Non posso neppure cantare per il tramestìo che viene dalla strada.
Rassegnato, sono ormai seduto sulla riva,
ho lasciato l'amore e il lavoro lungo la strada.
Con calma
andiamo al mare.
Andiamo al mare.
***
FINO A CHE NON GIUNGE L'ALBA
Vestite di nero
tutti coloro che stanno morendo.
Vestite di bianco
tutti coloro che stanno vivendo.
Fateli dormire in bell'ordine
nello stesso letto.
Confortateli con il latte
quando piangono.
Quando arriverà l'alba
si sentirà il suono della tromba.
***
NEVE
La scorsa notte
la neve è caduta spessa:
sui tetti, sui sentieri, sulle fattorie.
Forse è una coperta
che ci protegge dal freddo.
***
PRIMAVERA
La primavera scorre nel sangue come un ruscello,
e sulla riva come un ruscello,
forsizie, azaleee e fiori di cavolo giallo.
Io, che ho sopportato l'inverno,
germoglio come erba.
Allodola gioiosa,
volo su ogni solco.
Il cielo azzurro
splende lassù.
Yun Dong -Yu da Vento blu ( Cielo, vento, stelle e poesia ) Trad. di Eleonora Manzi
Dal Film " Ritratto di un poeta"
Per la maggior parte dei coreani, i primi versi della poesia " Prologo" sono familiari come il resoconto del periodo oscuro della storia nel quale il Paese era piombato.
Anche se è divenuto noto solo dopo la sua morte avvenuta a soli 27 anni nella prigione giapponese di Fukuota, nel 1945, ( probabilmente a causa di esperimenti chimici sui prigionieri ) per essersi opposto all'oppressione coloniale nipponica , oggi viene ricordato come uno dei più amati poeti coreani.
Mosaico del III sec. a. C. risalente all'epoca greca, rinvenuto in Turchia ( pare che sia l'originale dello " Scheletro spericolato " già rinvenuto nell'area vesuviana ).
COME LE FOGLIE
Noi, come le foglie, siamo generati dalla stagione dei molti fiori
di primavera, quando al raggio del sole subitamente crescono.
Simili a loro, per un attimo godiamo i fiori
di giovinezza, dagli dei ignari del bene e del male.
Abbiamo al fianco le Chele fosche:
una detiene il destino penoso della vecchiaia,
l'altra della morte. E' un istante il frutto
di giovinezza, quanto sulla terra si diffonde il sole.
E quando l'ora abbia passato il suo discrimine,
allora la morte è meglio della vita.
Molti dolori nascono nell'animo : ora è la casa
in rovina, ora le amare gioie che nascono dalla povertà ;
un altro lamenta che non ha figli, e con questo rimpianto
scende sotto la terra dell' Ade; un altro ancora
è oppresso dalla malattia : non c'è uomo
a cui Zeus non abbia dato in dote molti mali.
( Trad. frida )
***
L'AMORE
Quale vita, che dolcezza senza Afrodite d'oro?
Meglio morire, quando non avrò più cari
gli amori segreti, e il letto, e le dolcissime offerte
che di giovinezza sono i fiori effimeri
per gli uomini e le donne.
Quando viene la dolorosa vecchiaia,
che rende l'uomo bello simile al brutto,
sempre nella mente lo consumano malvagi pensieri,
né più si allieta guardando la luce del sole;
ma è odioso ai fanciulli e disprezzato dalle donne:
tanto grave Zeus volle la vecchiaia.
( Trad. S. Quasimodo )
***
SUDOR COPIOSO INONDAMI
Sudor copioso inondami,
agghiaccio di spavento,
ché dura un sol momento
la bella gioventù.
C'è sì gioconda e amabile,
che più durar dovria,
ma che - qual sogno - via
lungi da noi s'en va.
Grave e deforme pendeci
sul capo - ahimè - vecchiezza,
che ognuno aborre e sprezza
perché deforma l'uom.
Ella ciascun - se invadelo -
non conoscibil rende:
se intorno a lui si stende,
gli affligge gli occhi e il cor.
