giovedì 14 luglio 2022

LA TRAPPOLA DEL TUNNEL NELLA POESIA DI G. GIUDICI

 


                                                 Morire è possibile a tutti più che nascere...




LA VITA IN VERSI


Metti in versi la vita, trascrivi

fedelmente, senza tacere

particolare alcuno, l'evidenza dei vivi.


Ma non dimenticare che vedere non è

sapere, né potere, bensì ridicolo

un altro voler essere che te.


Nel sotto e nel soprammondo s'allacciano

complicità di visceri, saettano occhiate

d'accordi. E gli istanti s'affacciano


al limbo delle intermedie balaustre:

applaudono, compiangono entrambi i sensi

del sublime  - l'infame, l'illustre.


Inoltre metti in versi che morire

è possibile a tutti più che nascere

e in ogni caso l'essere è più del dire.



                                    ***


I VECCHI


Non onorate i vecchi,

abbiate pietà

perché sono gli specchi

di come finirà


tutta la vita per noi

che non abbiamo virtù :

vogliono i vecchi eroi

amore, ma non c'è più


nei vecchi nulla da amare,

lacrime, sesso e vino :

tutto dobbiamo odiare

nei vecchi, nostro destino.


Ladri di notte corte,

il giorno ci perderà :

coi vecchi la stessa morte

misura le nostre età.



                                          ***


IL BENESSERE


Quanti hanno avuto ciò che non avevano:

un lavoro, una casa - ma poi

che l'ebbero ottenuto vi si chiusero.

Ancora per poco sarò tra voi.



                                       ***


DAL CUORE DEL MIRACOLO


Parlo di me, dal cuore del miracolo:

la mia colpa sociale è di non ridere,

di non commuovermi al momento giusto.

E intanto muoio, per aspettare a vivere.

Il rancore di chi non ha speranza:

dunque è pietà di me che mi fa credere

essere altrove una vita più vera?

Già piegato, presumo di non cedere.



                                         ***


UNA SERA COME TANTE


Una sera come tante, e nuovamente

noi qui, chissà per quanto ancora, al nostro

settimo piano, dopo i soliti urli

i bambini si sono addormentati,

e dorme anche il cucciolo i cui escrementi

un'altra volta nello studio abbiamo trovati.

Lo batti col giornale, i suoi guaiti commenti.


Una sera come tante, e i miei proponimenti

intatti - in apparenza - come anni

or sono, anzi più chiari, più concreti :

scrivere versi cristiani in cui si mostri

che mi distrusse ragazzo l'educazione dei preti;

due ore almeno ogni giorno per me;

basta con la bontà, qualche volta mentire.


Una sera come tante ( quante ne resta a morire

di sere come questa? ) e non tentato da nulla,

dico dal sonno, dalla voglia di bere

o dall'angoscia futile che mi prendeva alle spalle,

né dalle mie impiegatizie frustrazioni :

mi ridomando, vorrei sapere,

se un giorno sarò meno stanco, se illusioni


siano le antiche speranze della salvezza :

o se nel mio corpo vile io soffra naturalmente

la sorte di ogni altro, non volgare

letteratura, ma vita che si piega nel suo vertice,

senza né più virtù né giovinezza.

Potremmo avere domani una vita più semplice?

Ha un fine il nostro subire il presente?


Ma che si viva o si muoia è indifferente,

se private persone senza storia

siamo, lettori di giornali, spettatori

televisivi, utenti di servizi :

dovremmo essere in molti, sbagliare in molti,

in compagnia di molti sommare i nostri vizi,

non questa grigia innocenza che inermi ci tiene


qui, dove il male è facile e inarrivabile il bene.

E' nostalgia di un futuro che mi estenua,

ma poi di un sorriso s'appaga o di un come - se - fosse!

Da quanti anni non vedo un fiume in piena?

Da quanto in questa viltà ci assicura

la nostra disciplina senza percosse?

Da quanto ha nome bontà la paura?


Una sera come tante, ed è la mia vecchia impostura

che dice : domani, domani... pur sapendo

che il nostro domani era già ieri da sempre.

La verità chiedeva assai più semplici tempre.

Ride il tranquillo despota che lo sa :

mi numera fra i suoi lungo la strada che scendo.

C'è più onore nel tradire che in essere fedeli a metà.




                     Giovanni Giudici   da     Tutte le poesie




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