L' inizio era maestro di sogni
per corse da giocare in futuro
le grida, il passaggio del sole.
Cosa mancava ai giorni di vento
e ballavano nel centro immanente
adesso galleggiano musiche
correndo dietro ai saluti, anzi
non fermarmi non mi fermi
io sono.
***
Noi, la lunga pianura
immaginaria
ci inghiotte come
sacramenti della notte
Sei stato una quantità
esatta
nella pioggia che afferra
i visi
Ma adesso in ogni
angolo della stanza
aspetteremo fuori
dall'esplosione
un legno che io, qui,
ho costruito ( lasciami
fare )
prodigi scelti dal caso, pioppeti da percorrere.
Il tenero è nel mezzo e nell'interno
umiltà di una porta
ascoltando treni, a un passo, come
una febbre nel ricordo esattamente
Guarda il campo
è così calmo, smisurato, stamattina.
***
Guardiamo dalla cima del monte
il filo di calma che è nato
del mio petto tu conti ogni grano
e ogni cuore si prende di colpo
il suo tempo : un amore
è tornato e si è accorto
il suo disco ci copre.
Adesso tu devi guardarmi
per quella collana di sì
nella mia pelle che apre
la piana la strada
e i fondi della notte
i centesimi della sete.
***
Punta tenera di un dardo
ora io esisto ancora
sfinita dal correre, è vero,
mi porti sulle ossa
finché la notte non mi contrari più
madre ogni minima cosa.
***
Odore di
erbe
io vengo a farmi in te
vuoto fedele
a un tratto nel regno
le cose sono brezza
leggere senza pensiero.
Nadia Campana da Verso la mente
Antonella Anedda, all'uscita di " Verso la mente ", scrisse che " Le poesie della Campana non hanno nessun carattere di testamento e che - anzi - sono piene di " ancora", di uno sguardo verso il futuro, che le rende ancora ingenue, aspre e commoventi "
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