***
GIOVE A TITON CONCESSE
Giove a Titon concesse
vecchio essere immortale,
ma la vecchiezza è male
più grave del morir.
( Trad. A.G. Danesi, 1886 )
Mimnermo da Frammenti
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Mimnermo, vissuto nel VII sec. a. C. è uno dei rappresentanti più interessanti della lirica arcaica greca. Scrisse in metri elegiaci, ma i contenuti della sua opera non si limitano a quelli tipici del genere, quali la lamentazione funebre e l'elogio. Purtroppo sono giunti a noi solo frammenti della sua opera, ma da essi veniamo a conoscenza di alcuni temi importanti per l'autore, quali l'amore, la vecchiaia e l'impegno politico, anche se il leitmotiv della sua opera ( Nannò - raccolta di elegie dedicate alla donna amata ) è il tema della vecchiaia.
Stando alla testimonianza di Strabone , pare che il poeta fosse originario di Colofone, colonia ionica dell' Asia Minore. E' comunque certa la provenienza da quella zona poiché alcuni temi della sua opera sono stati ricollegati proprio agli influssi della letteratura sapienziale di quella regione.
Scritta dal cantastorie U.S.A nel 1948, il brano ILSA KOCH è forse la prima vera canzone del dopoguerra a parlare dell' Olocausto. La composizione rimase tuttavia inedita ed è stata solo di recente riportata alla luce e incisa - su iniziativa della figlia di Guthrie, Nora - dai Klezmatics di New York, folk band che rilegge la tradizione della musica ebraica kletzmer.
Il brano è un crudo resoconto degli orrori * ( trad.) dei campi di sterminio, con al centro la figura spaventosa di Ilsa Koch, la strega di Buchenwald ( nella canzone è chiamata anche " vecchia" ma, essendo nata nel 1906, aveva meno di quarant'anni ). Moglie del comandante SS Karl Otto Koch , responsabile dei campi di Buchenwald e Sachsenhausen ( dove rimase fino al 1941 ), Ilsa Koch si rese protagonista di torture e di atti di crudeltà contro gli internati. Divenne tristemente nota ( veniva appellata " la cagna di Buchenwald " ) per l'atroce collezione di paralumi realizzati con i tatuaggi dalla pelle degli internati uccisi oltre che di teste mummificate. Già nel 1943 venne imprigionata dagli stessi nazisti per le sue azioni brutali. Processata e condannata dopo la fine della guerra, fu rilasciata nel 1948 ma, dato lo scandalo suscitato, fu arrestata di nuovo e condannata all'ergastolo; si impiccò nella sua cella nel 1967 senza mai pentirsi.
Woody Guthrie , nel 1948, temeva che l'oblio cancellasse i crimini dei nazisti :" Ilsa Koch è stata imprigionata... Ilsa Koch adesso è libera..." , così, dopo la guerra, scrisse diversi brani ispirati alla cultura ebraica, anche influenzato dalla poeta Yiddish Aliza Greenblatt.
L' Aia, 29 Settembre 1872- Lettera di Vincent a Theo
Le oltre quaranta lettere in visione alla mostra 'Your Loving Vicent' :Van Gogh's Greates Lettres al Museo Van Gogh di Amsterdam ( 9 Ottobre- 10 gennaio 2021 ), affiancate da più di venti opere tra disegni, dipinti e schizzi, svelano il mondo interiore di Vincent. E' così che possiamo trovare uno sguardo più vicino al pittore, all'uomo autentico, alla sua complessa e sfaccettata personalità. Fogli delicatissimi, raramente esposti, che coprono un arco di diciotto anni, dalla prima lettera del 1872 all'ultima del 23 Luglio 1890, quattro giorni prima di mettere fine alla sua vita.
