lunedì 18 marzo 2019

SMASCHERATI 4

 
 
 
" Lo zio Rudi " di Gerhard Richter
                                            
(…) L'arrivo della fotografia ha modificato radicalmente il rituale
       della seduta di posa, accorciando o in alcuni casi cancellando
      la relazione fra artista e modello.Warhol è stato l'esito più noto
      di questo cambiamento: la carta stampata gli permetteva di
      cogliere l'estemporaneità della cronaca e la sua Polaroid era
      lo strumento prediletto per "catturare " la lunga fila di
      celebrità, uomini d'affari, collezionisti ed ereditiere da cui poi
      nascevano poi i suoi quadri. Un rapporto dunque non più
      diretto, ma mediato sia dalla distanza tecnologica che dallo
      spazio, ora non più condiviso fisicamente, ma che al tempo
      stesso ha contribuito ad allargare il bagaglio delle possibilità.
      Percorrendo questa strada, l'epoca moderna è diventata l'unica
      in cui un artista come Gerhart  Richter ha potuto trasformare
      una piccola foto in bianco e nero dello " zio Rudi" in un ritratto
      tra i più iconici del Novecento, grazie al fatto che il parente
      sorridente in quell'immagine scattata negli anni Trenta vestiva
      in realtà l'uniforme dell'esercito nazista, circostanza che
      trasformava l'opera in un messaggio politico e culturale
      universale.
      Thomas Macho, filosofo delle civilizzazioni e antropologo dei
      media, ha scritto che viviamo in una  " società facciale " che
      produce volti senza sosta. I settimanali e i mensili sono stati i
      primi ad intuire l'importanza di mettere un volto in copertina,
      al punto che oggi -  a ogni angolo di strada, su ogni tabellone -
      la pubblicità ci insegue con centinaia di visi e, " senza un volto,
      nulla osa più invadere lo spazio riservato alle affissioni". Basta
      poi chinare la faccia sul cellulare o sul pc e anche qui veniamo
      travolti da ritratti e selfie, la versione contemporanea dell'
      autoritratto.Il teorico dell'arte Hans Belting precisa  - a questo
         proposito - che il passaggio a Internet ha fatto sì che il volto
      pubblico, cioè noto a tutti, non sia più l'espressione di una data
      classe sociale dal momento che la celebrità non è più
      esclusivamente una questione di statura o di conseguimenti all'
      interno della reputazione pubblica, ma di semplice diffusione.
      L'evoluzione del ritratto segna dunque di pari passo i
      cambiamenti della società, ma l'artista non si limita ad
      assecondarli. Poiché nel XXI secolo il ritratto celebrativo non è
      più possibile, e poiché nello stesso tempo ogni ritratto è
      possibile attraverso un telefono, l'artista cileno Alfredo Jaar ha
      pensato di immortalare il fotoreporter Kevin Carter in un modo
      completamente diverso dalla lunga tradizione del passato, e
      cioè attraverso un'istallazione: in una stanza silenziosa e buia,
      illuminata dalla proiezione di sintetiche frasi che raccontano la
      tragica storia di Carter, il cui volto- però - non appare. Nell'
      abbondanza di ritratti offerti dalla contemporaneità - infatti -
      all'artista non resta che mettersi di lato, fermarsi e raccontare
     una storia come l'unico modo ancora possibile per smascherare
     un volto e restituire al ritratto il suo ruolo di rivelazione. (…)




Francesca Bonazzoli e Michele Robecchi  da  Smascherati ( Storie e segreti dietro ai ritratti più famosi )   



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