Ogni giorno perdo tutto
e tu con me
e te;
e si sfuocano
le colazioni,
si induriscono
i biscotti al burro;
perdo il quadro
che ride e vive,
la cornice delle tende,
le verità stupende
che non ho detto e
la stupidità
di avere paura.
Perdo tutto, ogni giorno:
la pelle nuova,
la ruga che ho sorriso,
la ruga che ho pianto,
la voce,
la mia e la tua,
il coro che sono,
l'assolo.
Perdo parole
che avremmo potuto dirci,
non dirci,
dire meglio.
Perdo possibilità
e una possibilità,
il ritmo del respiro,
la pazienza,
le sementi di un'idea.
E perdo le facce degli altri
in strada,
la mia su una vetrina buia.
Ogni giorno perdo
uno scorcio
carico di sole,
e la mia età
salda,
che mi àncora alla terra
come un macigno
o una nascita,
che mi seduce
e trascina,
che tracima;
perdo la speranza che
esonda sulla mia fretta,
sulla mia calma.
Perdo
il miracolo di un giorno,
l'elemosina del tempo,
lo scialacquìo degli attimi
con la risacca magra
di qualche
felicità.
Ogni giorno perdo tutto:
il significato,
la velleità del buio
e gli abbagli,
la vastità sul bivio
e l'ombra lunga
degli sbagli,
le rime,
le rime per te,
l'amore,
la bambina che crede,
la bambina in cui credi
e un'ansia nel petto
che può fremere
e domandare
e guardare
e regnare ogni giorno
mentre perde.
E perde tutto.
Perdo giurisdizione
ed emozione;
si consuma,
si annebbia,
sbraita come un fumo
la mia vita,
che ogni giorno perde me
mentre perdo tutto.
Perdo il timpano dolce
sotto le voci affettive
che sono un'ala,
a curarmi,
o macerie.
Ogni giorno,
poi,
mi sveglio -
se mi sveglio -
e tutto,
tranne te,
e tu con me,
ritrovo.
***
Guardo in fondo,
se arriva del nero,
se è sera,
sei tu;
se ciondola e guarda lontano,
se cerca, scandaglia,
esclude e continua,
se ha freddo,
sei tu.
Se ho freddo
sei tu.
Se muove la testa
ma non attraversa,
se scarta lo spazio,
lo nuota,
se transita i miei intransitivi,
se legge e capisce,
sei tu.
Se si avvicina,
sei tu,
se saluta,
sei proprio tu.
Se brucia,
sei tu,
se esce dal petto,
si scioglie,
se sorrido,
sei tu;
se tremo,
se le gambe...
Se brillo,
se le labbra,
se ti appoggi,
sei tu;
se non è vero,
sei tu;
se sogna, se resta,
se aspetta, ti chiama,
se t'ama
sono io.
***
Io provo dolcezza, per te
e attesa, io provo mele
( le renette ),
nel cestino
il midollino,
e ronzìo di biciclette,
io provo per te il camminarti accanto,
in strada,
soppesarti l'accento,
io provo regioni;
provo casa tua, per te,
provo tua madre;
io provo stupore
a trovarti davanti,
che sia tu finalmente,
io provo fili d'erba ( da provare
a suonare ),
provo miele di castagno
e castagne lustre provo,
che escono fredde dalla scorza spinosa;
io provo che ti provo e non ti imparo,
e provo
a volerti bene,
farfalle e falene,
provo domani per te,
non provo ieri:
come nuova;
provo foto da scattare
e poi fartele vedere,
provo pro
e niente contro,
provo proroghe e promesse,
pronomi personali,
prodigi occasionali,
prosecchi e privilegi e provo
la tua ruga così attenta,
così ritta a non far male,
provo carezze,
provo vieni,
pro -
cediamo;
provo poesia e se è presto,
troppo presto, per provare
un po' d'amore,
provo a restare, ché qualcosa -
fosse anche in prosa -
ci accadrà.
Beatrice Zerbini da In comode rate
Mi piace la Beatrice. Mi piacciono queste comode rate, questo mettere in mezzo tutto, l'arrampicarsi sul fatto e sul da fare; le sensazioni comuni, un tenersi per mano, il provare a coniare presentimenti nuovi, anche solo provare e basta, un po' per volta, tanto il tasso è fisso.
RispondiEliminaA me queste" comode rate" ( tra l'altro titolo ironico e azzeccatissimo ) danno giusto l'idea di come viene vissuto perlopiù l' amore oggi : proviamo.
RispondiEliminaPeccato che dentro tutta questa gratia et abundantia , per una coppia il tasso non sia sempre fisso.
E la " variabile" sono i figli.
Forse è il non averne a farmi parlare a sproposito, ma anche a salvarmi.
EliminaNon è " sproposito ", ma la vita è diversa e anche i punti di vista...
RispondiElimina