Un colloquio di respiri sulla fronte...
Persi all'alba polline e veleno
appesi si sta all'impermanenza
alla giusta distanza di salvezza
riparo perfino da noi stessi.
Ma nella stanza c'è tutto un vuoto sacro
da incontrare, una rinascenza d'acqua;
lontani dalle brame si prova a separare
ciò che vale da tutto ciò che lacera e scuce.
Svanisce il dominio del domani.
***
In fondo siamo noi a decidere le altezze
come fosse lecito dare misura all'anima,
corso al fiume o all'argine perimetro.
Così, oltre la tenda
si svelerà straniera la terra - né mia né tua -
nel volo incompleto delle tortore.
Appagato interamente solo il bisogno minimo,
un colloquio di respiri sulla fronte.
***
Essendo presenti a tanto stupore, trattenere l'oro dell'alba
sui boschi ancora neri del nord, nella ferita dei venti,
delle radure il respiro - dei semi deposti dai merli.
Come torbiere custodire antiche memorie nel fondo.
Imparare dai campi riarsi il sogno di neve.
Cancellarsi come neve, come neve crearsi.
***
A oriente di qualsiasi origine
si vestiranno d'alba. Ne coglieranno
l'essenzialità oltre ragione.
La promessa prima verrà conservata.
A tutto ciò che deve ancora essere,
la sposa innalzerà altari, occhi.
A tutto ciò mai torri né ombre.
Nel bianco - in quella precisa tonalità di bianco,
tutto il valore indiviso della verità.
***
Ma solo verso sera,
quando la neve stende silenzi
sui tetti di lamiera e sui cancelli,
se di tepore illumina e campi e le pietrose siepi
e ammanta bacche stinte di roseti
nei cortili
- la casa ritorna alla casa -
e il fuoco alla casa.
Qui io sono, dove sono assenza e quiete,
nel tempo eternamente presente
giunta da dov'ero partita
da dove non ero partita.
Annalisa Rodeghiero da A oriente di qualsiasi origine
Nessun commento:
Posta un commento