I
Quel tuo laborioso affannarsi
sulla stagnola del lago e del fiumetto
che sudava acqua, ma davvero,
portento d'una tecnologia essenziale
nel gesso della pecorella e sul
cartone crespato della collina
con angeli intermittenti,
faville stuccate nel soave frattale
della loro metamorfosi,
era meraviglia,
allegria che vela la tristezza
in un silenzio di molte cose quiete.
***
II
Che le parole possano
ancora abitare nel tenue lume
di perla e turchese...
Coprano arbusti e ciocchi di faggio,
pronte all'uso di chi ne fa poltiglia
e le svende... le svende... le svende...
Siamo solo la buccia e la foglia
nel Natale,
un frutto attorno a cui scivola ogni cosa.
***
III
Ma per essere colpevoli di ciò che facciamo
dobbiamo essere colpevoli di ciò che siamo?
Come piccole bolle formate
al momento dell'incontro,
e poi svanite, viviamo in spazi
evanescenti nella paura
di non avere tempo per tutto;
non sappiamo che avere tempo
significa non avere tempo per tutto?
***
IV
Ogni candela è una stella.
In cima l' angelo di Wenders
precipita
credendo di volare.
Nello stesso prato
il bue cerca l'erba,
il cane vuole la lepre,
la cicogna fiuta il ramarro.
Siamo le carte
di un castello perfetto,
ognuna è un crollo,
il cedimento.
Una debolezza
si appoggia ad altre,
il corto respiro entra
nel soffio universale.
***
V
La cometa ha la forma
del bianco che resta sulla carta,
non di queste lettere di calendula
che pianto come chiodi.
E le dieci candele d'una stella
illuminano il foro senza fondo
della grotta mai colmato
da ciò che è solo iridescenza.
Il tempo ha tanta vita,
la vita ha poco tempo.
Ma non c'è vento benevolo
per il marinaio che non sa dove andare.
Quando il cuore può parlare
non occorre prepararsi.
Interroga, oh se interroga!
Non arriva a comprendere.
***
VI
Non esistere
sarà forse impossibile.
Nel multiuniverso patchwork,
a pochi millimetri
dal nostro presepe,
un altro lo replica
con lane di pastori,
scintillìo di stagnola,
verde muschiato,
neniette a ricarica.
La luce batte e rimbalza
come in gabbia.
Mai lo vedremo,
mai sapremo
se ancora nella santa notte
le streghe alzino la selce
per farne malìe,
se chi nasce vince
l'esitare del vuoto.
Renato Minore da Quadernario ( Almanacco di poesia contemporanea )
Nessun commento:
Posta un commento