Gemi per dirmi se hai capito...
COME FARE A SEDURMI
Sii capace di piangere senza sforzo o vergogna.
Ama tua madre.
Fuma erba in cortile.
Fa' tardi alle riunioni di lavoro perché ti sei fermato
ad ammirare un pettirosso.
Indossa stoffa scozzese.
Pulisciti gli occhiali con l'angolo della camicia blu
rivelando dolci occhi castani.
Lascia che ti confessi tutto
dolcemente all'orecchio.
Cita Shakespeare parlando
del più e del meno.
Cita Blake durante
i preliminari.
Incantami con la nudità delle tue parole.
Sbatti la verità sul tavolo, nuda.
Sbatti me sul tavolo, nuda.
Ficcami la lingua in gola.
Tienimi i fianchi con tutt'e due le mani.
Chiudi gli occhi.
Dammi tutto
e quando avrò gridato il tuo nome
fammelo sussurrare.
Pensa a me ( qual è la parola che usi ? )
perpetuamente.
Fammi amare perfino le ingiustizie del passato
perché mi hanno portato a questo momento.
Mostrami quel che mi sono persa
finché non hai sorriso.
Sii solo te stesso.
Sono aperta.
Potrei morire per questo
ma senza questo
non vivrei pienamente.
Mandami qualche segnale
col capo, con gli occhi, con la mano, gemi
per dirmi se hai capito.
Lytton Bell
***
POESIA SPORCA
C'è neve sui miei campi
ma l'aria è così calda che voglio
rotolare sulla schiena e dimenarmi.
Certo, il pianto che oscura la china mostra
il vincitore, e il tetto d'erba alta
sporge dalle rive,
ma io voglio cominciare ad amare e seminare.
Le mie gonfie colline, il mio bruno
fertile suolo pieno di lombrichi rossi come bocche,
il mio giardino,
perché non ti affretti
a toglierti i vestiti?
Margie Piercy
***
POESIA SULLA SEDUZIONE
Voglio il guizzo del muscolo, un punto
d'incontro meno cerebrale: nessuna parola
che l'urlo del maschio, la gualcita
faccia privata e la tua pelle onesta
che per me geme, sì,
la muta, la cieca tenerezza
che chiede di entrare.
Svestiti del peso, come un uccello
che spicca il volo nella stellata nudità:
deponi la tua grammatica, svesti
la tua pelle per bene:
torna bianco e ridicolo
tutta la tua lingua una parola sola
che chiede di entrare.
Alison Croggon
***
SPOGLIARSI
Perdendo maglie
o disfacendo il letto
o come pioggia dai coppi,
arrivano ruzzolando:
vestito verde, calze pallide,
seta slacciata - come erba mietuta
o rose sfiorite,
placandosi in piccoli mucchi
e catturando per un istante
la levità di un sentore - sapone,
pelle fragrante - congiungendo
queste flessuose repliche di sé.
E perché fermarsi lì?
O come un animale,
un seme, un frutto, andare avanti
a mutare gli antichi strati di pelle,
muta di serpente, pula, pelliccia
o duro acerbo mallo di noce,
finché l'intera selvatichezza
dell'età che incombe
è perduta e qualcosa di
dolce, intatto, immacolato
emerge ammiccando
all'aria aperta?
E forse nel tempo
questo lento disfare arriverà
a qualche immaginata profondità,
la densa e verdepallida gemma,
lieve, impalpabile.
Sì. Accadrà.
Quell'ultima capriola di indumenti,
tendini, ciocche di luce e ossa -
il resto è terra,
vetrate d'aria,
chiuse cortine di pioggia, il sole fortuito.
Beatrice Garland
***
NON AMORE
Sono in molti a cercare l'amore.
Io voglio solo rannicchiarmi in una stanza silenziosa.
A sentire l'assalto del tuo cuore
o non esistere neanche. Mani che mi aiutano a dormire.
Una lucciola che freme contro il freddo torso del cielo,
aspettando un sapore.
Desiderio ondeggiante nel buio che
mi rende più giovane degli uccelli.
Toccami
la pancia, chiamami carne, come un fiore che fa sbocciare il mio seno,
curvami all'indietro
e risalimi
finché rovineremo dentro al fuoco
dei teschi che vengono a sorridere. Gemito di ciottolo di luna.
Ossa di fiori che non hai mai colto.
Nanette Rayman
da Gatti come angeli
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