mercoledì 6 marzo 2019

LETTERE DA UN MATRIMONIO 1 ( Antefatto )

 
 

                                                 La verità bisogna dirla, se no si muore…


Gennaio, 1942

(…) Ebbene,cara Anna, la verità bisogna dirla, se non si muore.Da
       alcuni giorni i nostri rapporti si svolgono con dei " Come sta?"
     " Mi telefoni" " Ho piacere di rivederla" " Grazie della
        telefonata ".
       E invece le cose non stanno in questi termini diplomatici. Le
       cose - almeno da parte mia - stanno così: da venti giorni mi
       sembra letteralmente di impazzire.Non so lavorare, m'affumico
       il cervello con la pipa, passeggio, la notte - intorno al mio
       letto - faccio penosi calcoli con le dita - e a tutti domando la
       stessa cosa; mi sono rimasti solamente due pensieri: uno
       scintillante come il sole e uno nero come la morte. E il primo
       è che tu sei la più dolce, bella, intelligente, candida ragazza
       del mondo; e il secondo che sei tanto giovane, e io no. Gli
       anni, che prima guardavo con simpatia come bravi cavalli che
       m' avessero portato, ora li odio perché mi hanno portato così
       lontano da te. A mia madre stessa - che adoravo - non so
       perdonare di avermi fatto nascere così presto. Che fretta c'era
       di mettere al mondo un balordo personaggio? Avrebbe potuto
       aspettare. Se fra te e me non ci fossero questi anni, avrei
       chiesto mille volte di sposarti: mille volte ti avrei sposato
       davanti a mille altari, facendomi domandare da mille preti se
       fossi contento di sposare te, per avere il piacere di rispondere
       mille volte sì. Ma questi orribili anni! Perché non li ho tutti
       in un braccio? Me li taglierei io stesso, con un coltello da
       cucina. E d'altra parte, questo - sugli anni - non è che un
       ragionamento e non può nulla contro la furia dei miei
       sentimenti. Vorrei che tu fossi presente a quello che succede
       dentro di me " in tuo onore ". Fuggiresti spaventata.
       Ma è un bene che anche tu partecipi all'accanito diverbio nel
       quale sono tutto preso e a cui è ormai ridotto il mio lavoro, il
       mio sonno, il mio riposo. E dov'è andato l'umorismo? Lo
       caccerò via per sempre, come un servitore che si è nascosto
       nel momento del bisogno. Nei primi giorni ho cercato di
      prendere appunti, di trarre spunti comici da me stesso, ma non
       è servito a nulla.
       Ma tu, non mi scriverai nulla? Può darsi che tu sia già
     innamorata di un altro e io parli ad una ragazza che già ascolta
      una voce che la persuade di più. In questo caso, tutto quello
      che succede appartiene solo a me e il suo piccolo orecchio non
      udrebbe d'ora in poi che parole cortesi. Tutti i dolori potrei
      sopportare per te, tranne quello di riuscirti fastidioso.
      In ogni modo, rimani quello che sei:candida, dolce, intelligente
      e soave. Non ascoltare i consigli dei registi, non perdere la
      dolcezza perché essi hanno bisogno di un tono risoluto,nè
      smettere per un solo minuto il candore perché questi imbecilli
      avranno pensato un personaggio poco candido. Il mio odio per
      il cinema non avrebbe più limiti. E ora straccia questa lettera
      e calpestala con la scarpina. Ma scrivimi.
      Addio, cara Anna

                                            Vitaliano Br. (…)


Vitaliano Brancati e Anna Proclemer  da  Lettere da un matrimonio


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