giovedì 9 luglio 2020

LETTERA DI IRMA A E.M ( Lettere a Clizia ). 9


21 febbraio 1935

(...)Se continuerò a pensare alla tua lettera del 7 febbraio, non 
     vorrò più rispondere, quindi devo scriverti ora, in fretta e nella
     maniera più breve possibile. Quello che scrivi mi ha 
     profondamente addolorata.La tua sorpresa, la tua indignazione
    per quelle mie domande- seguita dalla tua risposta - riprova che
    avrei dovuto farle molto tempo fa. Che tu mi avessi lasciata
    continuare - di certo all'infinito - a fare progetti, a supplicare
    davanti alla porta di Livingstone, a chiedere aiuti a tutti. Sei
    mesi sono troppi, una lunga crudeltà.
    Tu certo eri convinto di averi spiegato tutto con chiarezza, ma 
    in realtà non fosti chiaro su nulla. Dicesti: dammi se mesi per
    sistemare questa difficoltà. Anche un anno. Una cosa facile a
    farsi. Non mi avresti mai detto che sapevi quanto fosse 
    impossibile? Ecco la situazione: una donna isterica minaccia di
    uccidersi e in questo modo tiene in scacco finché vive la vita di
    due persone. Una di queste decide di accettare la situazione,
    l'altra -  semplicemente - non ha scelta. A quest'altra può 
    succedere qualunque cosa: sarà sopportabile, purché lei non
    minacci di uccidersi.Ci sono quattro soluzioni possibili, ma solo
    una che salvi due persone. Le altre ne rovinano due. O magari
    potremo ucciderci tutti e tre e così  chiudere la faccenda.
    Purtroppo io ti amo. Ogni cosa che fai per farti del male, la fai
    anche a me. Non posso sopportare questa nostra vita dolente e
    poco eroica, ridicola quasi, ma vedo che ormai è troppo tardi
    per porvi rimedio. Avrei solo voluto essere trattata di più come
    una persona intelligente, in questa situazione con te, e capace 
    di condividerne ( anzi, che ha il diritto di condividerne ) ogni
    avvenimento e aspetto. Invece quest'estate mi hai inferto un 
    colpo terribile ( e del tutto inatteso ), e di nuovo, un altro oggi.
    Non è vero che mi avvertisti prima dell'estate scorsa; mi
    scrivesti che sarebbe stato eroico venire, ma non  mi desti il
    benché minimo indizio del perché.Non era cosa che una persona
    inesperta di intrighi femminili potesse indovinare.
    Non so che cosa fare,dopo questa lettera.In giugno sarei ancora
    riuscita a provare risentimento e collera e a modificare i miei
    sentimenti verso di te. Adesso è troppo tardi : ti amo e forse
    disprezzo quello che hai fatto, ma non cambia le cose. Le 
    soluzioni più ovvie - immagino - sono di piangerci su, scriverne
    o fare l'amore con un altro.
    Perdonami se quanto ho scritto sembra non da me e orribile.
    Il mio cuore ha preso a battere con un ritmo sgradevole, rapido
    e a fior di pelle.


                                                         Irma  (...)


      Eugenio  Montale   da    Lettere a Clizia


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