venerdì 4 dicembre 2020

L'ISOLA APERTA DI OTTONELLO

 


                                                     Sazierà le ossa e non sarai felice...


Piango il mondo prima di me

il mondo ingiusto, che tu sfinirai.

Attenderemo soli uno spiraglio

sfasciando la vita che ci trascina

continenti, scagliati - ciò che deriva

serberò in te quel che non resta.



                                        ***


L' amore è un passaggio, qualcosa che

non sarà mai, tuo o mio, né nostro.

Così amiamo, i nuclei lasciati

per essere felici essere vivi.

-

mi hai chiesto il senso e si sfrana

infinito fuori, oltre i muri del mondo

-

ma sai, nella strenua ricerca si è

perfettibili insieme o soli per sempre

animali nella radura di un sogno

che dirada. Pochi resti e altri slanci.



                                        ***


Sempre pensando a un mare che ci isola

guardiamo sconvolti alla vita di ieri,

a festa finita torneremo a riva

vedendo dove e senza chi si vive

sempre esclusi dalla tribù dei maschi

-

domu mea, oe istracca, lassada

aghervu ruende in custa vida maba.



                                 ***


FISSARE TROPPO A LUNGO


Dimentico per questo invento

-

domani lontana sarà una terra

non basterà, distesi sulla sabbia

non bastava eppure batteva dentro

a granelli man mano sbiadendo

come sfumarsi, come fiumi.



                                       ***


DIETRO QUESTA ARROGANZA


Stragi e ipocrisie, ma che ci fotte

tanto moriamo lenti viviamo veloci

le bombe chimiche stanno sui libri

la guerra resta una lontana chimera.

-

preferirei la galera comoda dei muri

scemare questo corpo, scagliare via ogni sogno,

fare seccare la sostanza, se muori così

-

con i soldi acquisterai la tua pace

sazierà le ossa e non sarai felice.



              Francesco  Ottonello   da     Isola aperta



(...) La poesia di Francesco Ottonello sta nel tentativo di raggiungere il punto in cui la propria singolarità si faccia altro, possa essere materia di vita altrui. Eppure, per quanto ci si possa provare, niente e nessuno potrà mai accogliere ciò che una volta si è stati : ogni momento è unico e siamo chiusi da un limite che, sebbene poroso, non ci è dato di aprire mai del tutto. E allora - ecco - la consapevolezza senza appello di un destino che non è di certo solo del poeta, ma si allarga ben oltre i confini biologici e di genere, per farsi riflessione offerta a una generazione di coetanei : " sarai sterile", dice il primo verso di questo libro. E l'eco di queste amare parole si riverbera per tutta la traversata delle pagine come lo sfondo necessario dei nitidi, lavorati versi di questo giovane autore che, se indugia nei propri ricordi e nelle proprie parentesi biografiche, lo fa soltanto per mostrare meglio questo " gesto" di cui consta la scrittura : dare qualcosa che non può essere ricevuto nella sua completezza, che nel donarsi si ritrae in un segno che ci lascia soli.  (...)


                                      Tommaso  Di  Dio




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