giovedì 9 luglio 2020

AI LETTORI DA I.B. ( Lettere a Clizia ) 10



Agosto 1979

(...) Posseggo ogni biglietto e ogni lettera scrittimi da E.M. tra il
       1933, anno in cui ci conoscemmo, e il 1939, quando la guerra
       rese impossibile la prosecuzione di una comunicazione che del
       resto era ormai divenuta inutile. Nient' altro. Non ci siamo più
       rivisti. Nel 1950 mi scrisse per offrirmi copie di quello che
    aveva pubblicato negli anni di guerra; io non potei rispondergli
    come lui mi aveva chiesto ( un " sì" senza firma su una cartolina
    spedita al suo ufficio ) e quei libri non mi raggiunsero mai.
    Forse dovrei conservare tutte queste lettere, che sono davvero
    molte, forse dovrei distruggerle tutte. Questa  sera , cercando di
    immaginare un paio di occhi che le leggano, penso che - per
    correttezza- devo distruggerne alcune, forse molte. Dopotutto è
    una storia breve e quello che di essa abbiamo entrambi tenuto
    nascosto ha perso importanza, tranne che per me.
    Nel 1931 Leo Ferrero mi lesse alcune poesie di Ossi di seppia.
    Non posso dire qui che cosa significarono per me allora. Ma
    nel 1933 andai al Gabinetto Viesseux e chiesi di vedere E.M.
    Seguì un incontro disastrosamente stupido che avrebbe dovuto
    porre fine alla nostra conoscenza. Non ricordo come lo 
    superammo. Ci rivedemmo ogni giorno e poi, quando a
    Settembre rientrai negli Stati Uniti e ripresi il mio lavoro di
    docente, ci scrivemmo ogni settimana. Nel 1934 tornai a
    Firenze e per la prima volta venni a sapere dell'esistenza della
    Mosca. Lei, dal momento in cui seppe di me e della nostra 
    intenzione di sposarci, fu implacabile. Giurò che si sarebbe
    uccisa. Il suo amore per lui non vedeva motivo per non 
    torturarlo, e le torture ebbero inizio. Mi scrisse una lettera
    orribile che spero di aggiungere a queste. Lo costrinse a 
  scrivermi una lettera di addio,cosa che lui fece, prevenendomene
  e chiedendomi di non tenerne conto, di considerarla come
  necessaria per impedire la sua morte. Gli strappò la promessa
 che non mi avrebbe più rivista e lui nel 1938 l'avrebbe mantenuta,
 non fosse stato per l'intercessione di un amico comune. Quando
 tornai a casa alla fine di quell'estate sapevo con la stessa certezza
 che ci sarebbe stata una guerra e che non ci saremmo più rivisti.


                                   Irma Brandeis  (...)

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