Non chiedermi perché a te mi stringo...
Io vi parlo da questa
inospitale zona del sentire.
Sì, questo scrivere pare mi annienti
a poco a poco, ma
mentre mi invento un vivere migliore
m'abituo a questo fuoco con cui gioco
da tempo ormai. Noi siamo solo ostaggi
del provvisorio.
Non è una fuga nell'irrazionale
bensì si tratta solo di guardare
l'invisibile che si spoglia e addita
lì dove vita e morte si coagulano
in un tutt'uno.
Io dentro queste parole ci vivo.
E muoio, a volte.
In quest'antro mi nascondo,
venite a prendermi se ci riuscite.
***
Occorre negoziare con l'orrore del nulla.
Con la debita distanza e cautela
avvicinarla e rendersela amica
questa fanciulla fascinosa, immensa,
Invitarla una volta tanto, dirle
una bella parola. Non la solita
amara, cinica
folgore che stride strazia corrode.
***
Non è di te che penso. Penso ad altro,
a questa indenne e magica insistenza
con la quale mi ostino a non desistere.
A volte - è vero -
sì ti bramo, ma sei inabbordabile.
Sembri lontana come una galassia
ci diamo un nome appena e tante ipotesi,
anche se - a dire il vero - ne sappiamo ben poco
di quanto accada, quale vita pulsi,
ammesso che sia possibile una vita,
ma questo è già un altro paio di maniche.
Tu non hai colpa alcuna di quel che avviene, sei
innocente e candida come il camice
del macellaio.
Sei così come sei, e basta. Insormontabile
un silenzio lunare adesso ci divide.
***
Queste sono parole di ossidiana...
idilli brilli e sconquassati invero,
tutti intenti a tradire più che a dire,
o sbaglio? Sii sincera con me, dimmi
i drammi che ti stritolano, dammi
una ragione in più per non demordere;
se vuoi t'offrirò un altro giro ancora.
Vomiteremo infine sull'aurora
o al chiar di luna. Il resto poco importa.
***
Senti, parliamone da vecchi amici:
aiutiamoci a vicenda. Ti chiedo
di riprovare ad essere felici,
una migliore soluzione non vedo.
Sono un ladruncolo di tamerici.
A volte faccio il gradasso, poi cedo
al tuo cospetto. " Maledetto " dici
" ti rodi il fegato e il cuore allo spiedo.
Infilzi, crogiolandolo al lentissimo
rogo dei tuoi rimorsi, i quali fingono
di non esserci... poi stai malissimo."
Di nero allora io tutto dipingo,
affogo nel mio fango e non è il massimo.
Non chiedermelo perché a te mi stringo.
Io rimango ramingo.
Né come uomo né come poeta
giungerò mai all'agognata meta.
Alessandro Salvi da Santuario del transitorio
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