EL ALTET 13 AGOSTO 1934
Che terribile voglia di vederti ! E' chiaro che non voglio vederti per osservarti accanto a me, per porre i miei occhi corporei dentro di te. No. Vorrei che tu apparissi così, nella tua assenza, dentro la mia anima, così come tu sei, così come ti vedevo nella realtà. Non posso. Ed è una tortura. So a memoria - memoria del cuore - tutto ciò che potrebbe servire per descriverti. Ogni tuo lineamento, ogni tua linea corporea la conosco nella sua bellezza essenziale. Il colore dei tuoi occhi, la linea della tua fronte, della tua bocca, l'aria della tua andatura, il suono della tua voce. Tutto, conosco tutto. Non mi manca alcun dato. Eppure, che dolore non poter toccare l'essere stesso, con i suoi componenti! Ti assicuro che è un vero lavoro della mia anima : attraverso le apparenze che lo compongono e che posseggo, cerco il tuo Tu, la tua totalità, il tuo essere. E non riesco mai a trovarlo. E' una vera e propria mania. Comincio ad adoperarmi, a volte tramite gli occhi, attraverso la deliziosa grinza del naso - quella che sostenevi fosse brutta ! - altre tramite il tuo modo di camminare. Cerco indizi, vie, accessi, e tutto inutilmente. Non ottengo mai la tua rivelazione completa. Se solo vedessi quanto - a volte - mi rallegro di ciò ! (Probabilmente per consolarmi ). Dico che mi rallegro perché in questo modo so che la mia fantasia non inventa una Katherine immaginaria, indipendente da te. No. La mia Katherine ha bisogno della tua realtà, necessita della tua stessa vita, del tuo essere insostituibile. Non è un sogno, non è un'illusione. Non è un prodotto della mia immaginazione personale. E' una donna vitale che cammina, respira, sente. E senza lei tutta la sua immagine è imperfetta. Tu sei tu. E sei più che tu. Tu e la tua immagine al contempo. Katherine, ogni volta che ti ho guardata, ti ho vista in te, e più in là di te, nel tuo secondo e ultimo tu. Questa è pazzia ? No, no. Il mio massimo piacere è aver scoperto questo doppio di te stessa. Questo è ciò che io chiamo tua immagine. Tuttavia, questa tua immagine si rivela solo in tua presenza. Per questo è tanto ciò che doni, sai? Guardandoti, non mi arricchisco solo di quel che vedo, ma con ciò che intravedo. Ma senza te, né realtà né immagine . Solo segni. Segni di te, tracce della tua esistenza, probabilità. Tu - lontana - sei solo probabile. Capisci il mio dolore? Comprendi la mia ricerca furiosa tramite i ricordi delle tue forme, affinché io possa imbattermi con il certo?Impossibile! Esiste? Non esiste? E' successo ciò che è accaduto? Solo la tua presenza, la tua doppia presenza mi darebbe il sì assoluto, il sì che trasformerebbe il probabile in certo. Vedi in che modo vivi dentro di me? Liberi tutte le mie forze spirituali, le turbi, un muoversi burrascoso, cominci a farle vivere. Katherine, sei il motore della mia vita, nel vero e proprio senso della parola. So che se mi mancasse il motore, in me si chiuderebbero molte ali che si sono aperte; molti cantici che comincio a sentire, si metterebbero a tacere, e si spegnerebbero molte aurore che stanno tremando all'orizzonte. E per questo ho paura, paura, te lo dico perché è la verità, di vivere un giorno in meno, adesso che vivo di più grazie a te.
Pedro
Pedro Salinas da Cartas a Khaternine Whitmore ( Lettere 1932, 1947 )
Chi volesse approfondire l'argomento, può recarsi sul sito www.Eliantoeditore,it e leggere l'articolo " L' amata ( e l'amante ) di Pedro Salinas .
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