giovedì 14 aprile 2022

CIO ' CHE IL MONDO SEPARA

 


                                                   E' un vento che fa tutto di cristallo...



" Poesia di metamorfosi e viandanza questa  di Francesca Matteoni, di sprofondamento nella mitologia interiore e archetipica, ma anche capace di esplorare il grande Nord e il mondo incantato dei miti e delle fiabe; poesia che ora si allarga in narrazione, ora si raggruma in pochi versi verticali, ma non dimentica il distacco d'ombra che ci allontana l'uno dall'altro, pure sa abbandonarsi all'esperienza di un amore che non consola e non pacifica " Se l'amore è forza, lo è perché mi spezza / se l'amore è fede, lo è perché mi schiaccia /. " La nostra poeta parla un linguaggio personale e sorprendente: è voce viva eppure ferma, che può dire di sé con ragione : "Io remo contro la notte, misuro / a onde la separazione. Al sonno / lascio una bussola e un nord / un oracolo di schegge ".  ( G. Pusterla )





LA STREGA PARLA


Vinco il tempo nel mio spazio.

Lo creo solido e verticale.

Un telo di lamiera di traverso

al cielo.

Polvere dove era il sangue

polvere a compattare il male.

Chiudo una ciocca nel pugno -

nessun liquido, nessun sudore.

Io dico parole.

Purezza, perfezione.

Io ti dico chiudi l'orecchio

a ogni altro suono

chiudi il tuo corpo

nella mia mano.

Chiudi le cosce, le braccia,

lascia salire alle tempie le spire

del mio volere.


Crescere è sempre tradire.



                                             ***


TU


Stava - un giorno - una ragazza in una torre.

La torre si spellava il bosco di dosso,

impediva la vista alla luna.

La torre era d'osso e cemento

e qualcosa come il rimorso.

Nella torre non c'era l'inferno

non c'era l'estate, l'inverno

non c'era l'ingresso o l'uscita

non c'era la morte o la vita

c'era un vago rumore di passi

di stomaci tesi.

E una livida stella sul petto.


Non c'era un letto, una sedia

si dormiva per terra sotto un ricamo.

Pendeva dalla stella un amo

una chioma fulva e dorata

fino all'ora della rugiada.


Poi arrivi tu. Ti arrampichi, cadi, riprovi,

guardi la donna nella ragazza

guardi il cupo del sangue

nel tuo manto di lupo.


Proverai, morderai, romperai, tratterrai

un frammento di luce?

Le dirai : vengo a donarti un mondo felice,

mentirai? Oppure, che ogni strada è una croce?

Vengo a rubarti la pace?

Consolami, perché sono un uomo?

Piegati, aspettami, conosci il perdono?

Le dirai: sostieni questo mio errore

questa resa al tuo fiato di ogni ambizione.

Le dirai : nessuna promessa.

Io ti affondo nel volto un addio

uno spasmo di sale.

Io ti chiedo di ritornare.


E questo è già abbastanza per amare.



                                      ***


LA REGINA DELLA NEVE


Freddezza è perfezione.

Discende da una stanza sopra il mondo

è un vento che fa tutto di cristallo.


Non mi scioglie la voce del ruscello

non si frange il mio castello

non mi piega chi piange.


Il mio corpo raggela ogni sembiante

di nonna, di madre, di figlia -

Io porto la vera meraviglia.



                                        ***


Riapro per te il mio corpo

serro su te la mia bocca

cerco un posto nel mondo al mio mondo.

Una stanza che si espone al cuore

e nel fondo ha una luce.


Riapro per te una preghiera

una chiara ferita di soglia

una preda che non sia tradita

un tremore di foglia.


Un passero scende dal ramo

per un suono terreno

cede l'ala per il grano

cede alla pioggia la stella

e la stella impara a respirare.

Il primo respiro è un urto

di gioia o terrore.


Riapro per te la paura nel mattino

che tace. Nel mattino che spinge

una brace negli occhi.


Io non dico mai il vero, ma è vera

la traccia sotto la parola.

Io dico come chi chiede

di essere tratta dal cielo.


Io vivo come non vista, nascosta

da tutte le piume. Quanti piccoli

inganni per non essere sola.

A ogni piuma la pelle

si cola, raggruma. Si volta

senza riparo, senza riparo si affida.

Si tende.


Era d'aria - un giorno - il mio sangue.



                                        ***


Io ti guardo mentre dormi la notte

le tue ciocche che ricadono sulla fronte.

Io cerco il tuo corpo soltanto

come confine al mio mondo.


Io di notte sussurro la parola amore

ma senza che tu mi possa sentire -

potrebbe portarti lontano,

farmi svanire.


Se l'amore è forza, lo è perché mi spezza

se l'amore è fede, lo è perché mi schiaccia

fino al vuoto e nel vuoto devo saperti vivo,

altro dal fantasma che io di te ricreo

per disperare in me.


Se l'amore è eterno, lo è

perché eternamente ci separa,

ci incrina nel petto

come gusci d'insetto tra l'erba.


Se l'amore è gioia, lo è perché ci veglia,

ci denuda sottile nel pianto

ci rilascia in un'onda gentile.


Io rimetto in te l'amore

come nella terra si confessa una bambina.

Io disperdo in te questa enorme paura di vivere

o di morire -


la stringo nel tuo palmo in una spina.




            Francesca  Matteoni   da   Ciò che il mondo separa



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