Non so di chi sono la preda, non so di chi sono l'amore… NOVA In un mondo d' un tempo futuro ove ho vita che nel cielo d'oggi non s'è creato, nel più inviolato spazio dove la volontà devia nell'atto recentissimo dell'astro che fuggo, tu vivrai, mio splendore, mia sofferenza, mia sopravvivenza, mio più smisurato cuore fatto del sangue che sono, mio alito, mio contatto, mio sguardo, mia voglia, mio bene più terreno nell'infinito disperso. Evita l'avvenire, l'immagine perseguìta ! Morta di voi io sono, o miei adorati atti, non essere, dìsfati, dìleguati, slega il desiderio denuncia ch'io non ho scelto. Il giorno mio non assolvere, anima della mia follia - rinuncia ad destino che non ho compiuto. *** NYX O mie notti, o nere attese, o audace paese, o segreti ostinati, o lunghi sguardi, o lampeggianti nubi, o volo dato oltre gli impenetrabili cieli! O gran desiderio, o sparsa meraviglia, o bel paesaggio dell'incantato spirito, o male peggiore, o scesa grazia, o schiusa porta da nessuno mai varcata ! Non so perché muoio e annego prima di entrare nell'eterna sosta. Non so di chi sono la preda, non so di chi sono l'amore. *** AMO COLUI CHE NON SA Amo colui che non sa dove condurre i suoi passi; destino, non fare che un vento lo porti dove io non sono, ti supplico. Attribuisci fortuna e sfortuna a questo dormiente in egual misura, così che finisca sul cuore della sua amica. Catherine Pozzi da Nyx e altre poesie
Erano i suoi sguardi al risveglio il solo lume all'incerto dei miei passi…
E' UNA BARCA CON UNA TAL MERCE E' una barca con una tal merce come ancora nessuna nave l'ha portata sta il nome " Cuore" sulla prua dove mai allora fa il viaggio? Scorte di memoria sono il carico e strati di tappeti in ciocche di nostalgia e una brocca forgiata al pianto della mezzanotte. Non vedi tu su questa grande barca vela né pennone né pilota nessun'altra incrocia la sua rotta su e giù l'onda la scaglia del suo andare nessuna traccia resta e il suo carico nel mare affonda. *** COME SCENDE IL RICORDO Come scende il ricordo dall'abetaia abbandonata alla pace del Lete senza posa spingendo il nuovo flusso premendo fra i dirupi nell'angusta valle che ricordava il suo piacere aspersa l'oscurità di schiuma quando il tardo sole fuggì dietro una rupe e un pesante torpore sul mare di nebbia conquistò il cuore sconfinante sullo sfondo appeso. Ma quella che mai più si affligge attende alle immutate leggi del trapasso e lei che l'andar di sera esercita alla riva dove onde azzurre lambiscono i suoi piedi leva lo sguardo sull'eterna via indugiando e con l'ultimo ricordo all'amico tende. *** ERANO I SUOI SGUARDI AL RISVEGLIO Erano i suoi sguardi al risveglio il solo lume all'incerto dei miei passi e i corpi stellati dei suoi occhi offrivano l'unico lucore alle stanze del mio riposo. Ora sono partiti gli amici i muti specchi di ogni spirito fransero in questi cieli che il loro liquido riso ad ogni mattino più splendenti illuminavano. Ancor quando piangevano erano come solchi stesi che dal cadere greve delle gocce traevano alimento e più durevole fragranza del persistere della pioggia, e dalle copiose loro lacrime parlavano le cose i cui nomi ancora non si davano così come le foglie nei giardini. Walter Benjamin da Liberami dal tempo e altre poesie
" Peu m' importent les problèmes, mon amour puisque tu m'aime…"
Amore, bada, se mi vuoi ferire, che la ferita non mi sia mortale. Lagnarmi non m'udresti del mio male, ma lontano da te vorrei morire. Come la cerva ch'è ferita a morte, nel folto delle selve fuggirò. Sola e senza rimpianger la mia sorte, amor, lontano da te morirà. Lalla Romano da Poesie *** Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio o freccia di garofani che propagano il fuoco: t' amo come si amano certe cose oscure - segretamente - tra l'ombra e l'anima. T'amo come la pianta che non fiorisce e reca dentro di sé - nascosta - la luce di quei fiori; grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo il