martedì 19 luglio 2022

IL CUORE DI BEPPE

 


                             E tanto amara la mia vita spiegazzata come un cencio...





( Quanto fu lunga la mia malattia,

e tanto amara la mia vita in quella

fu stretta e spiegazzata come un cencio,

e io pallido e stanco come un mondo

dovessi sopportar tutto

su la mia schiena, faticavo tanto,

m'immaginavo mondi tutti assai più

lievi e volatili di questo mio,

che tanto m'affliggeva e tormentava,

e vaneggiavo di nascoste verità

e cieli quieti di pensieri chiari

ove più mio l'animo affranto potesse

dimorare, e non trovavo queste

cose che non esistono, e soffrivo ).



                                         ***


Fui prigione di cifre d'alfabeto

e delle loro forme allineate

e dello sciocco mistero che non mai

muti maestri insegnano a noi.

Mai mi fu detto e con stenti imparai

che non v'è ossa e sangue nelle cose

morte, di che si possa - meravigliose -

dimenticarne, eterne. E non più mai

le perfezioni del pensiero a queste

cose inanimate san provvedere

che sian così mutevoli e leggere

da non imprigionare i vivi. Tanto 

noi siamo, d'aerea vita soltanto

nuda dimora della vita e tanto 

basta ad avere caro il grave, il centro

imperfettibile, d'ignoto peso.



                                        ***


M'innamoro di cose lontane e vicine,

lavoro e sono rispettato, infine,

anch'io ho trovato un leggero confine,

a questo mondo che non si può fuggire.

Forse scopriranno una nuova legge

universale, e altre cose e uomini

impareranno ad amare. Ma io ho nostalgia

delle cose impossibili, voglio tornare

indietro. Domani mi licenzio, e bevo

e vedo chimere e sento scomparire

lontane cose e vicine.



                                         ***


A scrivere ho imparato dagli amici,

ma senza di loro. Tu m'hai insegnato

ad amare, ma senza di te. La vita

con il suo dolore m'insegna a vivere,

ma quasi senza vivere, e a lavorare,

ma sempre senza lavoro. Allora,

allora io ho imparato a piangere,

ma senza lacrime, e a sognare, ma

non vedo in sogno che figure inumani.

Non ha più limite la mia pazienza.

Non ho pazienza più per niente, niente

più rimane della nostra fortuna.

Anche a odiare ho dovuto imparare

e dagli amici e da te e dalla vita intera.



                                       ***


Ma oltre queste verità e dentro queste

vuote parole ho perso la misura.

Ora io so soltanto che son seduto

a questo tavolo e che per tante buone

ragioni ho tempo e odio da spendere.

E mi basta così senza nemmeno

maledire. Non è perdere al gioco,

e poi fa bene vivere. Un'arte

marziale voglio imparare, di che sempre

si possa indugiare di far male.

Un teatro astratto di colpi e pensieri

per i giorni neri. E poi le gioie e insieme

con gli amici far niente.




                                Beppe  Salvia     da      Cuore



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