LA FERITA
Nel ripulirle i bordi
aspetteremo
che a forza di guardarla
riveli un tratto familiare
e che al mattino
il male si raccolga
come vegliando
un cadavere supino, forestiero
con indosso l'uniforme del nemico
tra le spighe scure, chine
accanto al fosso.
***
LA VITA PARLA
Ogni notte ti asciugo la fronte.
Raccolgo di te
quello che si era sparso.
Ma tu non volermi
diversa.
Stringi forte il mio corpo di ore
lungo il recinto di edera e mirto.
Su me spunta fedele
anche colei che credi mi sia ostile
e invece è solo morte.
***
LE NOSTRE OMBRE
Le nostre ombre
ci camminano davanti
ci chiamano a riempirle con lo sguardo
fino al giorno della coincidenza
tra il viaggio e il loro fuoco interno.
Altri le spingeranno al largo
credendole lanterne sposate
al riflesso che le accresce
se da sotto, convesso, le consuma.
***
CON LO SGUARDO
Con lo sguardo
sulla vena imperfetta
o sul tessuto che si sgrana
ci alleniamo
alla Fine
che arriva nelle cose.
E se non basta
passiamo un dito sulla lama
per ricordare
una parola, anticipare
la ferita estrema.
In ogni urto, col bruciore
o nell'inerme attesa
è facile abitudine la morte.
Quanto è più duro invece
tenersi forte
aderire al Tempo
che frana fin dentro all' Amore
di età in età
e con lui precipita
- entrambi destinati
a non toccare il fondo.
Difficile disporsi
all'eternità.
***
TORNERA' LA VITA
Tornerà la Vita
senza mappature
come arrivano gli uccelli migratori.
Ci troverà d'istinto, chiusi
nell'incoscienza della morte
e muti.
Non varrà ragione né perdono.
Per prima cosa
il suo calore, come di corpo.
E dopo, ancora.
Raffaela Fazio da Tropaion
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