" Tu non ricordi / ma in un tempo/ così lontano che non sembra stato / ci siamo dondolati / su un'altalena sola /. Che non finisse mai quel dondolìo / fu l'unica preghiera in senso stretto/ che in tutta la mia vita / io abbia levato al cielo ". ( M. Mari )
(...) Una confessione di quelle pesanti, toh, per alzare la posta. Fino al compimento del sedicesimo anno, il soggetto scrivente soffrì di una disfunzione di origine psicologica nota come " eneuresi notturna". Sotto il profilo psicologico, appunto, l'abbandono all'istinto mingitorio e la disattivazione dell' allarme - inibizione sono un evidente segno di regressione: così la letteratura scientifica, con una nota di inesattezza linguistica che non può non lasciare insoddisfatti: quale mai regressione, infatti, se non si è mai extragrediti? . Comunque, di ciò si trattava. In genere, ma non sempre, si dava un'autorizzazione onirica: io sopra un vasino o davanti a un cesso, o in un prato o nell'acqua del mare, che mi abbandono al bisogno: in genere, ma non sempre, svegliandomi a metà del disastro. In ogni caso, o lì nel pieno della notte, o al mattino, la percezione dell'irreparabile: l'angoscia, il tentativo di occultare le prove, ammassando le lenzuola pollute sotto al letto o direttamente nella lavatrice, e distendendone di nuove e asciutte sul materasso ( almeno lui salvato da una provvidenziale tela cerata). Naturalmente mia madre mi era complice, coprendo il misfatto. Ma se ( ma se ) capitava che mio padre se ne accorgesse, se addirittura ( se addirittura ) mi svegliava lui ritraendo schifato la mano, oh allora ( preterisco ) oh allora! E pure, col culo viola dalle gragnuole, mantenere il contegno perché lui le cinghiate e prima di lui dalla parte della fibbia fino alle mazze chiodate la pece bollente il pubblico squartamento. Mette conto avvertire quanto in simili circostanze ci si riferisse a una certa vaga possibilità che qualcuno, un giorno, potesse diventare un culattina? ( Culattina- piscialetto ). A fare le spese delle mie minzioni notturne era anche il mio adorato orsino di stoffa che se ne intrideva siccome spugna: io poi lo lasciavo delle ore al sole o su un calorifero e lo asciugavo col phon, ma un nonsoché di umido- al suo interno - non se ne andava mai, e con esso l'odore: tamen, la reliquia è ancora con me, adagiata in un armadio. (...)
Michele Mari da Leggenda Privata
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