Non ha senso
e ne dà. Come un giglio
che gridi a chi passa,
da un ciglio di via:
" Fin qui visse un uomo ".
***
Ti ho vista salire le scale
nei passi di un'altra
e del tuo riflesso ho colmato
un istante di vuoto.
Quando, edere muta, tu invadi
le crepe di questo mio muro,
non mi resta di me che maceria.
***
Certo il mio amore è la colpa
di un liuto scordato
che rischia la nota,
ma vivo di te o già morto
io non posso durarti oltre.
***
Eccomi, adesso tramontano
scarti di luce
tra i ruderi delle mie ciglia,
dove - scalzo - l'esilio del buio
costringe alla resa.
Di là dal confine diradano
la mia dogana
i dazi di questo dolore.
E qui, invece, accanto alle mie
attendono - chine - i tuoi occhi
le due lenti, sull'orlo del letto.
***
E' segreta la frase
dei nostri deliri:
non una, però, neanche questa
notte
può ferire col buio l'aurora.
Un sorriso
reclama a chi piange
il passo del tempo.
Gerardo Masuccio da Fin qui visse un uomo
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