La mostra si articola in cinque sezioni - Amore fraterno; Un nuovo Destino ;Vita reale; Grandi Sogni ; In cerca di Stabilità - che tracciamo un ritratto dell'artista attraverso le sue lettere. Un ritratto di parole che restituisce a Vincent ciò che gli è stato tolto. Pochi sono gli artisti i cui scritti sono stati così sezionati, tagliuzzati e incollati per dimostrare questo o quello. Lo stesso si può dire per gli autoritratti, spesso dilatati sulle copertine di libri o tagliati a dovere per veicolare uno sguardo disturbato, sposando senza sosta il mito dell'artista maledetto, del pittore impulsivo e povero, solo e ignorato dai critici. Non è così : le sue ottocentoventi lettere giunte a noi e le ottantatrè ricevute, ci fanno scoprire un'altra persona. Il confronto con lo stereotipo cristallizzato del Novecento ( complice anche la filmografia ) è un vero cortocircuito : da un lato c'è un uomo che sragiona, che viene preso a sassate, che dipinge d'impulso, dall'altro c'è una mente finissima che visita i musei e riflette su Shakespeare e Rembrant. Le contraddizioni sono tante e aveva ragione Testori quando - nel 1990 - ammoniva i critici per la loro " definitiva viltà ".
I mangiatori di patate -Van Gogh Museum ( Amsterdam )
28 Aprile 1885 ( a Theo )
(... ) Caro Theo,
volevo dirti che sto lavorando intensamente ai mangiatori di patate.Li ho ripresi su una tela nuova e ho fatto nuovi studi sulle teste, in particolare ho cambiato molto le mani. Soprattutto, sto facendo del mio meglio per metterci dentro la Vita. Sono molto curioso di quello che ne dirà Portier ( mercante d'arte parigino, n.d.r. ), quando sarà terminato.
Comunque faccio progressi e credo che alla fine questo sarà diverso da qualsiasi cosa tu abbia visto di mio, Questo almeno è chiaro. Voglio dirti la Vita in particolare. Lo dipingo A MEMORIA, sul dipinto stesso.
Ma sai bene quante volte ho provato le teste! (...)
***
Autoritratto come pittore -Van Gogh Museum ( Amsterdam )
6 Settembre 1889 ( a Theo )
(...) Qualche giorno fa ho letto sul " Figaro" la storia di uno scrittore russo che è vissuto con una malattia nervosa, di cui peraltro è tristemente morto, che di tanto in tanto gli provocava terribili attacchi. Che si può fare? Non c'è rimedio, o, se c'è , è di lavorare con ardore. Mi sto dilungando su questo più del dovuto. E, insomma, preferisco avere una malattia, che essere com'ero a Parigi, quando stava covando.
Quando metterai " le portait sur fond clair " che ho appena finito accanto a quelli che ho fatto a Parigi, vedrai che adesso ho un'aria più sana e di molto. Tendo persino a credere che il ritratto ti dirà più della mia lettera su come sto e ti rassicurerà: mi è costato fatica... (...)
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Van Gogh - Notte stellata sul Rodano ( Musée D' Orsay )
2 Ottobre 1888 ( a Theo )
(...) Poi infine uno studio del Rodano, della città illuminata con lampade a gas che si riflette nel fiume blu.
Con il cielo stellato sopra - con l' Orsa Maggiore - e scintillii rosa e verde sul campo blu cobalto del cielo notturno, mentre la luce della città e i suoi riflessi improvvisi sono oro rosso e verde bronzato.
Dipinto di notte... (...)
Vincen Van Gogh da I miei quadri raccontati da me ( A cura di Piergiorgio Dragone )
Van Gog - La Berceuse ( Museum of Fine Arts , Boston )
21 Gennaio 1889 ( a Gauguin ) )
(... ) Oggi ho ripreso a dipingere il ritratto della signora Roulin, quello in cui, a causa del mio incidente, le mani erano rimaste incompiute. Come composizione del colori : i rossi arrivano fino agli arancione puri, esaltandosi ulteriormente nell'incarnato fino ai cromi, passando per i rosa e sposando i verdi, oliva e veronese. Come composizione di colori impressionista, credo di non aver fatto mai di meglio. Inoltre, credo che se si appendesse questo dipinto così com'è in un peschereccio, perfino islandese, qualcuno vi sentirebbe una ninnananna. Ah, mio caro amico, fare della pittura ciò che già prima di noi è stata la musica di Wagner e di Berlioz... un'arte che offre consolazioni ai cuori afflitti ! Sono ormai pochi quelli che - come lei - lo sentono!
