non pacifica " Se l'amore è forza, lo è perché mi spezza / se l'amore è fede, lo è perché mi schiaccia /. " La nostra poeta parla un linguaggio personale e sorprendente: è voce viva eppure ferma, che può dire di sé con ragione : "Io remo contro la notte, misuro / a onde la separazione. Al sonno / lascio una bussola e un nord / un oracolo di schegge ". ( G. Pusterla )
LA STREGA PARLA
Vinco il tempo nel mio spazio.
Lo creo solido e verticale.
Un telo di lamiera di traverso
al cielo.
Polvere dove era il sangue
polvere a compattare il male.
Chiudo una ciocca nel pugno -
nessun liquido, nessun sudore.
Io dico parole.
Purezza, perfezione.
Io ti dico chiudi l'orecchio
a ogni altro suono
chiudi il tuo corpo
nella mia mano.
Chiudi le cosce, le braccia,
lascia salire alle tempie le spire
del mio volere.
Crescere è sempre tradire.
***
TU
Stava - un giorno - una ragazza in una torre.
La torre si spellava il bosco di dosso,
impediva la vista alla luna.
La torre era d'osso e cemento
e qualcosa come il rimorso.
Nella torre non c'era l'inferno
non c'era l'estate, l'inverno
non c'era l'ingresso o l'uscita
non c'era la morte o la vita
c'era un vago rumore di passi
di stomaci tesi.
E una livida stella sul petto.
Non c'era un letto, una sedia
si dormiva per terra sotto un ricamo.
Pendeva dalla stella un amo
una chioma fulva e dorata
fino all'ora della rugiada.
Poi arrivi tu. Ti arrampichi, cadi, riprovi,
guardi la donna nella ragazza
guardi il cupo del sangue
nel tuo manto di lupo.
Proverai, morderai, romperai, tratterrai
un frammento di luce?
Le dirai : vengo a donarti un mondo felice,
mentirai? Oppure, che ogni strada è una croce?
Vengo a rubarti la pace?
Consolami, perché sono un uomo?
Piegati, aspettami, conosci il perdono?
Le dirai: sostieni questo mio errore
questa resa al tuo fiato di ogni ambizione.
Le dirai : nessuna promessa.
Io ti affondo nel volto un addio
uno spasmo di sale.
Io ti chiedo di ritornare.
E questo è già abbastanza per amare.
***
LA REGINA DELLA NEVE
Freddezza è perfezione.
Discende da una stanza sopra il mondo
è un vento che fa tutto di cristallo.
Non mi scioglie la voce del ruscello
non si frange il mio castello
non mi piega chi piange.
Il mio corpo raggela ogni sembiante
di nonna, di madre, di figlia -
Io porto la vera meraviglia.
***
Riapro per te il mio corpo
serro su te la mia bocca
cerco un posto nel mondo al mio mondo.
Una stanza che si espone al cuore
e nel fondo ha una luce.
Riapro per te una preghiera
una chiara ferita di soglia
una preda che non sia tradita
un tremore di foglia.
Un passero scende dal ramo
per un suono terreno
cede l'ala per il grano
cede alla pioggia la stella
e la stella impara a respirare.
Il primo respiro è un urto
di gioia o terrore.
Riapro per te la paura nel mattino
che tace. Nel mattino che spinge
una brace negli occhi.
Io non dico mai il vero, ma è vera
la traccia sotto la parola.
Io dico come chi chiede
di essere tratta dal cielo.
Io vivo come non vista, nascosta
da tutte le piume. Quanti piccoli
inganni per non essere sola.
A ogni piuma la pelle
si cola, raggruma. Si volta
senza riparo, senza riparo si affida.
Si tende.
Era d'aria - un giorno - il mio sangue.
***
Io ti guardo mentre dormi la notte
le tue ciocche che ricadono sulla fronte.
Io cerco il tuo corpo soltanto
come confine al mio mondo.
Io di notte sussurro la parola amore
ma senza che tu mi possa sentire -
potrebbe portarti lontano,
farmi svanire.
Se l'amore è forza, lo è perché mi spezza
se l'amore è fede, lo è perché mi schiaccia
fino al vuoto e nel vuoto devo saperti vivo,
altro dal fantasma che io di te ricreo
per disperare in me.
Se l'amore è eterno, lo è
perché eternamente ci separa,
ci incrina nel petto
come gusci d'insetto tra l'erba.
Se l'amore è gioia, lo è perché ci veglia,
ci denuda sottile nel pianto
ci rilascia in un'onda gentile.
Io rimetto in te l'amore
come nella terra si confessa una bambina.
Io disperdo in te questa enorme paura di vivere
o di morire -
la stringo nel tuo palmo in una spina.
Francesca Matteoni da Ciò che il mondo separa
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