Le notti hanno il piombo della morte...
Se vuoi dimenticarmi non pensare
che cosa fare per dimenticare
se non ricordi - e lo spettro riappare!
Sono io il mio rimorso, il morto
che non so dimenticare, il fantasma
senza pace che riappare - così di colpo
sbucando da me stesso non essendo
uno in un'anima e una salma
e niente, niente di peggio dell'assillo
di come scancellarmi per tornare
a imperversare spettro odioso ossesso
assalitore di me stesso.
Come farmi sparire? Ecco il pensiero
con cui mi chiamo dal mio cimitero.
***
Buona, belva mia, ritira gli artigli: lasciami
quieto e illeso al sole - allontanàti
tutti i pensieri, via nell'azzurro fluttuanti con
le nivee lane dei tigli che l'attraversano
e trascorrono per l'aria come una bufera
d'anime: animale celeste
e terrestre che una certezza riempie
d'immortalità e restituisce a cielo
e terra: un corpo che riposa e il sole
scalda, mentre i merli tra i rami, i passeri
a volo e i colombi assidui sui cornicioni
fanno il loro meridiano dolce strepito.
***
Com'è dura, com'è dura l'attesa
di chi non ha dato, non ha ricevuto
amore - e ora lo indovina stretto
nel pugno chiuso di Dio - per lui
perduto - anche se lo spera
tenuto in serbo, riservato alla gloria
di un domani donato : ah la vipera
speranza, la vita in sudori
d'agonia che ancora si sbraccia, dilata
l'occhio - ansima.
***
Caliamo la serranda, il sipario
d'ogni giorno sul giorno
che se ne va e sulla sedia posiamo
le vesti di scena, e via incontro
al sonno o all'insonnia, la solita
insania notturna che salda notte
a notte : se le giornate hanno il soffio
fermo dell'eternità, le notti il piombo
della morte.
***
Braccato da Dio o dalla Morte? O solo
dalla mia mente - dal vuoto, dal niente
con cui mi tendi agguati - o qualche dèmone
acquattato, paziente mi sta intorno
sempre, mi strema col silenzio e aspetta
il suo turno?
***
La mente sgombra, trasloca, lascia
la carne, armi e bagagli, rientra
in sé - a riparare i danni
resta il povero corpo carpentiere
rozzo sagace nel suo mestiere.
***
Alza gli occhi all'azzurro, guarda le nuvole,
guarda le belle nuvole nubiane
che in carovana nei cieli di Roma
passano, sostano, sospinte dal vento
negriero, nere e luminose : da loro
prendi lezioni di docilità
e splendore
guardale transitare nel loro fulgore
fuggevole, incuranti di restare.
Gianfranco Palmery da Compassione della mente
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