Morire è possibile a tutti più che nascere...
LA VITA IN VERSI
Metti in versi la vita, trascrivi
fedelmente, senza tacere
particolare alcuno, l'evidenza dei vivi.
Ma non dimenticare che vedere non è
sapere, né potere, bensì ridicolo
un altro voler essere che te.
Nel sotto e nel soprammondo s'allacciano
complicità di visceri, saettano occhiate
d'accordi. E gli istanti s'affacciano
al limbo delle intermedie balaustre:
applaudono, compiangono entrambi i sensi
del sublime - l'infame, l'illustre.
Inoltre metti in versi che morire
è possibile a tutti più che nascere
e in ogni caso l'essere è più del dire.
***
I VECCHI
Non onorate i vecchi,
abbiate pietà
perché sono gli specchi
di come finirà
tutta la vita per noi
che non abbiamo virtù :
vogliono i vecchi eroi
amore, ma non c'è più
nei vecchi nulla da amare,
lacrime, sesso e vino :
tutto dobbiamo odiare
nei vecchi, nostro destino.
Ladri di notte corte,
il giorno ci perderà :
coi vecchi la stessa morte
misura le nostre età.
***
IL BENESSERE
Quanti hanno avuto ciò che non avevano:
un lavoro, una casa - ma poi
che l'ebbero ottenuto vi si chiusero.
Ancora per poco sarò tra voi.
***
DAL CUORE DEL MIRACOLO
Parlo di me, dal cuore del miracolo:
la mia colpa sociale è di non ridere,
di non commuovermi al momento giusto.
E intanto muoio, per aspettare a vivere.
Il rancore di chi non ha speranza:
dunque è pietà di me che mi fa credere
essere altrove una vita più vera?
Già piegato, presumo di non cedere.
***
UNA SERA COME TANTE
Una sera come tante, e nuovamente
noi qui, chissà per quanto ancora, al nostro
settimo piano, dopo i soliti urli
i bambini si sono addormentati,
e dorme anche il cucciolo i cui escrementi
un'altra volta nello studio abbiamo trovati.
Lo batti col giornale, i suoi guaiti commenti.
Una sera come tante, e i miei proponimenti
intatti - in apparenza - come anni
or sono, anzi più chiari, più concreti :
scrivere versi cristiani in cui si mostri
che mi distrusse ragazzo l'educazione dei preti;
due ore almeno ogni giorno per me;
basta con la bontà, qualche volta mentire.
Una sera come tante ( quante ne resta a morire
di sere come questa? ) e non tentato da nulla,
dico dal sonno, dalla voglia di bere
o dall'angoscia futile che mi prendeva alle spalle,
né dalle mie impiegatizie frustrazioni :
mi ridomando, vorrei sapere,
se un giorno sarò meno stanco, se illusioni
siano le antiche speranze della salvezza :
o se nel mio corpo vile io soffra naturalmente
la sorte di ogni altro, non volgare
letteratura, ma vita che si piega nel suo vertice,
senza né più virtù né giovinezza.
Potremmo avere domani una vita più semplice?
Ha un fine il nostro subire il presente?
Ma che si viva o si muoia è indifferente,
se private persone senza storia
siamo, lettori di giornali, spettatori
televisivi, utenti di servizi :
dovremmo essere in molti, sbagliare in molti,
in compagnia di molti sommare i nostri vizi,
non questa grigia innocenza che inermi ci tiene
qui, dove il male è facile e inarrivabile il bene.
E' nostalgia di un futuro che mi estenua,
ma poi di un sorriso s'appaga o di un come - se - fosse!
Da quanti anni non vedo un fiume in piena?
Da quanto in questa viltà ci assicura
la nostra disciplina senza percosse?
Da quanto ha nome bontà la paura?
Una sera come tante, ed è la mia vecchia impostura
che dice : domani, domani... pur sapendo
che il nostro domani era già ieri da sempre.
La verità chiedeva assai più semplici tempre.
Ride il tranquillo despota che lo sa :
mi numera fra i suoi lungo la strada che scendo.
C'è più onore nel tradire che in essere fedeli a metà.
Giovanni Giudici da Tutte le poesie
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