(...) Così, a ridurre la probabilità ( che viaggiavano sul fifty - fifty ), presi l'abitudine, sui dieci - undici anni, di non bere più dopo le quattro del pomeriggio: onde per cui, per mancanza di salivazione, una loquela impastata e impedita, come di chi abbia la bocca piena di sabbia e di Vinavil ( con il soprammercato della beffa: " Non puoi parlare come una persona normale? Mi sembri un deficiente!", ma io ben contento di sembrarlo, purché la vescica fosse vuota.) La sete che ho patito!. Va da sé che dopo la separazione dei miei genitori, la mia vita prendesse due stili: con acqua la sera a casa nostra, senz'acqua la sera da mio padre. In questo modo me la cavai per un po', fin quando - una Pasqua - egli decise di affittare una casa all' isola d' Elba per l'estate. Essendo persona con le idee molto chiare e non fidandosi di nessuno, programmò di cercarsela di persona durante quella Pasqua: facendosi poi venire la pessima idea di portarmi con lui. Quattro giorni durò quell'inferno, quattro giorni in cui divenni una mummia disidratata. Ogni giorno ci si spostava in taxi lungo la costa: mio padre guardava, chiedeva, questionava poi, con un umore che andava peggiorando di tappa in tappa, sceglieva una locanda per la sera. Irreprensibile, fui, un vero soldato. La quarta sera, invece, cedetti: non più di un bicchiere, ma cedetti. Voleva il caso crudele che proprio quell'ultima notte alloggiassimo in un albergo di un certo lusso e che, non essendo disponibili camere doppie, io e mio padre dovessimo dormire in un letto matrimoniale. C'è bisogno di andare avanti? All'alba, ridestomi, mi trovo avvolto nel ben noto sudario inzuppato... e anche il pigiama di mio padre ( ancora nel sonno ) è bagnato... e di brutto! oh tempo, per quanto ti sei fermato? Lottando freneticamente con il panico, esaminai le possibili soluzioni : non ce n'erano. Così, come un condannato a morte, mi riaccoccolai dalla mia parte in attesa della Punizione. Oggi un meccanismo pietoso mi impedisce di ricordare nitidamente: sorvolo. Accennerò invece al silenzio, lo spaventoso silenzio che calò fra di noi durante il viaggio di ritorno, ancora in taxi, poi sul traghetto, poi in treno, poi in tram fin davanti al portone di casa mia, dove fui congedato senza una parola. Seppi poi da mia madre che non si era mai vergognato così in vita sua che " vaffanculo dio " quando mai gli era venuta l'idea di portarmi con lui e " come cazzo stavo venendo su", ecc, ecc.
L'Elba non ci sono voluto tornare mai più. (...)
Michele Mari da Leggenda privata
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