Mio fratello la capisce bene, e quando mi dice che lei è una specie di infelice, come me, allora dimostra di capirci entrambi...(...)
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Van Gogh - Il cortile dell'ospedale di Arles ( Sammlung Oskar Reinhart, Winterthur )
2 Maggio 1889 ( a Willemien Van Gogh )
(...) Quanto a me, andrò a stare tre mesi in un asilo a St- Rémy, non lontano da qui. In totale ho avuto quattro grandi crisi durante le quali non sapevo minimamente cosa dicevo, volevo, facevo. Senza contare che, prima ancora, sono svenuto tre volte senza un motivo plausibile e senza serbare il minimo ricordo di ciò che provavo in quel momento. Ebbene, tutto ciò è abbastanza grave, per quanto da allora mi sia molto calmato e da un punto di vista fisico mi senta perfettamente bene. Ma mi sento ancora incapace di riprendere uno studio. Ciò nonostante, lavoro e ho appena fatto due quadri dell'ospedale. Uno è una corsia, una corsia molto lunga con le file di letti e le tende bianche, in cui si muovono alcune figure di malati. E poi, come pendant, il cortile interno. E' una galleria porticata come nelle costruzioni arabe, imbiancata a calce. Davanti a queste gallerie un giardino antico con uno stagno nel mezzo e otto aiuole di fiori, nontiscordardimé, rose di Natale, anemoni, ranuncoli, violaciocche, margherite, ecc. E sotto il porticato aranci e oleandri. E' dunque un quadro tutto pieno di fiori e di vegetazione primaverile. Tre trochi d'alberi neri e tristi però lo attraversano come serpenti e in primo piano ci sono quattro grandi cespugli tristi di bossi scuri. Probabilmente la gente di qui non ci vede niente di che, ma del resto è sempre stato mio desiderio dipingere per coloro che non conoscono il lato artistico di un quadro... (...)
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Vincent Van Gogh - Rami di mandorlo fiorito ( Van Gogh Museum , Amsterdam )
29 Aprile 1890 ( a Theo )
(...) Caro Theo,
finora non sono riuscito a scriverti, ma siccome in questi giorni mi sentivo un po' meglio, non ho voluto indugiare per augurare un felice anno a te, a tua moglie e a tuo figlio, giacché oggi è il tuo compleanno. Allo stesso tempo, ti prego di accettare i vari quadri che ti spedisco con i miei ringraziamenti per tutta la bontà che hai nei miei riguardi, perché senza di te sarei tanto infelice... Mi sono ammalato nel periodo in cui dipingevo i fiori di mandorlo. Se avessi potuto continuare a lavorare, puoi giudicare da te se ne avrei realizzati altri, di alberi in fiore. Ora gli alberi in fiore sono sono ormai quasi finiti: davvero non ho fortuna. Sì, bisogna cercare di uscire da qui, ma per andare dove? (...)
Vincent Van Gogh da I miei quadri raccontati da me ( A cura di Piergiorgio Dragone )
Van Gogh - La camera da letto ( Van Gogh Museum , Amsterdam )
17 Ottobre 1888 ( a Paul Gauguin )
(...) Allora, l'altro giorno le scrivevo che ho la vista terribilmente affaticata. Ebbene, mi sono riposato due giorni e mezzo e poi mi sono rimesso al lavoro. Ma non osando ancora andare all'aperto, ho dipinto - sempre per la decorazione - una tela da 30 per la mia camera da letto con i mobili in legno bianco che lei sa. Ebbene, mi sono divertito enormemente a fare questo interno spoglio. Di una semplicità alla Seurat ( pittore francese, pioniere del movimento puntinista , n.d.r. ). A tinte piatte, ma con pennellate grosse e impasto grosso, le pareti lilla chiaro., il pavimento di un rosso spezzato e sbiadito, le sedie e il letto giallo cromo, i cuscini e le lenzuola verde limone molto chiaro, la coperta rosso sangue, la toeletta arancione, il catino blu, la finestra verde. Sa, volevo esprimere l'idea del riposo assoluto con tutti questi toni così diversi in cui l'unica nota di bianco è quella dello specchio con la cornice nera ( per far entrare anche la quarta coppia di complementari ).
