giovedì 21 marzo 2019

L'INFERNO DI CATHERINE

 
 

                                                                        Amo le rose che muoiono…


Altissimo amore, se mai accadesse che io muoia
senza aver saputo dove vi possedevo
in quale sole stava la vostra dimora
in quale passato il vostro tempo, in quale ora
                                                     io vi amavo.

Altissimo amore che fuggite la memoria
fuoco senza focolare di cui ho fatto tutta la mia luce,
in quale destino tracciate la mia storia,
in quale sonno si vedeva la vostra gloria.
                                                   o mia dimora…

Quando sarò per me stessa perduta
e divisa nell'abisso infinito
infinitamente, quando sarò sconfitta
quando il presente di cui sono rivestita
                                                   avrà tradito,

per l'universo in mille corpi frantumata
di innumerevoli istanti non ancora riuniti
di cenere setacciata nei cieli fino al nulla
rifarete per una strana stagione
                                                  un solo tesoro;

rifarete il mio nome e la mia immagine
con mille corpi portati alla luce
viva unità senza nome e volto
cuore dello spirito, oh centro del miraggio
                                                altissimo amore.


                                                   ***

NOVA

In un mondo del futuro dove la mia vita mi appartiene
che non si è formata nel cielo odierno,
nel nuovissimo spazio dove il volere devia,
nell'atto nuovissimo dell'astro che fuggo
tu vivrai, mio splendore mia sventura, mia salvazione,
mio cuore estremo costituito col sangue che io sono,
mio soffio, mio tocco, mio sguardo, mio desiderio,
mio più terrestre bene perduto nell'infinito.

Evita l'avvenire, Immagine inseguita!
Sono morta di voi, oh miei amatissimi
non essere disfati, dissipati, scindi
denuncia il desiderio che non ho scelto.

Non adempiere al mio giorno, anima della mia follia -
abbandona il destino che non ho adempiuto.


                                                ***

SONETTO  MORALE SULLE RIME DI UN POEMA DEL MIO AMANTE IMPOSSIBILE

Amo le rose che                             muoiono
I capricci                                       insoddisfatti
Il lungo rimpianto                         che rimane
In fondo ai rifiuti                           snervanti.

Amo anche le promesse                 tardive
Di paradisi                                    vertiginosi
Che ( sollevando la sua mano       ardente )
Irrigidiscono il signore                 nervoso.

Ma la mia anima bella                  rovesciata
Sull'alma saggezza                        iridata
Che gli dei immortali m'hanno     fatto

Assaporare la castità                    appassionata
Cara avventura passeggera         indolente
E ride dei vostri sessi                   disfatti.          


                                                 ***

SE VUOI

             Se vuoi
ce ne andremo insieme
             noi due
verso il vecchio fico
            avrà
frutti neri che tremano
           sotto il vento
che arriva da Orvilles.

           Tu andrai
l'anima rovesciata
           sulla tua vita
e io ti seguirò.
          Il cielo basso
tratterrà i nostri pensieri   
          con la feccia
di una segreta sventura.

          
          Prenderai
dall'albero uno dei suoi frutti
          e d'un tratto
lo farai sanguinare
         e la tua mano
morta come marmo
         getterà
il dono del fico.

          Il vento verde
pieno del frusciare dei faggi
          spalancherà
la gabbia del cielo
          io griderò
come un cane senza padrone
          tu fuggirai
in pieno sole.


                                      ***

NON AVENDO ASSOLUTAMENTE PIU' ALCUNA SPERANZA

Non avendo assolutamente più alcuna speranza
non contando neppure sull'intelligenza,
capendo che la gloria è per chi è felice;
impossibilitata a vivere di questo corpo folgorato,
                              essendo morti gli amici,
essendo la scienza utile per chi è vivo;
oggetto di stupore per quelli che passano,
scandalo per quelli che si accontentano,
                             seduta senza quasi respirare,
                                        ella lavora,
                             una rosa nel cuore.


                 Catherine Pozzi  da     Il mio inferno      


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