concentrato aroma che ascese dalla terra. T' amo senza sapere come, né quando, né da dove, t'amo direttamente senza problemi né orgoglio: così ti amo perché non so amarti altrimenti che così, in questo modo in cui non sono e non sei, così vicino che la tua mano sul mio petto è mia, così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno. Pablo Neruda da Cento sonetti d'amore *** Io penso sempre di morire, nessuno mi ha mai amata. Io vorrei essere silenziosa come la figura di un santo e che tutto in me fosse spento. Mi farebbe la sera sognante e gli occhi piangenti. Io non so dove andare, ma dovunque ci sei tu. Tu sei la mia patria segreta e non voglio nulla di più leggero. Come fiorirei dolce con piacere su nell'alto al tuo cuore azzurrocielo. Metto soavi pensieri intorno alla tua casa pulsante. Else Lasker- Schuler da Poesie *** E' stato bello, tesoro mio, ora sei a nanna, niente più avanti e indietro, quasi hai smesso di strillare, ecco l'altro cuscino, in braccio l'orsacchiotto, ma poi li scagli tutti e due verso la finestra che non si può aprire, e io te li riporto, succede tante volte, ma quando ti bacio accarezzo i tuoi capelli grigi: sono appena passati vent'anni dalla prima volta; allora ti fai immota, non vuoi più strozzare i bambini, te oppure me, ti ritrovi almeno nel piccolo vano chiuso senza tavolo e senza sedie, chiedi dell'acqua ma basta che tu pianga stilla dopo stilla giù dal volto fino alla bocca da cui non mi separo. Gunter Herburger da Nuovi poeti tedeschi *** Mio Dio, fate che colei che potrà essere la mia sposa sia umile e dolce e diventi per me una tenera amica; che ci si possa addormentare tenendoci per mano; ch'ella porti al collo - un po' nascosta tra i seni - una catenina d'argento con una medaglia: che la sua carne sia più liscia più tiepida e dorata della prugna addormentata al declino dell'estate; c'ella diventi forte da vegliare sull'anima mia come un'ape sul sonno di un fiore; e che, il giorno in cui morrò mi chiuda gli occhi e per sola preghiera s'inginocchi, congiungendo le dita sul mio letto, con quel rigonfio di dolore che soffoca nel petto. Francis Jammes da Poesia francese del Novecento
Dal segreto, passionale amore inglese degli anni giovanili alla diverse corti di devoti che si sono periodicamente rigenerate attorno alla sua carismatica presenza, Elsa Morante è stata amata o idoleggiata lungo tutto il corso della sua vita. Un fascino - il suo - che si sprigiona fortissimo a dispetto di un carattere esigente e difficile. Eppure una sete inappagata d'amore percorre come un potente leitmotiv la sua biografia, consumandola fino ai suoi esiti estremi.( Non compaiono in questa raccolta le lettere della sua ultima disperata storia d'amore - col giovane pittore Bill Morrow che si suicidò - vicenda dalla quale la scrittrice non si riprese mai più ). Da un archivio di oltre cinquemila documenti e da trecento lettere di Elsa acquisite successivamente presso i destinatari, Daniele Morante ha scelto e composto - con un lungo e paziente lavoro - circa seicento testimonianze esemplari della corrispondenza della scrittrice con gran parte dei suoi interlocutori simpatetici e più assidui. Grazie a questa ingente mole di materiali ( in gran parte inediti ) emergono fatti fin qui poco noti della vita di Elsa: le molte sfaccettature del lungo e complesso rapporto con Moravia, l'irrequietezza delle sue passioni intellettuali e umane, le ragioni del precoce invecchiamento autoindotto nonché la sublimazione della propria femminilità nel ruolo di " alma mater ". E poi - naturalmente - la sua scrittura, le sue opere, i contatti con i maggiori intellettuali del tempo e infine i suoi lettori che le scrivevano lettere colme di ammirazione e di gratitudine. Un libro- in sostanza - che ci restituisce un'immagine più vera della scrittrice, lontana dai cliché stereotipati coi quali troppo spesso ci viene presentata. ( f. )