Ad ogni modo, lo vedrà insieme al resto e ne discuteremo. Spesso - infatti - non so quel che faccio; lavoro quasi come un sonnambulo...(...)
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Van Gogh - Seminatore al tramonto ( Foundation E.G. Buehrle, Zurigo )
1 Dicembre 1888 ( a Theo )
(...) In questo momento sono proprio nella merda: studi, studi, studi e avanti ancora - un disordine tale che mi sconforta - eppure a 40 anni ciò darà la precisione. Di tanto in tanto una tela che diventa quadro, come il seminatore in questione che, anch'io credo, è meglio del primo. Se riusciamo a resistere all'assedio, verrà per noi il giorno della vittoria, anche se non saremo tra le persone di cui si parla. E' un po' il caso di pensare a quel proverbio : gioia di strada, dolore di casa. Che vuoi farci! Posto che abbiamo ancora tutta una battaglia da combattere, allora bisogna cercare di maturare tranquillamente. Mi hai sempre detto di fare la qualità, non la quantità. Ora, nulla ci impedisce di avere molti studi classificati come tali e di conseguenza di non avere un mucchio di cose da vendere...
Dico mio malgrado perché sono convinto che i dipinti ci guadagnano quando si asciugano completamente nel Sud, finché l'impasto non si sia indurito del tutto, il che richiede parecchio tempo - vale a dire un anno. Se mi trattengo dall'inviartele è senz'altro meglio. D'altronde, al momento non abbiamo bisogno di esporle; di questo sono convinto... (...)
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Van Gogh - Girasoli ( National Gallery, Londra )
28 Gennaio 1889 ( a Theo )
(...) Caro Theo,
solo due righe per dirti che la salute e il lavoro procedono così così. Ma lo trovo già stupefacente, confrontando la mia condizione attuale con quella di un mese fa. Prima sapevo che ci sia poteva rompere braccia e gambe e si poteva guarire, ma ignoravo che ci si potesse rompere anche il cervello e che pure quello potesse guarire. Mi resta una sensazione di tipo " a che pro ristabilirsi ", nello stupore che mi causa questa guarigione sulla quale non osavo più sperare.
In occasione della tua visita, credo che tu abbia notato nella stanza di Gaugain le due tele da 30 dei girasoli. Ho appena apportato gli ultimi ritocchi alle copie assolutamente equivalenti e identiche. Credo di averti già detto che ho anche un dipinto della " Berceuse ", quello a cui stavo lavorando quando a interrompermi è sopraggiunta la malattia. Di questa - oggi - ho ugualmente due schizzi. Immagino queste tele proprio in mezzo a quelle dei girasoli - che così formerebbero dei lampadari o candelabri di pari grandezza da un lato e dall'altro.
Ascolta: poiché siamo ancora in inverno, lasciami continuare tranquillamente il mio lavoro: se è l'opera di un pazzo, pazienza. In quel caso non posso farci niente. Le allucinazioni insopportabili però ora sono cessate, riducendosi a un semplice incubo, a borza di prendere bromuro di potassio, credo...
In fondo al nostro cuore, io e il mio buon Gaugain capiamo, e se siamo un po' folli, pazienza, non siamo abbastanza artisti nel profondo per contrastare le inquietudini sul nostro conto con quello che esprimiamo col pennello?
Forse tutti un giorno avranno una nevrosi, l' Horla, il ballo di san Vito o quant'altro. Ma non esiste forse l'antidoto? In Delacroix, in Berlioz, in Wagner? (...)
Vincent Van Gogh da I miei quadri raccontati da me ( A cura di Piergiorgio Dragone )