giovedì 7 gennaio 2021

BETOCCHI POETA 2

 


                                        E metter piume amorose per la notte che viene...




ROTONDA LA TERRA


Rotonda la terra, scena che si ripete,

in te, dal saluto serale: consuetudine

mia planetaria, con te e i tuoi tramonti:

trasalimento, di tegola in tegola,

del mio vivere che se ne va col tuo

trapassare, lume diurno, lento,

sul tetto davanti casa; e il mio formarsi,

intanto, un petto come di colomba;

e metter piume amorose per la notte

che viene; ravvolgermi unitario

con essa; pigolìo interiore, perdita

dell'umano: divenire mio universale.



                                                 ***


LA VERITA'


La verità ,oltre la lucida fibra

dei sensi, va verso la squallida,

l'infinitamente squallida plaga

dell'eterno. Ma, ahi noi! che qui sostiamo


al sole del tempo, noi abitanti 

dell'effimero, lungi dall'affascinante

tenebra dove tutti i misteri tralucono!

Palpitava di brezze il cielo al quale alludo


allorché mi si rivelò, e fu per un istante,

e i voli delle veridiche colombe

mi trascinavano senza respiro;

e io gioivo del mio morir come foglia


al quieto transito d'un giorno d'autunno.



                                                   ***


MENO CHE NULLA SON IO


Meno che nulla son io, nella mente

che invecchia male e incerta

afferra le idee che vi divagano

fantasticanti: eppure sono ancora

creatura, e non è detto che da me

così squallido, così passivo e inerte,

non emani, come ora che scrivo,

il senso eterno di quell'eterna

povertà che ci è propria, a noi che viviamo

nel tempo, sulla cui nera lavagna

scriviamo col gesso dei giorni parole

che sempre biancheggiano, per Lui che le legge,

pupilla d'aquila, solo compagno sapiente.



                                                ***


SALMO


Quando invecchiamo, fatti più  sordi alla rima

e a quel mitico batter dei ritmi

che amore interno dettava, una cosa

sola, un esister confuso coi freschi

pigmenti degli anni giovanili;


allora un ciuffo di pini su un monte,

una gran macchia verde ci commuovono

col silenzio, e siamo come silenzio

che non si perde nel nulla, ma entra

in noi per farsi conoscere, come


lampa di lauro profuma la macchia

nell'alido, col suo sentore amaro:

sì, la vecchiaia è una nuova stagione,

e la morte una stagione più alta, od umile,

di foglia secca per quei tabernacoli della


requie del canto che non serve più.



                                            ***


NE' MIEI PANNI


Tant'è. La mia fede, che non è fede,

è condita di quel coraggio di roccia

che ne fa masso, veemente d'esistere

così com'è, e nell'inesausto mutarsi

certa di essere. Così la gran parte

di me, in bilico come il masso,

ragiona, se può dirsi ragione

quella sua carità, quel suo duro

consistere per sé e per l'ignoto, resistere,

non sapersi che cosa di un mondo

dove altra legge non sia più sicura che quella

della gravità, che tutte le contiene,

e che tutte trascina all'asilo

irrequieto del suo immobile stare.




                           Carlo Betocchi   da   Poesie del sabato



2 commenti:

  1. Grande Vecchio, modernissimo Betocchi, come noi oggi (après coup) "fatti più sordi alla rima"; ma egli di tanto più sensibile alle assonanze, quasi rime, echi interni ecc. Bello! grazie...
    M.

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  2. Mi rende molto felice questo suo commento perché anch'io amo molto la delicata sensibilità di questo poeta e mi è piaciuto anche tanto condividerlo.
    Non so se i brani che ho abbinato ricreino in qualche modo l'atmosfera dei versi ( come ho già avuto modo di dire qui, questo aspetto è quello che mi impegna di più , senza neanche sapere se poi ottengo il risultato voluto ... ). E' pur vero che si tratta di sensazioni soggettive, ma mi piacerebbe molto avere un parere da chi legge ( si accettano anche suggerimenti! ).

    Intanto la ringrazio per il suo intervento ( che mette in luce ogni volta aspetti inediti del post... )

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