25 Ottobre 1936 Da Don Piero a Elsa Morante (…) Figliuola in Xto car.ma, la tua lettera è venuta ad appagare un mio desiderio che era quello - appunto - di avere una risposta a ciò che ebbi a scriverti intorno alla crisi della povera anima tua. Mi hai appagato? Sarò schietto: in parte sì, in parte no. Dico in parte sì, perché quando si desidera di credere, in parte si è già sulla buona strada: Dio non può negare a nessun'anima l' appagamento di questa nobile, necessarissima brama e non lo negherà ad una Elsa che sì fervidamente credette in Lui, e che Lui amò quando fioriva in lei la candida innocenza della sua infanzia, e nel virgineo suo cuoricino già tanto amava Gesù che l'aveva nel sangue suo rigenerata - per le mie mani - nel sacro lavacro battesimale. Ti ho esposto ciò che mi soddisfa nelle quattro tue paginette: il desiderio di credere. E che mi dispiace in esse ? Nulla forse di positivo: ognuna delle tue proposizioni, presa benignamente, interpretata con mente ed affetto paterno può passare: ma esse hanno una grande lacuna, dirò meglio: non trovo in esse una cosa che non vi dovrebbe mancare. Attraverso il velame di alcune tue frasi, non posso non iscorgere che hai per l'anima delle cose intime che dovresti rivelare al medico delle anime. Che mai possono significare quelle parole :" Vorrei che Lui si accorgesse di me e mi togliesse dalle cose che uccidono l'anima. Anche fra i dolori ve ne sono alcuni che elevano , altri che soffocano? Iddio vede tutto ciò; vuole anche aiutarti a disgombrare tanta pena dallo spirito, ma il modo che suole tenere per raggiungere l'intento non è unico: potrebbe senza dubbio darti un raggio interiore di luce o trasverbarti ( sic ) con uno strale sì acuto di carità da renderti in un subito e credente e amante;ma questa non è la via ordinaria dell'operazione divina; Gesù ha detto nel Vangelo, riferendosi ai suoi lougotenenti: qui vos audit, me audit; e tu - figliola - non ti sei ancora rivolta a nessuno di essi implorando veramente quello di cui tanto abbisogni: fede e amore. Or ecco: per essere al sommo concreto, quello che manca nella tua lettera, avrei voluto leggervi queste o simili parole : Padre, mi dica quando e dove posso trovarla, perché io voglio prostrarmi ai piedi di Gesù e per ministero di Lei ricevere la grazia di tornare ad amarlo come tanto l'amai quand' Ella mi incorporò in Lui, mi fece tutta sua nel santo Battesimo, ed ero allora tanto, tanto felice! Sì, Elsa,figliuola delle mie lacrime,la via più breve per giungere al Credo è quella del Confiteor. Ti benedico una e mille volte - aff.mo in Xto - Pietro Lettere di e a Elsa Morante da L'amata ( a cura di Daniele Morante )
1938 Da Elsa Morante ad Alberto Moravia (…) Caro Alberto, ho un tale desiderio di parlarti ogni momento, che dovrei sempre scriverti. Ma questo non è possibile, come non sono possibili tante altre cose. E poi, se ti scrivessi sempre, tu finiresti per non leggere nemmeno più le mie lettere, per il tuo carattere che ti fa sembrare inutili le cose che hai. Ma forse mi sbaglio e malgrado tutto non ti capisco abbastanza. Questo è uno dei miei rimorsi, e il più grande di tutti è che non mi riesce di essere per te quello che vorrei. So di essere piena di cose volubili, fisiche, non chiare, e forse quelli che a te sembrano dei segreti che per te non esistono, sono soltanto queste ombre del mio carattere.Ma vorrei che tu vedessi dietro a queste cose come desiderio di avvicinarmi a te. Vorrei esserti così vicina che tu te ne accorgessi e non andassi continuamente via da me come hai fatto finora. Vorrei essere un bene per te, e per questo rinuncerei a me stessa e a tutto quello che mi riguarda. Tutto è molto chiaro e semplice, ma ancora non mi sembra di averlo detto come si dovrebbe. Ti domanderai perché ti scrivo ora tutte queste cose. Perché ho bisogno di dirtele, e qualunque siano i nostri rapporti nel futuro, ( io davvero non lo so, e naturalmente anche stasera sono piena di gelosie e di disperazione ), tu ti ricordi in qualunque momento questo che ti dico… Elsa Lettere di e a Elsa Morante da L'amata ( a cura di Daniele Morante )
