mercoledì 13 gennaio 2021

VERONICA FRANCO ( La cortigiana del Vescovo )

 


                                    Iacopo Robusti ( Tintoretto )- Ritratto di Veronica Franco




E pur contra ragion ti porto amore:

quel che tu meco far devresti al dritto,

teco 'l torto, e so ch'è a farlo errore.


Tu non m'avresti in tanti giorni scritto,

che star t'avvenne di parlarmi privo,

mostrando essere di ciò mesto e afflitto,


ch'io cortesemente ora ti scrivo;

e se ben certo m'offendessi troppo,

teco legata in dolce nodo vivo,


il qual mentre scior tento, e più l'ingroppo,

e, sì come d' Amor disposto fue,

non trovo in via d'amarti alcun intoppo.


Ma pur furono ingrate l'opre tue,

poi che pensar ad altra donna osasti,

e limar versi de le lodi sue:


farlo celatamente ti pensasti,

ma io ti sopraggiunsi a l'improvviso,

quando manco di me tu dubitasti.


Ben ti vidi, perciò turbar nel viso,

e per la forza della coscienza

e rimanesti timido e conquiso,


sì che gli occhi d'alzar in mia presenza

non ti bastò l'errante animo allora;

ahi teco estrema fu la mia pazienza!


Chiudesti 'l libro tu senza dimora,

ed io gli occhi dovea con mie man trarti:

misera che di tale s'innamora!


Io non ho perdonato per amarti

ad alcuna fatica, ad alcun danno,

sperando intieramente d' acquistarti:


e tu, falso, adoprando occulto inganno

per cogliermi al tuo laccio, or che mi tieni,

mi dai, d'amor in ricompensa, affanno.


Ben son di vezzi e di lusinghe pieni

i tuoi detti eloquenti, e con pia vista

sempre a strazio maggior, empio, mi meni.



                                             ***


D'odio e d'amor gran passion or mista

m'ingombra l'alma, e 'l torbido pensiero

agitando contamina e contrista:


e 'n te dal ciel quella vendetta spero

ch'io non vorrei; ed infelicemente

d'alto sdegno e d'amor languisco e pèro...



                         Veronica  Franco  da    Terze rime


" Le  delizie d'amor farò gustarvi"


La relazione pericolosa tra la poetessa Veronica Franco e l'Arcivescovo Maffio Venier.



" Se no credesse un dì, vacca sfondrà,/ de covèrzerte  el cul co la cotala,/ e farte de do camere una sala,/ credo che morirave desperà./ No portèria sta sera el cazzo a cà /e ziogherìa pi presto ancuò alla bala,/ e sarà forza un dì che te la cala./ Basta, mo no ti te ne accorzerà ".


Sarebbe niente se l'autore di questo frammento non fosse un arcivescovo cattolico del Cinquecento. E che la destinataria di questa lirica non fosse una cortigiana " onesta" del tempo, una veneziana intellettuale, da non confondere con quelle che vicino al Ponte di Rialto venivano chiamate " di lume".


                                        ***


Lui si chiamava Maffio Venier e, oltre ad essere un poeta, era anche  " Uomo di Dio " : era di casa sia per Francesco I de' Medici che per Papa Sisto V.


Lei si chiamava Veronica Franco, intellettuale rinascimentale che vantava una cultura raffinata ed esprimeva i suoi numerosi talenti in ambito letterario e musicale.



                                                                     Padrona del suo destino ( film )


2 commenti:

  1. Solo tu conosci certi versi.. Grazie per le ricercate condivisioni Frida 🌷

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  2. In effetti è stata una ricerca che ha riservato sorprese anche a me... e qualche volte sono sorprese piacevoli...
    Grazie per l'attenzione.

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