lunedì 18 marzo 2019

KEVIN CARTER : LA SCONFITTA DELL'IMMAGINE 2



(…)Parallelamente, un tipo di dibattito vagamente più ipocrita si
      scatenò sul ruolo del fotografo come distaccato osservatore ( e
      speculatore ) di una realtà la cui brutalità richiederebbe invece
      un intervento attivo. Carter e chi gli era vicino quel giorno,
      argomentarono che la situazione non era quello che sembrava,
      che la foto era stata scattata vicino a una stazione di assistenza
      alimentare ONU; che il bambino era stato temporaneamente
      parcheggiato dalla madre mentre era in coda presso la
      distribuzione dei viveri;che l'avvoltoio girava per impossessarsi
      di qualunque cosa commestibile fosse nei dintorni e che, a
      quanto pare, Carter stesso lo allontanò quando si rese conto
      che la sua vicinanza stava diventando pericolosa. Ma non servì
      a nulla.L'ipocrisia morale di una società malata di voyeurismo,
      che è disposta ad osservare ogni cosa a patto che non
      interferisca direttamente con il suo benessere, si manifestò in
      tutta la sua furia; furia che l'annuncio ufficiale della fotografia
      di Carter come vincitore del premio Pulitzer per il giornalismo
      l'anno successivo, fece poco per lenire.
      Ciò di cui non si era tenuto conto era invece la fragilità
      psicologica di Carter, il quale incominciò seriamente a
      chiedersi se la continua esposizione a certi episodi non lo
      avesse reso troppo distaccato dal loro significato. Afflitto da
      problemi economici e personali, perennemente tormentato dal
      ricordo delle vicende vissute in anni passati in prima linea in
      alcuni dei momenti più catastrofici  nella storia dell' Africa, nel
      giugno del 1994, Carter guidò fino al sobborgo di Parkmore, a
      Johannesburg, dove era cresciuto, e si uccise con il gas di
      scarico della sua auto. Aveva 33 anni. (…)


     Sul luogo del suicidio venne trovato questo biglietto :

   " Mi dispiace tanto, davvero. Il dolore della vita prevale sulla
     gioia a tal punto che la gioia non esiste più… Sono depresso,
     senza telefono, senza soldi per l'affitto,senzasoldi per mantenere
     i miei figli, senza soldi per pagare i debiti… SOLDI!!!
     Sono ossessionato dai ricordi vividi di omicidi e di cadaveri, e
     di rabbia e di dolore… di bambini affamati o feriti, di pazzi dal
     grilletto facile, spesso dalla polizia, di carnefici assassini…
     Devo andare a trovare Ken, spero di essere fortunato ".
 



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