Roma , 1950 ? Da Alberto Moravia a Elsa Morante (..)Cara Elsa, ho mangiato solo e sono stato solo tutto il giorno e così ho avuto agio di riflettere su tante cose. Stamani ero di ottimo umore e se non ci fosse stata la tua ossessione assai antipatica sulla rassomiglianza della mia persona con quella del sign. Punzo ( locatore di Elsa ), oggi sarebbe stata una giornata normale. Così non è stato. Pazienza. Voglio dirti che io non desidero assolutamente che noi ci separiamo. Ancora oggi, sebbene mi senta proprio disperato, questa soluzione la respingo con tutte le mie forze. Ancora oggi tu sei la persona - come ti dissi ieri - che amo di più al mondo e alla quale sono più attaccato e non voglio separarmi da te. Tuttavia, non vorrei che tu pensassi che io voglia trattenerti per forza. Io sono convinto profondamente che possiamo restare insieme, ma se tu proprio non lo vuoi, ebbene sia come tu desideri. Ed è per questo che io ti dico fin d'ora che io ti accontenterò in tutte le tue richieste, dentro le mie possibilità. Ossia ti comprerò quel piccolo appartamento di cui si è parlato col resto dei soldi della vendita della casa, e poi ti darò un mensile. Circa quest'ultimo, tieni conto che io non guadagno molto.Bompiani mi dà 100.000 lire; il Corriere altre 90.000; il Mondo 50.000. Questo è tutto perché non posso assolutamente continuare fare il critico cinematografico. Affittando l' appartamento di via dell' Oca si possono raggiungere 350.000. Si possono, dico, sebbene non sia sicuro.Perchè finchè tu stavi con me, io avevo una spinta potente a lavorare, mentre già adesso- che tu mi tratti così male - il lavoro mi nausea e devo fare uno sforzo terribile per far fronte ai miei impegni. Quando te ne sarai andata, ho proprio paura che per qualche tempo mi sentirò orribilmente paralizzato. Cara Elsa, io ti amo ancora tanto, che basta una tua parola sgarbata per farmi tanto soffrire. Purtroppo c'è in te come un demone che ti spinge a dirmi sempre delle cose spiacevoli. Perché non sarebbe possibile cambiare tutto ciò ? Piuttosto che metterci a vivere tutti e due soli, non sarebbe meglio mostrare un po' di buona volontà ?Io sono orribilmente disperato e infelice e non so come andrà a finire. Scusami per tutto quello che posso averti fatto di male, se puoi. E cerca di comprendermi il tuo Alberto Lettere di e a Elsa Morante da L'amata ( a cura di Daniele Morante )
4 Giugno 1940 Da R.T.M. a E.M. (..)Mio amorino, cara, viola mia, uccellino mio, sono le tre di notte ma io non posso dormire perché nel mio letto grande il tuo posto è vuoto. Sono rimasto fino adesso parlare di te con mio amico e la sua sorella. Essi dicono che tu devi essere una cosa proprio straordinaria; ma come possono dire se non conoscono ancora! Io ho detto a loro che tu non sei una cosa straordinaria, ma una cosa che fa morire per amore. Ciascuna cosa che tu dici e fai è di amore; io penso un cieco e un fantoccio chi non ama te. Ma è meglio che non tutti vedano te, perché io soffro troppo quando alcun altro ti ama.Mia fortuna è che adesso nessuno ti ama oltre di me. Ciò devi credere, non devi ascoltare tue fantasie di bambina. Tu sei come la solita bambina che sempre eri stata, anche quando dicevi le tue grandi ragioni e ti davi arie di donna Come posso lasciare sola la mia bambina nella notte adesso che posso averla? Il telefono è una grande tentazione per me. Vorrei telefonare ancora come ieri notte, e poi viene la voce di zitella che dice: qui tutti dormono, e dopo sento la tua vocina molto dignitosa. Poi tu scendi e mi dici: non fare più. Oh, dearie, basta di fare così! Sapevo che tornato non ti avrei avuto subito, ma come posso pensare te in una medesima città con me e in un altro letto che non è mio? Basta! Questa è cosa contro natura, è una maledizione, tu sei pazza! Io guarirò la mia pazza! Mio letto senza te è come l'inferno: io voglio venire