sabato 23 marzo 2019

IL SILENZIO DI DAVID 2

 
 


IL SILENZIO CI CHIAMA

(…) In un contesto in cui il rumore non molla mai la presa sull'
  umanità contemporanea in cui le parole si svuotano di significato,
  si acuiscono la nostalgia del silenzio e l'aspirazione a ritrovarlo.
  Sono sempre più numerose le persone che privilegiano i soggiorni
  di meditazione o i ritiri nei monasteri. I centri termali o di
 talassoterapia propongono soggiorni di tranquillità e rilassamento
 che non vanno mai deserti. L'immenso successo del camminare
 corrisponde - per molti - a una forma di riscoperta del silenzio.
 Benché possa apparire anacronistico in un mondo, come quello
 contemporaneo *, in cui sembrano imperano la velocità, l'utilità,il
 rendimento e l'efficacia, il camminare è un atto di resistenza
 civica che privilegia la lentezza, la disponibilità, la conversazione,
 la curiosità l'amicizia, la gratuità, la generosità, valori che si
 oppongono risolutamente alla sensibilità neoliberale che
 condiziona ormai le nostre vite. Si tratta soprattutto di una ricerca
 di interiorità, di pacificazione. Camminare è un modo gioioso di
 mettere una distanza tra sé e il rumore per immergersi di nuovo
 nel mare del silenzio offerto da una foresta, un sentiero, un deserto
 In un mondo in cui il silenzio è in via di estinzione, cacciato da
 ogni luogo, il camminatore è un collezionista di momenti
 eccezionali nella loro aurea di silenzio, impegnato in un'opera di
 salvaguardia: sperimenta un momento di sospensione del tempo,
 nel quale recupera un senso e una forza interiore, prima di tornare
 alla confusione del mondo e alle preoccupazioni del quotidiano.
 La punteggiatura del silenzio, gustata in momenti diversi dell'
 esistenza, appare un atto ricostitutivo, un necessario tempo di
 riposo prima di ritrovare il rumore - inteso in senso proprio e
 figurato - dell'immersione  nella civilizzazione urbana.
 Il silenzio libera dal peso di dover essere sempre disponibili e sul
 chi-va-là, fornendo un'intensa sensazione di essere al mondo.
 Segna un momento di alleggerimento che autorizza a fare il punto,
 a ritrovare la propria dimensione, un'unità interiore, a osare il
 passo di una decisione difficile. Elimina le preoccupazioni
 rendendoci nuovamente disponibili, sgombra il campo all'interno
 del quale l'individuo si dibatte. Chi cammina riposiziona il silenzio
 al centro della propria esistenza. (…)


 David Le Breton  da  Sul silenzio ( Fuggire dal rumore del mondo )


* Questo libro  del sociologo e antropologo francese Le Breton ha visto la luce nel 1997 e, benché siano passati solo poco più di due decenni dalla sua pubblicazione, e il suo autore sia tuttora in vita ( nato nel 1953 ), risulta già obsoleto, sorpassato, superato.
L'autore infatti parla di un silenzio " in via di estinzione", ma ormai noi potremmo senza ombra di dubbio affermare che tale pratica si è completamente estinta, sia a livello individuale che in quello collettivo- sociale. E direi in ogni parte del mondo ( con le debite distinzioni fra le diverse società ). Pare infatti che il virus
abbia invaso l'organismo intero , e il tanto auspicato silenzio sopravviva solo ( come scelta elitaria ) fra ristrette frange della popolazione mondiale per motivi legati prevalentemente a qualche credo religioso .
Anche quella che potremmo definire ( in questo brano ) " elogio" del camminare, non è più la stessa cosa di vent'anni fa, che avveniva in modo solitario e predisponeva sì al silenzio e alla riflessione. Se oggi diamo un'occhiata alle sempre meno numerose persone che si dedicano a questa pratica ( vanno molto più di moda le palestre o i " Centri benessere ", ci accorgiamo che le persone sono magari sì da sole - ma solo formalmente - perché in realtà sono tutte " collegate " , vuoi all'ascolto di musica che ad altri strumenti elettronici.
Che dire?  " O tempora , o mores! " come i nostro bravo Cicerone?
E' cosa nota che ogni Tempo storico abbia le proprie caratteristiche ( nel privato poi ognuno può fare le scelte che crede).Trovo tuttavia che riportare brani come questo inviti non solo ad una sociologica riflessione, ma ad un pensiero sul personale uso di uno " strumento" -tale il silenzio- che , per la sua valenza non può e non deve andare soggetto alle mode.

                        frida





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