sabato 16 gennaio 2021

CARTAS A KATHERINE 2


EL ALTET  30 AGOSTO 1932


Sono a casa. Mi hanno accolto molto bene. I bambini mi stanno intorno in cerca di giocattoli e cioccolatini. Tutti mi fanno domande sul mio viaggio. Mia moglie non è contenta perché avrebbe voluto che rimanessi più tempo per poter lavorare di più. E io, in mezzo a tutto questo, vivo nella doppia vita, sempre mia, che tu hai aggiunto. Vivo in due dimensioni, in due luci, in due orizzonti : il visibile e l'invisibile. Sai una cosa ? Da quando ti ho lasciata, sono stati inutili tutti gli sforzi che ho fatto per distrarmi. Confermo che li ho fatti a malapena. Piuttosto il mio impegno era quello di non distrarmi, né spostare da te la mia attenzione verso un'altra cosa. Gettarmi sempre più nella contemplazione interiore di ciò che mi manca dinanzi ai sensi . Sostituire, rimpiazzare con la forma ideale che penso, con l'essere ideale che amo, la forma che non vedo, l'essere che non posseggo. Tu, ideale e reale al contempo, reale nella tua idealità, ideale nella realtà, amore, Katherine. No, anima, non ho potuto distrarmi. 1 Leggere , impossibile. Le lettere scappano dalle loro parole, dal compito che hanno nel libro e cominciano a costruire altri vocaboli. Katherine, amore, lei. Le righe del libro si dissolvono, si volatilizzano, e dal loro interno nascono - come meravigliosi uccelli - le grandi verità : bellezza di Katherine, anima, di Katherine, amore, di Katherine. Impossibile leggere.  2 Guardare il paesaggio. Non mi serve. Da quando ti conosco, la natura è una serie di profondità : il mare dove nuotasti e che hai attraversato, la terra che calpestiamo insieme. Soprattutto dalla Roccia di Alicante, il cammino perde per me  completamente la sua realtà geografica e si trasforma semplicemente in una serie di punti di riferimento. " Qui mi disse questo. Quello lo guardò. Questa luce è quella che le illuminava il viso." Non serve nemmeno il paesaggio, decisamente.  3 Le persone. Guardare la gente che viaggia sul pullman o che passeggia per le strade, ancora peggio. Mi sembrano tutti volgari, brutti, tristi. Tutto ciò mi fa pensare che esiste un essere di elezione, un essere bello che mi guarda dolcemente. Un essere distinto, singolare, anche quando cammina tra gli altri perché io, nella mia anima, nella mia vita, la isolo e la prediligo tra tutti. Un essere che ora camminerà da qualche parte della terra, come se fosse uno dei tanti, senza che nessuno veda come porta in fronte la stella che salva dal normale, dall'indistinto, dal comune : questa stella è il grande amore, sai? Per cui, Katherine, durante il viaggio, né leggere, né guardare il paesaggio  né la gente poteva distrarmi. Sprofondato dentro te, interamente sommerso, tutto ciò che mi distraeva, di contraccolpo mi riportava a te. Capisci? Il mio spirito credeva di uscire per un momento dalla tua sfera, ma non era vero: era ancora lì. Tu e il mondo vi scambiavate l'uno per l'altra. Tu, il mondo? Il mondo, tu? Non lo so, ma penso nel mio immenso piacere di vivere, vivere, vivere nella forza, nell'ossessione, nel delirio d'amare. Chi l'avrebbe mai detto che quell'uomo serio, silenzioso, con lo sguardo triste, dentro di sé era acceso dal fuoco più prodigioso, dall'ardore di più alta luminosità ? Che gratitudine immensa a chi ci fa sentire così, vivere così, amare così! Tu la conosci? Dillo, dille che della tristezza, della distanza, della separazione io stavo tirando fuori più e più motivi di amarla, di vivere e di aspettarla fino a mai, sempre.



                                                 Pedro


             Pedro  Salinas   da   Cartas a Katherine Whitmore ( Lettere 1932, 1947 )


 

Nessun commento:

Posta un commento