e portare via te e spogliarti come prima e farti una cosa tutta di baci, come eri prima! Tu sei mia e non puoi dire di non baciare ciò che è mio! Io ti porto qui, Elsie, anche se tu dici di no, non aspetto più tardi che domani. La mia notte di domani sarà con te: io bacio i tuoi piedini, e gambe e ginocchia, e bacio te dentro come un pazzo da farti gridare e mordermi d'amore come una tigre. Ricordo che parole gridavi quando io ti baciavo così! Ma io ti facevo aspettare a darti ciò che volevi perché volevo prima baciarti e farti morire per voglia di lui. Elsie, io sarò pazzo stanotte. So che in un'altra casa c'è mia tiny come prima e io voglio e non posso baciare le sue due cose nudine, care, sorelline, e lei, la mia, e mordere e baciare il suo culetto mio amore, e la spalluccia bianca, e la bocca di una bambina coi dentini distanti, e tutto, tutto che è mio, mio! No, no, basta! Sono quattro giorni da mio ritorno, Elsie, io sapevo che dovevo ancora aspettare perché dicerto in questi anni tu avevi penzato il senso di me. Ma adesso! perché non basta? Tu mi hai baciato subito a vedermi. Perché allora? Allora perché non hai scritto che non vuoi vedermi piuttosto? Elsie, mia dearie, tu sai che nessuna donna sarà come te per me. Ti ricordi quella volta a Capri quando tu piangevi perché andavo con la suonatrice e io ti dissi che nessuna è come te. Di altre posso amare la bocca, le mani o molte cose, ma tu sei tutta come voglio io, non potrò mai trovare una donna nata per me come tu sei in tutto! Ciò ti ripetevo sempre e sarà sempre uguale per tutta la mia vita. Se ti vedo, sarà sempre come adesso, subito la mia bocca non potrà restare senza baciare e dirti cose gentili, e dunque avrò gelosia di te più che di tutti perché tutto è mio ciò che è in te, mio. Vieni domani nel mio letto. Voglio rinchiudere te come prima con le mie braccia e gambe. Il tuo sonno e respiro è mio!
Dicky (…)
Lettere di e a Elsa Morante da L' amata ( a cura di Daniele Morante )
Parigi, 28 Aprile 1948 Da R.T.M. a E.M. (…) Cara Signora, prima di partire da Londra stamattina ho avuto tua lettera e ti scrivo al nuovo indirizzo che tu mi dici, sebbene tu non riceverai mie lettere non per colpa di un cattivo indirizzo, ma per colpa che io ho stabilito dopo nostro ultimo incontro qui a Parigi di non scrivere a te mai più e non darmi più noie per te. - Adesso la tua civetteria di scrivere a me e la mia buona educazione di rispondere si deve questa mia risposta. La tua lettera è un nuovo segnale di quello che tu sei sempre stata e sei ancora. Tu non ti basta di un uomo solo, vuoi due uomini, sarebbe dire non vuoi perdere tuo grandioso scrittore e pure lui paura di me che non mi curo più di te e mi scrivi se io non ti scrivo. Era uguale qui nei giorni passati quando tu facevi pianti e lacrime perché suponevi me che dedicavo a un' altra persona. Graziadio io ti conosco e so quanto valore si dia a te. Ma basta - e in questo foglio ti ripeterò ancora un'ultima volta le stesse cose dette qui per voce e dopo di questa ultima volta se non fai per rispondere sì a mie domande, ti prego di non scrivere a me e di non cercarmi in tuoi viaggi coniugali e non rompere più mai a me i coglioni. Vedi che adesso ho imparato a scrivere bene la parola in italiano dopo tua lezione. Adesso ascolta quello che ti dice Riccardo per l'ultima volta: Io sono libero non più sposare a nessuna e amo una ragazza di nome Elsa che è mia, come mia moglie - ma se non è moglie a me non la voglio. - Io non amo una signora Moravia e non voglio più conoscerla e non voglio essere la persona con cui si va nel tempo libero senza dirgli indirizzo - ho provato troppi dispiaceri in giorni che eri qui per riprovare una prova uguale. Per me è stato un inferno e non sapevo più come salvarci quando tu ritornavi al tuo albergo. So pure come sei falsa e ti legevo la bugia nei occhi quando giuravi a me che da sei anni non vai più vicino al tuo presente marito. Io non posso sopportare