venerdì 24 luglio 2020

LETTERE DI ABELARDO E ELOISA ( Introduzione )



Stendhal indica nella storia di Abelardo e Eloisa il prototipo della passione d'amore, distinta da altri sentimenti che, pur simili nel comportamento, ne sono invece infinitamente lontani, come l' amour vanité, ispirato da ragioni sociali più che da quelle del cuore.
Varie forme si intrecciano nella passione d'amore di Eloisa, ma  alla fine si riconoscono chiaramente una forte attrazione sessuale e l'ammirazione per il valore intellettuale dell'amante. E non cessò mai questa ammirazione totale e sconfinata per l' Abelardo maestro, filosofo e guida morale. E' sempre a lui che Eloisa chiede come pregare, come comportarsi e vivere nel monastero, reggere da badessa le consorelle. Un'ammirazione - se vogliamo - paradossale perchè non le erano mancate cocenti delusioni: Eloisa stessa, nelle sue lettere, confessa di aver talvolta giudicato Abelardo egoista, freddamente geloso, e - temuto - persino esteriore e calcolatore in amore, più preoccupato della sua carriera che del bene di lei, più sessualmente attratto che realmente innamorato.
Su questo punto, Eloisa aveva ragione?
Basta rileggere le poche pagine che Abelardo dedica nell'autobiografia alla sua vicenda d'amore e le parole, esitanti, impacciate e dolorose delle due lettere che rispondono alle prime di le, irruenti e impietose.
Teniamo presente che chi scrive era allora un uomo malato che - superata la cinquantina - si sentiva vecchio e assalito a tratti dalla paura della morte; colpito da molte disillusioni. Vi troviamo - come sempre accade nella realtà dei sentimenti - forze opposte, nodi da sciogliere, grovigli di verità contrastanti. Abelardo ricordava che, all'inizio, fiducioso nella sua prestanza fisica e nella sua fama e " non temendo alcun rifiuto ", aveva preparato un piano di seduzione non diverso dai ben costruiti piani di battaglia con i quali aveva conquistato la Scuola di Parigi e il successo : era senza dubbio innamorato, ma al contempo studiava una strategia per avere Eloisa vicina e farla sua. E il racconto delle sue manovre ci appare a tal proposito a volte freddamente razionale.
Ma poi avvenne qualcosa :" i nostri animi si intesero completamente e ci abbandonammo interamente all'amore" dice.
Anche il testo dell'autobiografia ripete più volte la parola " amor", non solo sensualità, quando parla di quei giorni felici: era dunque un amore pieno, da cui corpo e mente erano interamente travolti.
Abelardo dunque sapeva e confessava chiaramente di  aver amato Eloisa " senza misura ".



                                                        ( f. )



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