Di' loro che mi reggo su una gamba mentre l'altra sogna…
A VACANZA DAVVERO FINITA
Sarà strano
sapere infine che non si poteva andare avanti all'infinito,
con quella vocina a ripeterci sempre
nulla cambierà,
e ricordare anche,
perché allora sarà tutto finito, come stavano
e cose, e come abbiamo buttato via il tempo, come se
non ci fosse nulla da fare,
quando, in un lampo
il clima cambiò, e l'aria lieve si fece
d'una pesantezza insopportabile, il vento straordinariamente
taciturno
e le nostre città cenere,
e sapere pure
ciò che non avevamo mai sospettato, che era qualcosa come
l'estate
al massimo della magnificenza tranne che le notti erano più
calde
e le nubi parevano rilucere,
e perfino allora,
perché non saremo molto cambiati, chiederci
che ne sarà delle cose, e chi rimarrà a ripetere
tutto daccapo,
e in qualche modo cercare,
ma tuttora incapaci, di sapere cosa davvero
sia andato storto del tutto, o come mai
stiamo morendo.
***
RINUNCIARE A ME STESSO
Rinuncio ai miei occhi che sono uova di vetro.
Rinuncio alla mia lingua.
Rinuncio alla mia bocca che è il sogno perpetuo della mia lingua.
Rinuncio alla mia gola che è la custodia della mia voce.
Rinuncio al mio cuore che è una mela in fiamme.
Rinuncio ai miei polmoni che sono alberi ignari della luna.
Rinuncio al mio odore che è quello di una pietra che si muove sotto la pioggia.
Rinuncio alle mie mani che sono dieci desideri.
Rinuncio alle mie braccia che hanno voluto lasciarmi comunque.
Rinuncio alle mie gambe che solo di notte sono amanti.
Rinuncio alle mie natiche che sono le lune dell'infanzia.
Rinuncio al mio pene che in un sussurro incoraggia le mie cosce.
Rinuncio ai miei vestiti che sono mura agitate dal vento
e rinuncio al fantasma che le abita.
Rinuncio. Rinuncio.
E tu non ne avrai neanche un po' perché io sto già ricominciando da zero.
***
A QUESTO PUNTO
Abbiamo fatto quel che volevamo.
Abbiamo cestinato i sogni, privilegiato l'industria pesante
l'uno dell'altra, e abbiamo accolto il dolore a braccia aperte
e denominato rovina l'abitudine impossibile da spezzare.
E adesso eccoci qui.
La cena è in tavola ma non riusciamo a mangiare.
La carne resta lì nel lago bianco del piatto.
Il vino attende.
Arrivare a questo punto
ha i suoi vantaggi: nulla è promesso, nulla è sottratto.
Non abbiamo cuore né grazia salvifica,
non un posto dove andare, non un motivo per restare.
***
RESPIRO
Quando li vedi
di' loro che io ci sono ancora,
che mi reggo su una gamba mentre l'altra sogna,
che solo così si può fare,
che le bugie che dico a loro sono diverse
da quelle che dico a me stesso,
che con lo stare sia qui che oltre
mi sto facendo orizzonte,
che come il sole si leva e cala io so qual è il mio posto,
che è il respiro a salvarmi,
che persino le sillabe forzate del declino sono respiro,
che se il corpo è bara è anche madia di respiro,
che il respiro è uno specchio offuscato da parole,
che solo il respiro sopravvive al grido di aiuto
quando penetra l'orecchio dell'estraneo
e permane ben oltre la scomparsa della parola,
che il respiro è di nuovo all'inizio, che da esso
si stacca ogni resistenza, come il significato si stacca
dalla vita, o il buio si stacca dalla luce,
che il respiro è ciò che dò a loro quando mando saluti affettuosi.
Mark Strand da Il futuro non è più quello di una volta
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