nemmeno che tu porti sulle tue gambe delle calze che non comprate da me stesso o usi un fazzoletto o un guanto non dati da me.Adesso se odo le altre persone dire parole come Baltimore ( ? ), mi sento come dei vuoti d'aria che si rompono nella mia testa. Ma basta. Io non voglio mai più sapere di te così. Era meglio non vedere te più. I Tedeschi hanno pulito il mondo di tanta gente, ebrei e piccole ebree e altra gente di diverse razze e vi furono masacri e ruine e speravo te morta in qualche Campo di Concentrazione Invece tu sei rimasta e venivi qui da me come una donnetta adultera pretendendo che mi amavi al cinquecento per cento! Basta! Io ti faccio molto onore a volerti per mia moglie sebene io sia un eroe per serve, che tu mi dicevi gentilmente questi giorni una volta. Io non sono un grande autore - servetta mia - ma il mio nome non è di certo ultimo in Gran Bretagna e tu non sognavi meglio tredici anni fa che pure eri più bellina e valevole assai di non adesso. Se vuoi così, fai un telegrafo qui a Parigi a mio indirizzo di mia sorella e io posso essere a Roma il giorno dopo e provedere ogni cosa per te come ti dissi. Se no, non scrivere più mai: io stracierò le lettere senza leggere e sarò finito per te!. Addio. R. (…) Lettere di e a Elsa Morante da L'amata ( a cura di Daniele Morante )
30 Giugno 1953 Da Umberto Saba a Elsa Morante (…) Cara Elsa,, ho letto il tuo raccontino. Mi è piaciuto, e non mi ha annoiato mai, nemmeno un momento. Ma non è di letteratura che volevo parlarti. Tu non ti sei identificata affatto ( come credi ) al fanciullo Andrea, ti sei identificata - e profondamente - alla madre siciliana. E' in questo eterno rapporto tra la madre e il fanciullo che devi cercarti; ( almeno in quello che scrivi ) e devi cercarti dalla parte della madre.La tua nostalgia di essere un ragazzo è - in realtà - la nostalgia di non aver messo al mondo un ragazzo: lo cerchi nell'arte perché non l'hai voluto nella sua fisicità. Non vuol dire - cara amica: tutte le vite sono, in un senso o nell'altro, delle vite mancate: l'arte è lì per soccorrere a queste mancanze. Se non ci fossero, l'arte non avrebbe senso: non corrisponderebbe più a un bisogno. Sei molto umana in quello che scrivi, almeno in quel poco che ho letto di te. Ti ringrazio di avermi regalato- segnalato " Lo scialle andaluso " ( Giuditta ) e ti saluto affettuosamente insieme ad Alberto. Tuo Saba (…) Lettere di e a Elsa Morante da L'amata ( a cura di Daniele Morante )
24 Ottobre 1958 Da Cristina Campo a Elsa Morante (…) Cara Signora,, sembra destino che noi dobbiamo comunicare solo per lettera, ma forse è più bello così, in questo mondo difficile. Le sembrerà oltremodo stano, ma devo confessarle che solo in questi giorni, mentre ero malata, ho potuto leggere " L' isola di Arturo". Non so come sia stato, di solito leggo poco - è vero - ma questo libro era tra il pochissimo che sapevo di voler leggere. Credo sia stato soprattutto perché ne avevo un presentimento così preciso, e mi veniva naturale tardare a leggerlo - come a volte si aspetta molto a lungo prima di spingere il cancello di un luogo caro e sognato.- Così solo oggi posso dirle grazie per questo libro adorabile, che ho letto come si legge nell'infanzia, con la certezza e la fede dell'infanzia di fronte al meraviglioso. Questa tragica " saga dell'innocenza", che sembra scritta dalla mano di un angelo, mi ha riportato ( come già le scrissi una volta per il saggio su Saba ) verso una specie di patria perduta - che spesso non ricordo, ma che so di non ritrovare ormai da nessuna parte. Per questo devo sempre ringraziarla di nuovo. La sua amica Cristina Campo (…) Lettere di e a Elsa Morante da L' amata ( a cura di Daniele Morante )
Un' altra - amorosa - Parra DELLA VISTA Per i tuoi occhi. Per i tuoi occhi fieramente aperti. Per i tuoi occhi fissi. Per i tuoi occhi pieni di febbre. Per i tuoi occhi grandi. Un'orchidea di carne voluttuosa. Per i tuoi occhi grandi con vocazione d'ape.
