Il poeta iraniano Kaveh Abkar, si muove in tensione tra il dialogo con Dio - padre e il proprio padre fisico, cercando un varco dal quale elevarsi dalle proprie pulsioni umane, comprendendole e accettandole. Un percorso giovanile in cerca di se stesso in versi attuali, maturi e solidi.
IMPARANDO A PREGARE
Mio padre si muoveva con pazienza
prendendosi il mento tra le mani
inginocchiato sul suo Janamaz
appoggiando la fronte su di una tavola
di terra del Kerbala.Di tanto in tanto
guardava in avanti al mio goffo imitarlo
la maglietta dei Packers troppo larga
e i miei pantaloncini rossi
e sorrideva, senza accorgersi.
Inginocchiato lì, con tutto il corpo
inciso nella luce sembrava l'immagine
di un'anima importante.
Desideravo tanto essere così bello.
Non conoscevo molte cose all'epoca:
non la temperatura di ebollizione dell'acqua
o la capitale dell' Iran,
non i cinque pilastri dell' Islam
o il Versetto della Spada -
Sapevo solo che volevo
essere come lui,
quel tipo oscuro di padre
ipnotico come le ceramiche di Iznik
sulle pareti della cucina, adorato
come l'infallibile lunga lingua di Dio.
Kaveh Abkar Inedito
Nessun commento:
Posta un commento