domenica 12 luglio 2020

IL SILENZIO CANTATORE DI DARIO





                                                         Si capisce che sono idee da tarlo...


ENVOIE

ombra di tanto tempo
devi capirmi se sparisco è solo
perchè non ce la faccio
a sopportare un altro
minuto o due nel fuoco degli occhiali
che rubi al mio profilo
e pieghi per traslato alle tue mire
oblique ( non li porti per vedere
ma per gettarli in faccia
ai muri che frequenti )

non è l'usurpazione che mi brucia
nè il turbamento delle proporzioni
in una relazione che comunque
si mantiene sul filo di un equivoco
e si può torcere annodare tendere
ma rimane scontata
                              proverò
nostalgia del fantasma che l'amore
e le altre circostanze mi convinsero
a interpretare per te sola e solo
nel bel teatro delle tue paure
(di che o di chi non serve rammentarlo )

dove vado?
               ti lascio
le chiavi di un gioco perduto
               porto
via soltanto lo stretto indispensabile

un frullino per cupi desideri

due o tre brani illeggibili del codice
penale
         il calamaio di chiamisso

non venire a cercarmi
dove non sono nelle oscillazioni
del tema nel miscuglio
e nella confusione che si spostano
di crocicchio in crocicchio
                                       i corpi sanno
cose di cui è inutile parlare
aspetti che riguardano l'inizio
e la fine dell'anno
il buco che ogni giorno allarga in terra

non c'è luogo comune
e la maschera fissa che ogni tanto
scopre la faccia della vita riesce
a dare indicazioni
che si possono pure non seguire

ricordi ieri sera ciò che andava
dicendo il tarlo eterno
al vuoto di infinite gallerie?
" il ritmo i modi i toni le intenzioni
sono più dell'insieme


coabitano inconciliabilmente
dal cozzo dei contrari...
ho trapanato l'anima del mondo
ero partito per tirare dritto
e adesso vedo che ho girato in tondo:
perchè continuano a sembrarmi opposte
esigenze colmare una distanza
e ritornare sempre
alla radice o al ceppo del problema? "

si capisce che sono idee da tarlo
è roba primitiva
buona per chi si nutre di credenze
paradossi morali
e consimili ostacoli legnosi:
per te che abbacini vertiginosi
abbagli è nulla è segatura è sfrido
o al più occasione di letteratura
l'assillo di chi crede
che il mondo coincida col suo asse

tu che dimori nella superficie
sai in quale dimensione è dato vivere:
appena entri nel profondo muori
( è evidente che il vetro le acque basse
e gli altri corpi trasparenti vanno
considerati irrilevanti ai fini
di questa causa di
separazione e l'aria
è teste inattendibile:
delirerò però
non potrai più incastrarmi nel tuo solco )

che tu sia effetto dei miei fortunosi
incontri con la luce
è un fatto personale e se mi spicco
da te resti uguale:
qualunque oggetto opaco ti produce
ogni difformità
precipitata in te
si riduce tua propria identità
questo si addice alla tua libertà
quanto a quella di un altro
e non servono occhi per vedere
conta di più la svista che li chiude
o li apre al rifiuto di uno schema
( il resto non si vede )
                                 ciò osservato
l'invisibile porge i suoi saluti
ai lumi e alle potenti
lenti dei vari scopi
tele micro caleido e via dicendo
fino agli specchi ustori deformanti
o magici e agli zoom
o ai grandangoli in cui cerchi conforto
e io ti seguo da lontano dietro
i finestrini pieni
di pioggia dei paesaggi che viaggiano
per esplorare un'illusione ottica
o dare al treno il brivido del cinema.




                  Dario Villa     da    Abiti insolubili


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