*** DELL' UDITO S'alza la tua voce, s'attorciglia e s'altera serpente e vortice, s'impiglia ai miei capelli, sale ancora, s'ingigantisce si aliena in t'uomo che grida di piacere, delizioso straniero che parla lingue angeliche sopra un letto impuro. *** DEL GUSTO C'è del sale sopra le labbra. Sulla lingua resti di naufragi e di sirene, a volte alghe e il gusto dei fondali spumosi e verdi dell'oceano. Il sesso sempre ha il sapore del mare d'inverno, di freddo vento nel cuore della notte. *** DEL TATTO
Avvicinati piano ai miei domini; che le tue dita tentino lo spazio ciecamente, l'oscurità che avvolge il mio corpo; che costruiscano un cammino e giungano fino a me attraverso il velo spesso e taciturno delle ombre. Salvami con la luce che hai fra le dita se mi toccano, scongiura l'indolenza, scaldami o ustionami col tatto splendido e chiaro delle tue mani. Come le farfalle della notte fino alla fiamma volerò - da te evocata - ché preferisco bruciare che restare oscura. *** DELL' OLFATTO La vaniglia, lo spigo, la muffa, la cannella. A volte un aroma sottile come l'acqua, come di nube o pioggia, a volte un violento profumo che ricorda la pelle di una gazzella, il sudore e il sangue di un animale in cielo. Però sempre - alla fine - la vaniglia, lo spigo. Josefa Parra da Alcoba del Agua
IL RICORDO E IL SUO CATTIVO GIOCO Il ricordo non mi lascia abbandonare il tuo viso bellissimo, e la tua bocca dove il mondo si spalanca come un calice profano. Se la memoria non fosse così ostinata, io ti avrei vinto. Invece il ricordo è un aspro nemico: è forte come è forte l'infelicità, come è forte l'amore. E ancora nelle mie mani la traccia delle tue si disegna con dolcezza caparbia, se per qualche istante il vino e la nostalgia mi fanno pensare a te. *** STANZA D' ALBERGO Se c'era ancora una promessa fra me e te, un'offerta prolungata, una luce laggiù da poter seguire; se restava la speranza - sebbene fosse una triste, piccola speranza - se anche le tue labbra mai hanno pronunciato la parola mortale che io desideravo o qualcosa che le assomigliasse, penso che ancora avrei trovato una ragione per aspettarti. E chissà se il commercio della carne non fu - in qualche modo - una promessa . *** I DONI DELLA MEMORIA C'è un altro nella tua voce. Se non avrò di nuovo il dono prezioso del tuo peso, se il tuo collo non si piegherà ancora sotto il giogo di una mia carezza, se le mie ginocchia mai più imprigioneranno le ombre; se non tornerai a torturarmi coi tuoi lenti prodigi della carne e del desiderio, guarda : non mi interessa. Posso ricordarmi di tutto, ricomporti, salvarti dalle ore divorate; posso vivere di quello che ti ho rubato, della rendita d'amore che abbandonasti nel mio letto come una triste conchiglia Josefa Parra da Alcoba del agua
...fino a che sulla tua bocca non ci sarà la mia… Mi sgretolo negli istanti delle tue ciglia che si librano su correnti ascensionali come carezze di riposo in un volo controvento. E non voglio chiudermi gli occhi se dentro ci sono ancora i tuoi a bendarmi il silenzio dei giorni assenti. Poco importa saziarsi di risposte quando nel mio ventre concepisco le tue domande come dubbi a germogliare. Non ho stadere tra le mani dell'anima né contrappesi a salvarmi dall'inganno di un orizzonte che non c'è; possiedo solo assiomi e paradossi che dipingono la mia pelle di infiniti " se" e di te, profeta di un tempo che non verrà. Ti frammento parole spargendole sulle tue labbra, ma non avranno alcun senso fino a che - fino a te - sulla tua bocca non ci sarà la mia. frida
