E sogno che sia perfettamente sorda alle notizie della morte...
Il sogno, infantile e senile, che da sveglio
mi capita di sognare se avverto desolazione,
è la confluenza di tutte le persone che nel tempo
siamo state, io e chi ho amato, in una sola essenza
che abbia qualcosa di noi tutti e soprattutto
la coscienza di ognuno sciolta in una coscienza collettiva.
Un mostro, una creatura essenziale che ci racchiuda,
come la fusione di tutti i proiettili
di una battaglia senza superstiti
fusi insieme in un bizzarro
blocco senziente di metallo.
Lì dentro ci agitiamo ancora, spingiamo
di qua e di là le nostre volontà
ma incapaci - così fusi - di crearci vicendevole dolore.
Piuttosto, il movimento testimonia ancora vita,
è accolto dall'amalgama come un solletico
che ridice ciascun nome
e il sollievo di averlo stinto dentro
la fornace che ci ha indeterminato.
Appena nati, e adulti vulnerati, e ragazzini
dal passo molleggiato - insieme - ognuno condiviso,
con i se stessi che è stato, con le voci che ha avuto,
con i movimenti che lo hanno guidato,
con i pensieri, anche i più lievi, che lo hanno abitato:
uno strepito instancabile e inudibile
dentro il gomitolo compatto che siamo diventati
per non perdere nessun filo di noi.
E sogno che sia un'aggregazione quieta e lucida e costante,
e sogno che sia una repubblica eterna o almeno
perfettamente sorda alle notizie della morte.
Paolo Maccari da Quaderno delle presenze
Nessun commento:
Posta un commento