venerdì 22 marzo 2019

MANDATE A DIRE ALL'IMPERATORE 2




                                Allora la notte diventa cielo nella nostra bocca…




DEDICHE A CHI SA



Tra il mio sguardo e il tuo
lo stupore del mio
caduto sulle ginocchia per vedere
come stanno le nuvole
e come le nuvole cambiano quando stiamo davvero.


                                                ***

UNA ROSA

Che cos'è quella rosa sul tavolo
ferma nella sua freschezza come un lago alpino
alta nel suo silenzio più del fragore
dei quotidiani affastellati lì accanto
più del disordine dei notiziari,
la concitazione delle chiavi di casa.
Che cos'è questa parola verdeggiante d'amore
se non il suolo dove lasciarsi cadere
la penombra di un bosco da attraversare
e la mano che si apre e prende la mia
e mi conduce a me.


                                               ***
NEL NOME


Io, riconosciuto nudo, risalito lungo le cicatrici
della conoscenza della tua bocca, ti schiudo alla mia
come un'alba, un riparo
nel respiro della forza deposta;
ogni giorno aggiungo una morte alla mia vita
e ogni giorno il tuo nome ha più significato
duttile sulla mia lingua
e l'ombra versata la sera sulla soglia
il minuto posato nell'attesa
ci libera dalla morte ereditata;

era aprile e pensavo di essere
più piccolo del firmamento,
che non sei tu, non sono io
lo splendore di un sentiero tracciato
dentro il mio nome e il tuo.


                                                   ***

MI SPECCHIO

Con te prendo la sinistra per destra
e la carezza - dio- com'è leggera,
come l'estro dei cirri di stasera
o il verso di un arcade alla finestra.


                                                 ***

APPUNTO

Dal desiderio di pensarti mia
sei rimasta tu, mentre entri e ti siedi.
La luce ti viene alle spalle dalla porta socchiusa,
il pruno lascia il suo bianco al mattino.
Così intonati, il bianco e il pruno
fermi nel sole, noi.

In questa maniera gli alberi parlano al cielo
l'ombra degli alberi cresce lungo le iridi
verde più cielo
in questo modo di stare, precipitati.


                                                  ***

DA LONTANO

Qualche volta , piano piano, quando la notte
si raccoglie sulle nostre fronti e si riempie di silenzio
e non c'è più posto per le parole
e a poco a poco ci si raddensa una dolcezza intorno
come una perla intorno al singolo grano di sabbia,
una lettera alla volta pronunciamo un nome amato
per comporre la sua figura; allora la notte diventa cielo
nella nostra bocca, e il nome amato un pane caldo, spezzato.


                                                  ***

UN GIORNO

Il tempo si è diviso grano a grano
a passi lunghi si è inoltrato nello sguardo
le cose rimangono cose nel giorno senza nome
il bicchiere sul tavolo, la bottiglia
la luce giallina delle sei che ne illumina la cima
stanno lì, tra la mia voce e me
come in pensiero non detto.
La vista non è più quella e sono solo.


                                                     ***  

QUALCOSA NEL BUIO

L'altra notte ho  messo la faccia nel buio
non c'era che la mia faccia non c'era niente
non si muoveva un solo rumore né una sola evidenza
animava al soprassalto, neanche il sospetto
di un'assenza concentrata in ombra
c'era solo la pressione del nero sugli occhi
con quella della nuca  sul cuscino
e tutto attorno, qualcosa tutto attorno
conteneva quell'oscurità e me.



            Pierluigi  Cappello  da      Mandate a dire all'imperatore




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