Ti scrivo dal futuro che non abbiamo avuto... Se ti vedo che leggi, sei un'icona d'altri tempi, lì sulla poltrona col tuo giornale in mano e il libro accanto, il cuore mi fa festa: tu ci sei! Sei tu, ma leggi contromano e allora piano piano torna il pianto. Mi chiedo come fai a consumarti, a diventare così piccola che amarti è come amare certi santi in cera la cui immagine non è più quella vera. La vita è una candela umana la vita è una candela strana. *** Scrivo per te, mia amata. Io ti scrivo dal futuro che non abbiamo avuto, guardo il tuo mare, la tua torre, il tempo, l'isolotto, i monti che a raggiera calano nelle acque con le loro molli gobbe preistoriche e nulla è cambiato : è tutto fermo lì, ogni scaglia di quel quadro silente brilla e si staglia al vento netta in cielo, ma le strapazza il mare ed ogni pietra ne trae sollievo prima di affrontare una giornata asciutta e disperata. Ah, se sapessi scrivere l'assenza io, piccolo e sfrontato, ti darei nuovamente la vita per toccarti un poco con la punta delle dita. *** Il golfo è tutto blu, solo una striscia di cielo è rosa, e il mare vira verso un'opacità densa d'inchiostro, solo la torre è grigia come un ferro, come laggiù la lama della spiaggia, un coltello alla gola della baia, un modo per reciderla dal mare e lasciarla appassire nel suo sangue, tutte le sere e tutte col terrore dell'ultimo tramonto; ma eri lì che mi aspettavi sola, gli occhi bassi e quello sguardo lento che rigonfia di desiderio duro ogni tua mossa. Eri distratta e un poco affascinata da un volo di gabbiani, e un sole opaco ti illuminava il viso, e tu parlavi, parlavi ancora, come se bastasse a lenire, evitare, a ritardare, e non potessi fare che guardare senza guardare, senza più pensare. Non so affrontare il tuo dolore al vivo, ma so aspettare ancora se ti scrivo. *** Ti avevo messa in una boite dorata di quelle dei biscotti decorata con pitture di caccia e avevo spento i fuochi con i giochi dei bambini, sotto castelli e trottole di latta e certi mostri astrali e ancestrali con le feroci fauci spalancate su scenari di gesso e cartapesta. Se scrivo questi versi è per amarti, se scrivo questo libro è per violarti, ma è troppo tardi ormai: tu asciughi al sole, e muori e ti corrompi. Fantasie - lo so - grandi scenari per piccole paure: tagli, schianti, sotto la scorza fiele, acido puro. Questo per me è stato essere amato. *** Sulla spiaggia un corpo rosso viola nero zoppo spezzato vibra ancora preda del becco dei gabbiani e il mare lascia che affiori il ventre di una barca rovesciata, impudica, disarmata. Uccelli monchi, navi lacerate. E' l'ora bianca e dura della rabbia che ci risucchia su nella bufera nel cielo alla deriva e non è più la nostra storia - dove schianteremo anima e corpo quando finirà ? Giorgio Manacorda da Scrivo per te, mia amata ( e altre poesie, 1974 - 2007 )
Per la prima volta Julia Kristeva, linguista, psicoanalista e scrittrice considerata tra i massimi intellettuali del nostro tempo, svela, in questa conversazione - che di fatto si traduce in un'autobiografia - con Samuel Dock, psicologo clinico, i risvolti più intimi della sua vita. Tre quarti di secolo vissuti sempre sulla breccia , in un continuo corpo a corpo con le vertigini identitarie dell'esilio e dell'amore. L' infanzia in Bulgaria, la guerra, il comunismo e poi il suo crollo, l'arrivo a Parigi con una borsa di studio, i contatti intensi con gli ambienti intellettuali francesi più innovativi; tutti caratteri che - trascolorando - accompagnano le sue esperienze di donna, di amante, di sposa e di madre. Questo libro ci invita a seguirla nel cuore profondo delle parole che scandiscono la sua vicenda biografica e, insieme ad essa, quella di un intero continente alle prese con i suoi passaggi storici cruciali: la rovina postbellica e la ricostruzione; il comunismo; il liberalismo; la globalizzazione, ma anche la depressione nazionale; il terrorismo jihadista; il desiderio di una Francia che pochi francesi possono vantare di aver vissuto con un'analoga tensione identitaria. Senza dimenticare la letteratura e l'esperienza interiore. Né per Julia si è trattato solo di attraversare mondi, giacchè lo spostamento, lo spiazzamento, l'altrove ha costituito la dimensione interiore che l'autrice ha sempre privilegiato. Non a caso - dovendosi riassumere in una sola frase - dice di sé :" Io mi viaggio", a sottolineare - con l'intensità della parola incarnata - la consapevolezza dell'erranza come chiave di volta di un'intera vita.