mercoledì 6 marzo 2019

LETTERE DA UN MATRIMONIO ( Postfazione di Anna ) 1





 
Anna Proclemer

 
Nel Settembre del '53 ero a Venezia per il Festival della Prosa, dove rappresentammo La fuggitiva di Ugo Betti. Nel frattempo stavamo arredando la nuova casa in Via Fleming. Vi entrammo all'inizio dell'autunno. Era molto bella : due camere guardavano su un campo da tennis e su un viale di pini e, in fondo, si intravedeva il Tevere. Era arredata un po' sommariamente. Speravamo di migliorarla col tempo. E invece no. La  prima volta che ci richiudemmo la porta alle spalle, io ebbi di colpo la certezza che stavo per chiudermi alle spalle anche il mio matrimonio. Fu una rivelazione improvvisa, che mi sconvolse. Non avrei mai creduto possibile interrompere il nostro legame. Niente era cambiato nei sentimenti di B., e anche i miei erano gli stessi di sempre.
Ma c'era una cosa che era lievitata in me inavvertita e segreta, una presenza che pretendeva di essere riconosciuta e ascoltata: la mia maturità. Avevo trent'anni e dovevo cominciare a scoprire chi ero. Per fare questo avevo bisogno di essere sola; avevo bisogno di andare alla ricerca della giovinezza che non avevo avuto. Avevo bisogno di libertà, di irresponsabilità, di indipendenza per diventare finalmente responsabile e cosciente.
Mi rendo conto che tutto ciò suona forse orribilmente ibseniano. Ma non posso  camuffare la realtà; non posso - in omaggio al buon gusto - scegliermi una verità di comodo per fare bella figura. Mi sono chiesta molte volte se questa ricerca di me stessa, questa operazione di recupero sarebbe stata possibile senza troncare il legame con B. Credo proprio di no. Fra noi l'affetto era profondissimo, ma la confidenza assai scarsa: troppo riserbi, tra noi; troppa diplomazia, e civiltà, e delicatezza, e prudenza, e pudore. Sono qualità in sé preziose. Pericolose in un rapporto. In sette anni di matrimonio non ricordo di avere mai alzato la  voce o discusso con una certa vivacità, o sbattuto una porta o detto " non mi seccare ! ". E altrettanto posso affermare di B. Vivevamo con estremo garbo in una sorta di astratta tolleranza, tenendo accuratamente in disparte ogni sia pur lieve accenno di passionalità e di intemperanza. Persino gli impulsi del carattere venivano imbrigliati in ossequio a un ideale di compostezza e di razionalità. Con le più nobili intenzioni, con la più scrupolosa sincerità vivevamo una menzogna.



                          Anna  Proclemer   da       Lettere da un matrimonio


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